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Wednesday, September 05, 2007

Successo o cosa?

Ah però... dal 18 agosto che non scrivo nulla!
Male, molto male... :D
Beh, non è che avessi molte idee. Però oggi leggo questa notizia e mi metto a riflettere un attimo.
Allora, come è noto Ricucci ha avuto un certo numero di trascorsi relativamente a reati che gli sono stati contestati, tra cui la bancarotta fraudolenta, l'aggiotaggio e l'insider trading. Tutte variazioni sullo stesso tema, cioè la menzogna finalizzata al guadagno e con grave danno per le controparti. nel primo caso si ha infatti la dissimulazione del proprio stato patrimoniale per risultare, con frode, insolventi ai creditori; nel secondo caso si "droga" il mercato per mezzo di notizie false e tendenziose, al solo scopo di ottenere la modifica a proprio vantaggio del prezzo di un bene o di uno strumento finanziario; l'insider trading è il reato per così dire "complementare" all'aggiotaggio, consistendo nella compravendita di titoli sulla base di informazioni "privilegiate" ottenute grazie a una propria posizione professionale o partecipativa nella società stessa con cui si negozia l'affare (una sorta di conflitto di interessi).
Tutto ciò sarebbe (condizionale d'obbligo) stato messo in campo da Ricucci in occasione della scalata a Rcs, nonché nel tentativo di scalata di Unipol a Bnl. Bel casino, vero? Ora, se io fossi un imprenditore inattaccabile non ci sarebbe nessun problema, perché avrei tutti i documenti contabili per dimostrare che la mia posizione è limpida. E avrei materiale per citare in giudizio quelli che ritengo essere gli informatori in malafede degli inquirenti. Ma come sappiamo la Magiste del nostro eroe ha sede all'estero, nel paradiso fiscale lussemburghese; e i soldi con cui le sue fortune sono state finanziate non si sa con precisione da dove vengano. Strano parallelismo con il buon Silvio... ma lasciamo perdere. Questo per dire che i trascorsi di Ricucci sono tutt'altro che cristallini. E infatti oggi cosa dice? "Vendo tutto, in Italia il successo è un reato". La colpa è per l'appunto del "salotto buono" a cui "dava fastidio".
Riflessione. Se uno è a posto con la propria coscienza e non ha niente da nascondere, può rispondere in assoluta serenità ai soci sottoscrittori. Questo è pacifico e nessuno gli può dire nulla. Ma se uno ha qualche scheletro nell'armadio è naturale che, messo alle strette, cerchi di salvare il più possibile prima che gli crolli tutto addosso. Gli conviene persino espatriare, a quanto pare, e in uno dei luoghi più cari del mondo; dove però non gli interesserà certo giocare sporco, e anzi si guarderà bene dal farlo. Intanto però fa la vittima, e questo non è molto bello nei confronti dei soggetti che, se lui se ne va, non avranno più su chi rivalersi. Occhio, perché se non si riesce a fermarlo in tempo e a costringerlo a dimostrare le provenienze degli utili... beh, i suoi capitali, nell'ipotesi che siano illeciti, non verranno mai più recuperati. Di fisso.
Il vittimismo di cui sopra non sarà certo una prova di reato, tutt'altro; però il parallelismo con tanti truffatori piccoli e grandi del passato qualche dubbio in più lo lascia. Basti pensare al passato recente di alcuni "casi", come il crack Parmalat o, in altro settore (ma, stringi stringi, sempre di soldi si tratta...), l'affaire Moggi.
A regazzì... nun ve fidate! Non è certo il successo in sé a essere un reato: dirlo è il classico trucchetto per omettere di riferire sugli eventuali mezzi illeciti con cui lo si è conseguito.
Se recupero il numero del Sole 24 Ore con l'intervista magari faccio qualche integrazione.

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