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Tuesday, July 18, 2006

Fabio Casartelli, 11 anni fa

Mi sembra ieri se ripenso alle immagini della terribile caduta di Fabio Casartelli al Tour de France, e invece era il 1995. Io avevo 13 anni e quella tappa la stavo guardando, come molto spesso tuttora mi capita di fare, con mio nonno, anche lui grande appassionato. Era in corso il primo collegamento con la diretta della tappa. Sulla discesa del Portet d'Aspet una curva presa male butta a terra alcuni corridori (ricordo Museeuw, tra gli altri); la velocità è alta in quel punto, la strada sembra che lo consenta. Conseguenze gravi, sulle prime, sembra che non ce ne siano. Ma Casartelli, già campione olimpico, non si rialza. Le telecamere lo inquadrano: è ferito e perde molto sangue, ma soprattutto ha perso conoscenza ed è in una posizione stravolta.
Si capisce da subito che le conseguenze dell'urto sono gravi: Casartelli non aveva il casco e ha battuto violentemente la testa contro un blocco di granito a bordo strada. Di fronte alle drammatiche immagini De Zan, come tutti i telespettatori collegati, è preso dall'angoscia.
Due ore dopo, nonostante i tentativi disperati dei medici, Casartelli muore. La corsa va avanti, vince Virenque e il cerimoniale della premiazione non viene mitigato, nonostante la tragedia. Molti rimasero sconcertati nel constatare che il Tour non osservasse un minimo di rispetto per un suo partecipante. Pantani ad esempio, intervistato, protestò fortemente contro questa modalità di procedere.
Invito tutti i visitatori a leggere il ricordo di Casartelli, nell'anniversario (18 luglio) sul sito della Gazzetta. Oggi, fortunatamente, a livello di sicurezza molto è stato fatto, specialmente dopo l'incidente in cui Andrej Kivilev ha perso la vita, durante una tappa della Parigi-Nizza. Molte altre cadute in cui sono incappati i corridori hanno avuto conseguenze sicuramente più limitate in virtù delle migliorie tecniche e regolamentari; ricordo ad esempio una volata al Giro in cui Andrus Aug ebbe la sventura di ridursi malissimo, ma grazie al caschetto protettivo non ci furono conseguenze fatali.
Ma il ricordo di chi in passato è stato vittima di disgrazie simili e non vi è sopravvissuto risveglia sempre in me profonda commozione, e credo che questo sentimento possa e debba essere compartecipato da ogni ammiratore di questo bellissimo sport. Forse anche questo può servire per migliorare ulteriormente i punti in cui ancora qualcosa può essere fatto.

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