Festa della donna
A proposito di questa importante festa, ecco una cosa che ho scoperto di recente: la vicenda che si dice avere originato questa ricorrenza non si svolse esattamente come, almeno in Italia, si pensa. Ma andiamo con ordine.
Dunque, la storia che penso tutti noi abbiam sentito raccontare parla di una protesta da parte delle lavoratrici di una fabbrica newyorkese nel 1909, in risposta alla quale il padrone chiuse dentro lo stabilimento coloro che scioperavano. Poi, non si sa bene se per dolo o per disgrazia, si sviluppò un incendio nel quale persero la vita quante erano rimaste imprigionate nella fabbrica. Si dice che la data fosse l'8 marzo di quell'anno.
INVECE, sembra che la cosa non sia andata esattamente così. Cioè: esiste un reale episodio, ma non con queste connotazioni. La data è il 1911, la fabbrica non era la stessa della versione precedente, le lavoratrici non stavano scioperando ma due anni prima (ecco il collegamento con l'anno 1909) erano state promotrici di un'importante e lunga campagna di protesta contro le condizioni di sfruttamento cui erano sottoposte. L'incendio fu accidentale, per quanto le condizioni di sicurezza assolutamente insufficienti resero le conseguenze davvero drammatiche. Anche se la cosa non è ben chiara e le fonti discordano su questo, forse non vi morirono unicamente donne, ma anche parte del personale maschile rimasto intrappolato nei locali.
Cos'è successo, dunque? Pare che l'episodio sia stato, purtroppo, "mitizzato" e preso erroneamente come fondamento della festa della donna, mentre in realtà sarebbe unicamente (si fa per dire... 140 morti!) uno dei molti episodi di colposa sottovalutazione dei requisiti di sicurezza sul lavoro da parte della classe padronale. Cose del genere, deprecabilmente, succedono ancora oggi in altre parti del mondo: basti pensare a quanto accaduto il mese scorso in Bangladesh. Probabilmente ciò è accaduto per la portata emotiva del fatto, che obiettivamente colpisce parecchio. Suppongo che il movimento femminista, per esempio, abbia male interpretato la successione storica degli eventi. Però non posso sapere quando e come si è sviluppata questa erronea credenza condivisa. Ho potuto riscontrare che varie fonti su Internet ritengono che i fatti si siano veramente svolti così, cioè che la data sia stata scelta per questo motivo.
Con riferimento alla pagina dedicata all'International Women's Day dalle Nazioni Unite, descrivo per sommi capi la reale origine della festa. La prima ricorrenza è del famoso 1909, il 28 febbraio: negli Stati Uniti, su iniziativa del Partito Socialista americano, si ebbe la prima Giornata nazionale della donna, che fino al 1913 si celebrò l'ultima domenica di febbraio. L'Internazionale Socialista del 1910 stabilì l'internazionalità della festa, ma non fissò una specifica data. Il 1911 è l'anno dell'incendio di New York; la data, a scanso di equivoci, non è l'8 bensì il 25 marzo.
E veniamo finalmente alla vera ragione di scelta dell'8 marzo come data ufficiale. Nel 1917, in pieno conflitto mondiale, a Pietroburgo vi fu una grande protesta femminile contro la guerra, per i diritti e per il lavoro. Nonostante l'opposizione del mondo politico, lo sciopero si fece ugualmente. Tale evento è considerato una delle principali cause immediate della Rivoluzione russa; pochi giorni dopo, difatti, lo zar fu costretto ad abdicare.
La scelta di questa data, simbolicamente, dovrebbe dunque ricordare, prima di ogni altra cosa, la tensione verso valori di pace, di diritti civili, di partecipazione politica e sociale e di rivendicazione di tutto questo. Il rifarsi a un fatto di sangue, per quanto emotivamente coinvolgente e storicamente condannabile senza appello, non è sufficiente, a mio avviso, a dare giustificazione morale a tale ricorrenza. Va recuperato, dunque, il senso "sindacale" della festa, che fu in origine espressione efficace e attiva del movimento operaio internazionale; anche oggi un buon modo di viverla potrebbe essere questo. Non approvo invece né la modalità "commerciale", per ovvi motivi (è un ribaltamento completo del quadro che ho appena descritto!), ma neppure la modalità "femminista", per la quale c'è necessità di lottare contro la prepotenza del maschio, contro la posizione subalterna vera o presunta della donna nella società contemporanea, eccetera.
