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Wednesday, August 30, 2006

Messa APPUNTO?????????

ERRORACCIO di qualche oscuro estensore di una nota Adnkronos!!! Questa l'ho proprio sgamata...
In vista della MESSA APPUNTO???????? Ma nooooooo...!
(ultimo paragrafo, prima riga: "E in vista della messa appunto della manovra...".
Tra l'altro, la "messa a punto" non può che richiamare alla mente dei VERI ERUDITI il celebre scambio di battute in Io e zio Buck tra zio Buck stesso e il ragazzo della nipote (di cui mi sfugge il nome... :o ). Cito a memoria, se sbaglio mi corrigerete... e non sto a spiegare la situazione, tanto la sapete TUTTI (... vero???).

RAGAZZO (si avvicina alla macchina): "Ehm... he he he... vuole una messa a punto? He he..."
BUCK: "HE HE HE HE HE! E tu vuoi una MESSA NERA, caro??? He he he he he he he."
RAGAZZO: "... non la seguo..."
BUCK: "Uhm, sì, mi spiegherò meglio. MORDILE ANCORA LA FACCIA IN PUBBLICO e sarai TU la VITTIMA SACRIFICALE!"

Un'altra cosa che avevo trovato, più o meno per caso, era un caso di trascuratezza grammaticale che c'era in una sentenza della Corte dei Conti. Ho scritto "più o meno", perché qualcuno altrimenti potrebbe pensare che io sia completamente pazzo e passi la mia vita a leggere sentenze della Corte dei Conti. Così non è... voglio dire, nego la SECONDA PROPOSIZIONE COORDINATA della frase precedente... :o :o :o
Comunque, la trascuratezza era del tipo (non mi son segnato la sentenza, anche qui vado a memoria): "al richiedente, il quale aveva prodotto la documentazione ecc. [2 righe di testo circa], gli era stato riconosciuto...".
Però la seconda cosa che ho pensato è che una costruzione del genere, in lingua italiana, non è mica inammissibile! Dicesi infatti anacoluto "la figura retorica in cui non è rispettata, volutamente, la coerenza tra le varie parti della frase" (Wikipedia... io proporrei di integrare "la coerenza grammaticale", dato che la coerenza logica è salva, e di emendare "frase" in "periodo", giusto per precisione terminologica ;) ). Gli esempi forniti da Wikipedia sono tutti autoesplicativi e d'autorità (Manzoni, in particolare, era molto abile e si serviva dell'anacoluto per una mimesi del pensiero immediato), ma su "qui habet, dabitur illi" non sono convinto, per me è una semplice prolessi del relativo. Comunque l'anacoluto si ha in genere quando il parlante o lo scrivente desidera un particolare focus su un termine che nella sua corretta collocazione e casualizzazione sarebbe più neutro.
VABBÈ
I casi comunque sono 2:
  1. Il nostro giudice della C. d. C. è un profondo conoscitore della lingua italiana e dei suoi sviluppi diacronici e si permette coscientemente finezze stilistico-retoriche nel redarre le sue sentenze;
  2. Il nostro giudice della C. d. C. è un minchia che non ha gran padronanza dell'italiano scritto e l'anacoluto non risulta altro che dall'influenza dell'uso verbale colloquiale, che presenta spessissimo irregolarità di questo tipo (facilmente osservabili in sé e negli altri).

Prima o seconda ipotesi? Data la frequenza di erroracci anche più seri nelle sentenze che mi son capitate sott'occhio, sarei più per la seconda, anche se di persona forse mi guarderei di dare del minchia (seppur bonariamente) a un giudice... : :D Eppoi, chissà quanti errori che faccio io nei post che scrivo e che, puntualmente, non rileggo...

