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Monday, January 16, 2006

Sanguineti

Mi è capitato quest'oggi di avere una conversazione a proposito di Edoardo Sanguineti, uno dei miei poeti preferiti, a mio personalissimo giudizio uno dei più originali poeti sperimentali in ambito perlomeno europeo. Dotato di una cultura amplissima e multiforme, ha inventato uno stile poetico formalmente originalissimo, in cui contenuti classici/tradizionali e moderni si esprimono in maniera partecipata, innovativa e dove anche la lettera, lo spazio, il ritorno a capo, la punteggiatura - insomma, i "segni" - sono adoperati con funzione compartecipe alla resa del messaggio e, in qualche modo, sono determinanti nel guidare il lettore verso una possibile interpretazione.
Per tutti questi motivi, cui aggiungerei la varietà degli argomenti trattati con eguale abilità e, per così dire, competenza, sarebbe secondo me l'ottimo candidato italiano per il premio Nobel per la letteratura.
Nella pagina che ho linkato qui sopra, sotto Il testo poetico, c'è qualche esempio. Devo dire che la stampa rende ancora meglio l'idea, poiché carattere, impaginazione, scarti orizzontali e verticali eccetera sono stati anch'essi concordati con l'autore stesso. Ad ogni modo, per un'impressione sul modo di poetare può essere quantomeno indicativo. Vorrei aggiungere un esempio per illustrare l'approccio assolutamente anticonvenzionale, demistificatorio e vagamente ironico che Sanguineti tenta con un tema topico della poesia di tutti i tempi. Null'altro aggiungo, se non il testo, che ho tratto dalla raccolta Il gatto lupesco. Poesie (1982-2001), Feltrinelli, 2002; essendo una silloge di varie raccolte èdite separatamente, devo anche specificare il titolo della specifica raccolta: Corollario (1992-1996). Le poesie non hanno titolo, ma sono numerate (!); questa è la 27. Scusate se ve la faccio leggere in font molto piccolo, ma ho visto che col normal size mi va a capo spezzando l'ultima parte di ogni verso. Stesso dicasi, per poco, anche con il carattere small. Mi rendo conto solo adesso che il template che ho scelto ha i margini molto stretti. Come dicevo, anche l'impaginazione ha la sua importanza nella poesia di Sanguineti.

avrei speso un tesoro, per quella minitarjeta esaurita (per quella numero 16,
nell'apposita vetrinetta della drogheria), che diceva, cifrato, questo enigma:
T.Q.M.P.T.L.V.: (sarebbe stato uno spreco insensato): (perché ho imparato,
poco dopo, al primo piano di quel Gran Hotel, dal coro delle care muchachitas
(diretto, certo, da Isabel Amalia): (l'ultima notte le scrissi un biglietto:
nero su bianco, le ho detto: sei la niña màs linda di Medellin, la màs hermosa
della Colombia, la màs magnifica dell'universo mondo) che quella sigla è nota
a tutte (e a tutti): (la soluzione, ad ogni modo, è tale, per chi non la sapesse,
proprio, ancora: te quiero mucho): e il resto, lo nascondo):
mi hanno spiegato
anche il significato di mamado (agg.), di chiste (s.m.), in quella stessa occasione,
e tutto procedeva secondo che girava il mio discorso, a caso, in cerchio, andando
in folle, a vuoto:
(adesso ci ripenso, e ti ripenso: e mi ripenso, e mi ripento):
(non ti nascondo il pieno risultato, ti rivelo il mistero inesistente: sarà,
infatti, per quel poco, quel niente che mi resta, para toda la vida, che te quiero):

2 Comments:

Anonymous Anonymous said...

Come intellettuale, niente da dire. Ma come poeta, non lo reggo.

January 17, 2006 9:12 pm  
Anonymous Anonymous said...

incredibile...poi sai che io ho un debole per lo spagnolo!

January 18, 2006 10:33 am  

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