Voglio dire... il ruolo dei due sessi nelle varie società è determinato da molti fattori: storici, antropologici, politici.... Premesso che la salvaguardia della vita umana sta sempre al primo posto, ne consegue che ogni altra forma di rispetto e valutazione discende da questo assunto principale, parimenti per uomini e donne. Molto è stato fatto, fortunatamente, e oggi una donna ha molte più possibilità di far emergere la propria personalità rispetto a cent'anni fa. Si può fare ancora molto, ma i problemi più grossi sono, come psicanaliticamente si direbbe, "atavici", e quindi difficilmente risolvibili. Quello principale è quello della violenza, ad ogni livello, sulle donne: violenza fisica, violenza sessuale, violenza psicologica, violenza professionale, quello che volete. Una soluzione, ahimé, non è stata ancora trovata. Ma qualcosa si potrebbe fare, e cioè adoperarsi per eliminare la mercificazione della figura femminile, e sotto sotto anche di quella maschile, perché le due cose sono collegate; ovverosia, in generale, cominciare a far capire che l'essere umano non è semplicemente un oggetto o un valore di scambio, ma è una personalità che come tale va rispettata. Da parte di tutti, uomini (nell'evitare lo sfruttamento, in tutti i sensi) e donne (nel combattere, "sindacalmente", per NON FARSI sfruttare!), sarebbe utile avviare un movimento attivo in questo senso. Poi magari la società non cambia lo stesso, però non vedo perché non tentare.
Auguri a tutte le donne che leggeranno questo post! Vorrei conoscere le vs. gentili opinioni. Non ho riletto e magari ho scritto qualcosa di non chiaro. Siccome l'argomento è delicato e importante, corrections and suggestion are welcome.
Dunque, la storia che penso tutti noi abbiam sentito raccontare parla di una protesta da parte delle lavoratrici di una fabbrica newyorkese nel 1909, in risposta alla quale il padrone chiuse dentro lo stabilimento coloro che scioperavano. Poi, non si sa bene se per dolo o per disgrazia, si sviluppò un incendio nel quale persero la vita quante erano rimaste imprigionate nella fabbrica. Si dice che la data fosse l'8 marzo di quell'anno.
INVECE, sembra che la cosa non sia andata esattamente così. Cioè: esiste un reale episodio, ma non con queste connotazioni. La data è il 1911, la fabbrica non era la stessa della versione precedente, le lavoratrici non stavano scioperando ma due anni prima (ecco il collegamento con l'anno 1909) erano state promotrici di un'importante e lunga campagna di protesta contro le condizioni di sfruttamento cui erano sottoposte. L'incendio fu accidentale, per quanto le condizioni di sicurezza assolutamente insufficienti resero le conseguenze davvero drammatiche. Anche se la cosa non è ben chiara e le fonti discordano su questo, forse non vi morirono unicamente donne, ma anche parte del personale maschile rimasto intrappolato nei locali.
Cos'è successo, dunque? Pare che l'episodio sia stato, purtroppo, "mitizzato" e preso erroneamente come fondamento della festa della donna, mentre in realtà sarebbe unicamente (si fa per dire... 140 morti!) uno dei molti episodi di colposa sottovalutazione dei requisiti di sicurezza sul lavoro da parte della classe padronale. Cose del genere, deprecabilmente, succedono ancora oggi in altre parti del mondo: basti pensare a quanto accaduto il mese scorso in Bangladesh. Probabilmente ciò è accaduto per la portata emotiva del fatto, che obiettivamente colpisce parecchio. Suppongo che il movimento femminista, per esempio, abbia male interpretato la successione storica degli eventi. Però non posso sapere quando e come si è sviluppata questa erronea credenza condivisa. Ho potuto riscontrare che varie fonti su Internet ritengono che i fatti si siano veramente svolti così, cioè che la data sia stata scelta per questo motivo.