Monday, August 28, 2006

Due foto (abbastanza) recenti



Grazie ad Apperto e al suo cellulare per le due foto di cui sopra! Di solito non sono particolarmente foto(i)g(i)enico, ma queste tutto sommato non mi dispiacciono. La prima specialmente. Eccetto per la stempiatura galoppante... :o :o :o

Monday, August 14, 2006

Il menestrello nella galleria

Chissà come mai questa sera, prima di uscire, mi son messo a riascoltare Minstrel in the gallery, 1975, Jethro Tull. Ian Anderson e soci ai massimi livelli per quest'album dalle sonorità asciutte ed essenziali, con molteplici tematiche sviluppate (prima fra tutte, il rapporto tra il musicista e il suo pubblico, già peraltro anticipata da Only solitaire in War child). Però... ho sempre trovato molto interessante l'ultima traccia del trittico centrale: dopo Black satin dancer e la malinconica Requiem, ecco una canzone veramente "scarnificata" da qualsiasi accessorio. E non per questo è meno efficace, ed anzi risulta persino più apprezzabile in questa veste: poco più che chitarra e voce, e l'impianto generale basato su questi due strumenti potrebbe reggere benissimo da solo.

One white duck / 0^{10} = Nothing at all

There's a haze on the skyline, to wish me on my way
And there's a note on the telephone --- some roses on a tray.
And the motorway's stretching right out to us all,
as I pull on my old wings --- one white duckon your wall.
Isn't it just too damn real?

I'll catch a ride on your violin --- strung upon your bow.
And I'll float on your melody --- sing your chorus soft and low.
There's a picture-view postcard to say that I called.
You can see from the fireplace, one white duck on your wall.
Isn't it just too damn real?

So fly away Peter and fly away Paul
from the finger-tip ledge of contentment.
The long restless rustle of high-heeled boots calls.
And I'm probably bound to deceive you after all.

Something must be wrong with me and my brain
if I'm so patently unrewarding.
But my dreams are for dreaming and best left thatway
and my zero to your power of ten equalsnothing at all.

There's no double-lock defense; there's no chain on my door.
I'm available for consultation,
But remember your way in is also my way out,
and love's four-letter word is no compensation.

Well, I'm the Black Ace dog-handler: I'm a waiter on skates,
so don't you jump to your foreskin conclusion.
Because I'm up to my deaf ears in cold breakfast trays
to be cleared before I can dine on your sweet Sunday lunch confusion.

Brano bipartito, come si evince già dal titolo. Testo e atmosfera amaramente malinconici, ma attualmente la cosa ci può stare.
Niente da aggiungere, il testo, per quanto un po' criptico, mi pare autoesplicativo.
Per eventuali approfondimenti o chiarimenti sul brano o sul disco (o su qualsiasi altro elemento della discografia tulliana!), nulla di meglio che una ricerchina su CupOfWonder.com - The annotated Jethro Tull lyrics page.

Sunday, August 13, 2006

Nemo plus iuris...

L'altra sera stavo a chiacchierare con amici fuori dalla birreria e - non ricordo più a quale proposito - mi è venuta in mente una sentenza latina che ho sentito per la prima volta dal mio professore di Geografia all'università (l'inimitabile Carlo Angelo Brusa):

Nemo plus iuris ad alium transferre potest quam ipse habet
cioè, praticamente: "Nessuno può trasferire a un altro un potere maggiore di quello che egli stesso detiene". In sostanza, io non posso conferire a un altra persona un diritto che io stesso non ho.
Solo che la citazione a memoria non me la sono ricordata esattamente. Allora vai di Google, e attraverso questa pagina ho scoperto che è una frase d'autore, e si tratta del noto giurista latino Eneo Domizio Ulpiano.
Sulla medesima pagina, ecco qualche altra massima giuridica di un certo spessore... nel senso che magari possono far riflettere:
Ambulatoria est humana voluntas, usque ad extremum vitae exitum (La volontà umana è mutevole, fino all'ultimo respiro)
Bona intelliguntur cuiusque quae, deducto aere alieno, supersunt (Si intende per "beni"di qualcuno le cose che restano una volta sottratto ciò che spetta agli altri)
Invitus nemo rem cogitur defendere (Nessuno è costretto, se non lo vuole, a difendere qualcosa)
Lex imperat, non docet (La legge comanda, non insegna)
Melius intacta iura serbare quam vulneratae causae remedia quaerere (È meglio conservare intatti i diritti che cercare rimedi perché sono stati calpestati)
Nolenti non fit donatio (Non si fa una donazione a chi non la accetta)
Plus valet quod agitur quam quod simulate concipitur (Conta più ciò che si fa che quanto si fa finta di volere)
Qui sui iure utitur neminem laedit (Chi si avvale di un suo diritto non danneggia nessuno [... sarà vero?])
Quod ab initio vitiosum est non potest, tractu temporis, convalescere (Ciò che è sbagliato all'origine non può, col tempo, diventare giusto [beccatevi questa, elargitori di condoni!])

