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Wednesday, April 19, 2006

Ah ecco

Leggo oggi un'articoletto della solita Adnkronos sul caro-greggio, che di questi tempi tiene banco. A parte il fatto che il Brent vola e non si sa bene dove arriverà (c'è il 15% di probabilità, secondo il Fondo Monetario Internazionale, che tocchi 80 $ entro metà anno), la parte curiosa e, ahinoi, interessante, è quella che spiega chi ci guadagna, perlomeno in Italia. Provate a dire? Meno 3, meno 2, meno 1... siccome i gruppi petroliferi italiani non contano un'emerita cippa (vabbeh, lasciatemi massimizzare una volta tanto), le finanze statali.
La società Ricerche e consulenze per l'Economia e la Finanza, con sede a Milano, ha un Osservatorio Energia che ha tratto conclusioni che fanno riflettere. Copio e incollo dalla pagina di Adnkronos (i grassetti sono originali... Beppe Grillo docet?):

Il caro petrolio pesa sulle tasche degli italiani ma per le casse dello Stato è una miniera d'oro. Solo nel 2005 l'aumento del 40% dei prezzi del barile ha portato un maggiore incasso di 900 milioni di euro, di cui 500 milioni in più dalle tasse sul gas e 450 milioni dai carburanti.
Secondo l'Istituto di ricerche sull'economia e la finanza, dal 2001 le bollette di luce e gas sono infatti aumentate del 15%, la benzina del 16%, gasolio auto e da riscaldamento intorno al 30% per effetto della corsa dell'oro nero. Un record che si è tradotto in una stangata da circa 300 euro in più solo sui bilanci delle famiglie per il 2005 ma anche in un'importate fonte di ricchezza per il Tesoro.
''Le famiglie sono andate meno in giro in auto a causa del caro-prezzi'' spiega l'analista del Ref Donato Berardi. A pesare sui bilanci degli italiani è soprattutto la corsa del gasolio, aumentato del 19% negli ultimi 12 mesi contro il 10% circa della benzina. Mentre il prezzo industriale del gasolio da autotrazione ''è diventato il più elevato dell'Unione europea''. E così, sottolinea Berardi, chi ha un'auto diesel risparmia molto meno di prima.
''L'ipotesi più plausibile - sostiene l'esperto in uno studio pubblicato sul sito 'Lavoce.Info' - è che le compagnie o i distributori finali abbiano compensato la discesa dei volumi di vendita seguita ai rincari del greggio con un aumento dei margini unitari''. ''Il fatto poi che questo sia avvenuto con un sincronismo quasi perfetto, potrebbe sollecitare anche l'attenzione dell'Antitrust. Forse - taglia corto Berardi - per aprire un'indagine ci sarebbe materiale''.

Ce ne sarebbe eccome. Chiaro, non si potrà prendere il tutto come oro colato, ma sono stime fatte da un osservatore che si presuppone indipendente, e personalmente tenderei a considerare minimamente titolata una società che ha lavorato per due o tre azienducole ed enti di secondaria importanza... Dicevo "indipendente", e faccio ora notare l'eterogeneità dei committenti...
Tempo fa su un muro, non ricordo bene dove e non so se è stato cancellata, campeggiava la scritta "Stato padrone, paga somaro". Ci sarà mica, pur con tutta la superficialità dello statement, un fondo di verità? Se proprio vogliamo farci uccellare, magari con moderazione, eh...!

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