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Monday, June 12, 2006

Un vecchio disco... e un'estate di dieci anni fa

Me lo sto riascoltando adesso. Ecco uno di quei dischi veramente epocali per chi vi scrive: è davvero storico per me e ha tenuto banco per tutta un'estate e praticamente fino a tutta la successiva. Buon compleanno, Elvis! di Ligabue è datato 1995, sembra ieri e invece è già storia neanche tanto recente. Lo conoscemmo, io e i miei amici, nella primavera dell'anno successivo; io avevo 14 anni e la mia vita sociale non era cominciata da molto, ma con la compagnia dell'epoca c'era già un affiatamento speciale, rimasto ineguagliato negli anni nonostante la fine di quell'esperienza. Crescendo, molte cose cambiano, e tra queste anche il modo di vivere il rapporto di amicizia; all'epoca andava in una certa maniera, che sicuramente era più semplice, ma non per questo banalmente ingenua. Ma non mi soffermo su questo. Ricordo solo che l'aggregazione era per tutti noi molto importante e uno dei mezzi per ottenerla era la musica. Non posso sapere chi per primo scoprì questo Ligabue e lo fece conoscere, ma di fatto la presa fu immediata ed eravamo tutti entusiasti di un cantante che, finalmente, ci comunicava qualcosa, un messaggio preciso e partecipato, una descrizione di cos'era la vita individuale da una parte e collettiva dall'altra.
Era poi il periodo in cui da poco avevo cominciato a suonare la chitarra, e quale allenamento migliore che tirarsi giù i brani del disco per poi suonarli e farli cantare al gruppo riunito. E furono i primi assoli che trascrissi, assieme a quelli dei dischi di Vasco Rossi. Pomeriggi e serate brillantemente risolti in questa maniera, feste di compleanno dall'autunno 1996 in poi con musica dal vivo (!!!) fatta da me e altri amici, stereo portatili a pile coi primi lettori CD integrati, innumerevoli uscite in motorino, pomeridiane e serali, zaino in spalla con viveri, gli stereo sopradetti, qualche coperta per il picnic sull'erba o per stendersi a guardare le stelle.
Ligabue voleva dire qualcosa in questo contesto. Credo che tutti i miei lettori e lettrici abbiano avuto 14 - 15 - 16 anni e sappiano cosa succede in quel periodo della vita di una persona, ma posso esemplificare il mio assunto. Quando ti piace una ragazza, nella maniera semplice che può esserci quando si è ragazzi giovani, non chiedi meglio di poterle dedicare qualcosa del tenore di:
"O è il riflesso della luna o sei proprio bella, / se vuoi siediti. / Hai parcheggiato e camminato, non sai dove sei, / ma sei qui." (Seduto in riva al fosso... e magari in riva al fosso si era veramente, con una chitarra portata su fin lì, sacchetti di patatine e bibite gassate a fiumi... ma tu pensi solo a LEI e non sai come dirglielo... Do maggiore, Sol maggiore, Si bemolle maggiore, Fa maggiore...).
E le crisi adolescenziali ricorrenti non potevano chiedere miglior viatico di Il cielo è vuoto o il cielo è pieno: "Io non so se sono cotto, / certi giorni non mi basta ciò che vedo e sento e tocco, / però so che non so stare fermo". La vita di gruppo trovava in Certe notti, battutissimo singolo da radio, una rappresentazione ideale e quasi un obiettivo da raggiungere. L'ingenua ricerca di pseudo-eccessi adeguati alla nostra età era temperata dal monito di Un figlio di nome Elvis: "Brucia, brucia la candela, / brucia dai due lati, / brucia prima di una luce un po' più viva e di più".
In retrospettiva, trovo che avessimo ragione noi, e che, una volta vista la produzione successiva di Ligabue, QUEL disco è stato veramente il suo miglior lavoro, per originalità, espressività e contenuti. I brani dei dischi successivi, non me ne vogliano i suoi fan più appassionati, in confronto fanno sorridere, quando non sghignazzare. Le scelte coraggiosissime del '95, frutto di una riflessione approfondita, hanno perso in breve tempo tutta la loro carica e colui che è nato cantautore ha voluto trasformarsi per forza in rockstar da stadio, nel senso più deteriore della cosa.
Lo ammetto, sono un po' di parte nell'affermarlo; per questo può essere che la mia opinione non sia molto condivisibile. Ma musicalmente sono un po' radicale nel valutare le cose, anche se raramente lo faccio per partito preso puro e semplice. Il genere, del resto, non l'ho più seguito più di tanto, e perciò non sono più molto titolato a parlare estesamente di questo.
Rileggendo, peraltro, devo autocriticare la mia notevole malinconia in questo post; come direbbe Vasco Rossi, altro eroe di qualche anno fa, "non le vedi più quelle estati lì". Sto invecchiando... e di conseguenza sto diventando (o ritornando) sentimentale/sentimentalista. Bah... cose che capitano... non è mica il peggio, in fin dei conti.

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