Tuesday, August 08, 2006

IMPERDIBILE!!!

Beh... gli aficionados di Mai dire x (... le innumerevoli serie, insomma! :D ) ricorderanno sicuramente gli sketch della Cortellesi... tra cui questo merita veramente la menzione d'onore! Paola Cortellesi imita Britney Spears che canta Oops I did it again tradotta in italiano...
ROTFL, letteralmente. E dicendo "letteralmente" c'è un doppio, se non triplo, senso. Chi ha orecchie per intendere... ;)
(grazie a YouTube e a chi ha uploadato il breve ma intenso filmato!!!)

Monday, August 07, 2006

Moderni "sacri furti"... non proprio leciti!

Premessa: non sapevo dell'intervento del card. Schonborn a proposito di Mozart in apertura della Settimana mozartiana a Chieti. Fortunatamente, Il Sole 24 Ore della domenica aveva in prima pagina un bell'articoletto di risposta del sempre in ottima forma Quirino Principe. Non me ne voglia il porporato, ma Principe ne sa un po' più di lui sulla storia della musica.
Il quotidiano Avvenire ha pubblicato qualche settimana fa alcune dichiarazioni di Schonborn. Potete trovare gli articoli facendo una ricerca sul sito del giornale (hint: cercate "Mozart cristiano" da metà luglio in poi ;) ). Vediamo in sostanza la sua lettura dell'opera del salisburghese: dice che Mozart era un cattolico rigorosissimo e molto osservante, e che la sua appartenenza alla massoneria sostanzialmente non sarebbe comprovata. Anche l'intento illuministico-libertario spesso attribuito al compositore sarebbe frutto di un'errata interpretazione della sua opera; quest'ultima è da definirsi cristiana tout court e secondo Schonborn la sua vera destinazione è la chiesa e non l'esecuzione in ambito profano.
Logico che Quirino Principe si sia un po' risentito! Non sarà stato il solo, comunque. Ecco come contro-argomenta, efficacemente e - finalmente! - con i piedi un tantino più per terra...

"Sappiamo anche essere indulgenti. Possiamo comprendere come a certi poteri e a certi rampanti progetti di rivincita culturale tutto ciò infligga frustrazioni. Ma non è accettabile il fondamentalismo onnivoro. Oggi l'intolleranza non esclude: piuttosto, annette e, per annettere, deve fantasticare (per fair play evitiamo il verbo 'mentire', anche perché qui la menzogna suscita ilarità più che indignazione. L'arcivescovo di Vienna, cardinale Schonborn, ha dichiarato che non c'è nulla di libertario né di massonico nella musica mozartiana. Mozart, ci spiega Sua Eminenza era cattolico [nulla da eccepire su questo!!! n. d. r.]: proveniva, rammenta il porporato, da una famiglia cattolica, apparteneva a una società ordinata, conformata e definita dalla vita religiosa (il libertinaggio extraconiugale e l'appartenenza massonica del marito di Maria Teresa ce li siamo inventati noi) e "per questo (?) la sua spesso menzionata appartenenza massonica non ha fondamento". Insomma, Constanze si era inventata tutto. Il che dimostra come il maggiore fra gli scrittori di cultura tedesca sia stato Rudolph Raspe: il suo barone di Munchhausen, che per frenare la propria caduta si afferra per i capelli e si risolleva, è il modello di argomentazioni brillanti come questa del cardinale Schonborn [LOL! n. d. r.].
Dalla brillante invenzione nascono imprevedibili sviluppi: una fantastoria della musica e una fantamusicologia procedono maestose, additando con solenne gesto la destinazione della musica di Mozart, anzi della musica tout court: "Guidare l'anima a Dio e alla salvezza, fortificare la Fede". È lecito, senza incorrere in un'accusa per vilipendio della religione, domandare a Sua Eminenza se ciò valga anche per il II atto di Tristan und Isolde, o per la Nona Sinfonia di Mahler, o per la Sesta di Cajkovskij? Ma già ci sentiamo sconfitti e convinti, poiché una rivelazione cardinalizia ci schiaccia: "La musica di Mozart è stata scritta per le chiese, non per le sale". Basta: il cardinale Schonborn ci inchioda, con questa folgorante affermazione. Piccoli piccoli, non osiamo neppure domandargli se ciò valga anche per Lieder erotici e sensualissimi (e meravigliosi) come Der Zauberer, per gli scollacciati e geniali Canoni, per la Musica funebre massonica K.477.