Con riferimento alla pagina dedicata all'International Women's Day dalle Nazioni Unite, descrivo per sommi capi la reale origine della festa. La prima ricorrenza è del famoso 1909, il 28 febbraio: negli Stati Uniti, su iniziativa del Partito Socialista americano, si ebbe la prima Giornata nazionale della donna, che fino al 1913 si celebrò l'ultima domenica di febbraio. L'Internazionale Socialista del 1910 stabilì l'internazionalità della festa, ma non fissò una specifica data. Il 1911 è l'anno dell'incendio di New York; la data, a scanso di equivoci, non è l'8 bensì il 25 marzo.
E veniamo finalmente alla vera ragione di scelta dell'8 marzo come data ufficiale. Nel 1917, in pieno conflitto mondiale, a Pietroburgo vi fu una grande protesta femminile contro la guerra, per i diritti e per il lavoro. Nonostante l'opposizione del mondo politico, lo sciopero si fece ugualmente. Tale evento è considerato una delle principali cause immediate della Rivoluzione russa; pochi giorni dopo, difatti, lo zar fu costretto ad abdicare.
La scelta di questa data, simbolicamente, dovrebbe dunque ricordare, prima di ogni altra cosa, la tensione verso valori di pace, di diritti civili, di partecipazione politica e sociale e di rivendicazione di tutto questo. Il rifarsi a un fatto di sangue, per quanto emotivamente coinvolgente e storicamente condannabile senza appello, non è sufficiente, a mio avviso, a dare giustificazione morale a tale ricorrenza. Va recuperato, dunque, il senso "sindacale" della festa, che fu in origine espressione efficace e attiva del movimento operaio internazionale; anche oggi un buon modo di viverla potrebbe essere questo. Non approvo invece né la modalità "commerciale", per ovvi motivi (è un ribaltamento completo del quadro che ho appena descritto!), ma neppure la modalità "femminista", per la quale c'è necessità di lottare contro la prepotenza del maschio, contro la posizione subalterna vera o presunta della donna nella società contemporanea, eccetera.
Voglio dire... il ruolo dei due sessi nelle varie società è determinato da molti fattori: storici, antropologici, politici.... Premesso che la salvaguardia della vita umana sta sempre al primo posto, ne consegue che ogni altra forma di rispetto e valutazione discende da questo assunto principale, parimenti per uomini e donne. Molto è stato fatto, fortunatamente, e oggi una donna ha molte più possibilità di far emergere la propria personalità rispetto a cent'anni fa. Si può fare ancora molto, ma i problemi più grossi sono, come psicanaliticamente si direbbe, "atavici", e quindi difficilmente risolvibili. Quello principale è quello della violenza, ad ogni livello, sulle donne: violenza fisica, violenza sessuale, violenza psicologica, violenza professionale, quello che volete. Una soluzione, ahimé, non è stata ancora trovata. Ma qualcosa si potrebbe fare, e cioè adoperarsi per eliminare la mercificazione della figura femminile, e sotto sotto anche di quella maschile, perché le due cose sono collegate; ovverosia, in generale, cominciare a far capire che l'essere umano non è semplicemente un oggetto o un valore di scambio, ma è una personalità che come tale va rispettata. Da parte di tutti, uomini (nell'evitare lo sfruttamento, in tutti i sensi) e donne (nel combattere, "sindacalmente", per NON FARSI sfruttare!), sarebbe utile avviare un movimento attivo in questo senso. Poi magari la società non cambia lo stesso, però non vedo perché non tentare.
Auguri a tutte le donne che leggeranno questo post! Vorrei conoscere le vs. gentili opinioni. Non ho riletto e magari ho scritto qualcosa di non chiaro. Siccome l'argomento è delicato e importante, corrections and suggestion are welcome.
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