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Monday, January 02, 2006

In nome del Papa re

Rivisto questa sera su La7, In nome del Papa re (1977) fa parte della trilogia dedicata da Luigi Magni al difficile tema del conflitto tra il reazionario potere temporale della Roma papale e le forze popolari dei movimenti rivoluzionari e liberali. Gli altri due film, per la cronaca, sono Nell'anno del Signore (1969) e In nome del popolo sovrano (1990).
In nome del Papa re non sarebbe mai stato un film fondamentale senza la recitazione di incalcolabile valore di Nino Manfredi, protagonista nel ruolo di mons. Colombo. Lungi dal caratterizzare il personaggio come prelato serio e severo, Manfredi stempera la gravità che si potrebbe supporre per il suo ruolo con la sua tipica e impareggiabile vis comica. Il suo dialetto ciociaro (attenzione: non romanesco!) aiuta non poco nel difficile compito, portato a termine con abilità, fantasia e personalità. E non è certo una commedia! E difatti quando gli si richiede un tono solenne egli è pronto a stupire gli spettatori con una carica drammatica da vero attore teatrale, non indulgendo mai al facile effetto patetico. Basta pensare alla scena in cui Cesarino, che è figlio naturale suo e della contessa Flaminia, muore: l'emozione è espressa nella massima compostezza, la commozione non porta lacrime ma un tumulto tutto interiore. E le stesse parole per il giovane agonizzante e delirante per la febbre non sono di compassione, di lamento o di paterna disperazione: tutto ciò sicuramente c'è, ma rimane inespresso, e il monsignore partecipa recitando il Salmo 23 ("Il Signore è il mio pastore..."). Questa citazione finalmente sincera del testo biblico si pone in acutissimo contrasto con l'utilizzo fariseo e opportunista che i "colleghi" di Colombo ne fanno. Basti pensare alla scena dell'interrogatorio o al terribile "Papa Nero", il gesuita che, novello Riccardo III di shakespeariana memoria, convince i propri interlocutori smontando e rimontando la Bibbia a proprio uso e consumo.
Tra le cose curiose, un punto nell'arringa dell'avvocato d'accusa durante il processo-farsa ai due rivoluzionari rimasti nelle carceri vaticane: a un certo punto egli parla di "strategie eversive", e di certo al pubblico del '77 l'espressione doveva suonare molto familiare (BR, opposti estremismi, Stato nello Stato...). Sono convinto che fosse una frecciatina trans-storica, se mi passate l'espressione, di Magni alla situazione a lui contemporanea.
Mille altre cose potrei scrivere su questa pellicola e sulle altre due che ho citato. Ne verrebbe fuori un articolo decisamente troppo lungo! Il consiglio è: se non l'avete visto questa sera, prima di tutto vi siete persi una bella occasione per vedere il bel cinema italiano all'opera (che simpatico che sono...), e poi... procuratevelo, è un film che fa pensare. Se invece qualcuno conoscesse il film o l'avesse visto per la prima volta in quest'ultimo passaggio... insomma, se c'è ancora bisogno che ve lo ricordi, comments welcome!

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