Pienamente d'accordo: nessun dubbio sull'appartenenza culturale di Mozart, purché non si schiacci il personaggio su una sola delle sue dimensioni. Come si vede, spesso proprio con questo procedimento (abbastanza deprecabile perché poco verosimile, eppure emotivamente funzionale, ahinoi!) chi detiene una certa posizione cerca di attrarre gli esempi d'autorità e mettere in testa a questi ultimi i pensieri dell'interprete. Ma questo, come già si rilevava, è un errore metodologico bello e buono, poco serio da parte di intellettuali degni di stima come Schonborn et al.! Si è solo capovolta la prospettiva, ma la superficialità analitica è la medesima di chi sosteneva che la musica sacra con Mozart era già bella che decaduta...!
Poi (forse mi ripeterò, ma tant'è) la mia opinione è che sia giusto, bello e necessario avere una percezione emozionale della musica: essa rimarrebbe pura speculazione teorica senza questa dimensione. Ma non sono molto d'accordo sul dare una lettura di valore della musica sulla base di una sua "trascendenza" vera o presunta. Dico questo perché sarebbe un metodo basato su parametri non comprovabili, dunque soggetti all'arbitrio dell'interprete. Io, quantomeno, la vedo così. Di "trascendent(al!)e" gradisco semmai l'omonima "tecnica" di Liszt! :)
Secondariamente... documentarsi prima di parlare non sarebbe una brutta idea, anche se sei un principe della Chiesa! A maggior ragione se non lo sei e ti chiami Antonio Socci(a!): beccatevi un bell'articoletto di mister Excalibur. Con l'intento di chiarire, non fa altro che peggiorare le cose. Sulla scorta del solito equivoco interpretativo che fa di Mozart il genio-apollineo-e-punto(!), alcune perle del nostro: Mozart è diventato massone solo perché era un circolo di potere, quindi senza convinzione (i musicisti sono poco convinti di quello che fanno e non hanno scopi nella vita; Socci potrebbe quindi anche affermare che Bach compose l'Arte della fuga così, per proprio diletto personale... LOL); il vero esegeta della musica mozartiana è stato don Giussani, che fa commuovere Socci sulle note del Requiem (e dagli con 'sto Requiem! Lo espungerei dal catalogo Kochel solo per fare un dispetto a chi non ha ancora ben capito com'è che è stato messo insieme!); Schonborn è un genio perché dice quello che gli storici della musica, che sotto sotto sono un pochino anticlericali, passano sotto silenzio. Però non ho mai trovato un musicologo serio che negasse la religiosità di Handel per dimostrare, chessò, che tutto sommato faceva finta di essere credente e ciò si desume dal suo modo di impostare le sue opere sacre (mamma mia, che perle che mi escono stasera! Sarà l'ora tarda...) o che sostenesse che Perosi, sotto sotto, era un pochino eretico perché scrisse alcune cose tenendo presente le tecniche del corale protestante... Basta, basta, per amor del cielo! La storia della musica è una cosa un tantinello più seria, e i musicisti sono persone non troppo dissimili dalle altre in quanto a sentimenti e percezioni: smetterla di incensarli sugli altari (a proposito!) potrebbe essere un buon inizio, che peraltro non li svaluterebbe per nulla; anzi, più ci si rende conto dell'umanità del genio, più si può compartecipare alla sua intuizione e alla sua maestria.