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Tuesday, March 28, 2006

Un po' di inutilities

Sul forum di musica classica che frequento non avevo mai guardato la sezione libera, in cui ovviamente si parla di tutt'altro che questioni musicali. Uno di questi post mi ha suggerito qualche link veramente... come dire, curioso. Vado a elencare e descrivere.

The adaption to my generation: fotolog di un tizio che dal '98 si fa una foto al giorno e la pubblica. Più che assurdo.

Subservient chicken: questo ho quasi vergogna a pubblicarlo. Sono ancora in attesa che qualcuno mi dica che non c'è VERAMENTE uno vestito da pollastro spennacchiato che fa quanto gli chiedi. Anyway, in tempi di influenza aviaria, provate a digitare "die"... Pessimo, spero che venga chiuso quanto prima. Date un lavoro un po' più degno a quest'uomo!

Breast Pals: esattamente quello che il titolo afferma. Nuove tecniche pittoriche per il terzo millennio. Tendenzialmente, per sole donne.

The right mix: giochino per baristi. Imperdibile inutility.

Monday, March 27, 2006

Da una locandina

Da una locandina di un concerto dei Cantores (Addormentatores, secondo Giacomo V.) Mundi. Non potevo lasciarmela sfuggire: ho fatto notare l'errore e in cambio ne ho ottenuta una copia. Siccome sono generoso, non potevo certo tenermi questa scoperta tutta per me...! Povero Schubert, e soprattutto povero Jacopone!

Sunday, March 26, 2006

Il quintetto "La trota"

Ho acquistato questo interessantissimo DVD, contenente il remaster del video di uno storico concerto del 1969, e l'ho trovato veramente eccellente. La qualità, è vero, non è comparabile con quella ottenibile coi mezzi attuali, ma la Opus Arte ha fatto comunque un buon lavoro di ripulitura e "aggiornamento" della vecchia pellicola. Sui contenuti musicali, niente da eccepire: è un documento straordinario. Ma andiamo con ordine.
Gli artefici di questa memorabile esecuzione del quintetto per pianoforte e archi in La maggiore (D 667) di Franz Schubert furono cinque giovani musicisti già affermati presso il pubblico degli addetti ai lavori, ma ancora in attesa di conoscere la fama popolare che li avrebbe raggiunti. Era una specie di supergruppo, in cui i rapporti di amicizia tra i componenti facevano sì che le pur brillanti personalità solistiche non creassero contrasti o sperequazioni a favore di uno piuttosto che dell'altro. Il direttore artistico era il già esperto Daniel Barenboim, classe 1942 (quindi 27 anni all'epoca), pianista e direttore d'orchestra, qui impiegato nella parte di strumentista. Al violoncello la moglie, Jacqueline Du Pré, solista di qualità fuori dall'ordinario e da pochi altri eguagliate, ancora lontana dalla malattia (sclerosi multipla) che diciott'anni dopo se la sarebbe portata via. Aveva 24 anni all'epoca di questa registrazione... ma già l'esperienza e il tiro della veterana. Violino per Itzhak Perlman, coetaneo della Du Pré, talento da vendere e grande carisma nel convivere coi postumi della poliomielite che contrasse da bambino (cammina con le stampelle e suona, ovviamente, da seduto). Alla viola un giovanissimo e valente collega violinista, occasionalmente "spostatosi" sullo strumento gemello: Pinchas Zuckerman, 21 anni nel '69. Per quanto riguarda il contrabbasso, se ne occupò l'unico del gruppo che fosse un po' più apprezzato dal grande pubblico; era anche il più anziano (si fa per dire... 30 anni) della squadra. Zubin Mehta, infatti, al conservatorio aveva scelto come strumento il contrabbasso, che però solo raramente ha suonato in pubblico; ecco quindi una delle poche occasioni documentate in cui lo si può vedere in veste di strumentista. E si scopre che, oltre a dirigere in maniera impeccabile, suona anche bene!
I cinque erano molto amici e spesso suonavano assieme, dal vivo e in studio. L'organico del quintetto "La trota" di Schubert era particolarmente adatto a questo ensemble, e perciò ebbero l'idea di prepararlo ed eseguirlo alla Queen Elizabeth Hall di Londra. Il regista Christopher Nupen, specializzato in riprese cinematografiche di eventi musicali, non poteva lasciarsi sfuggire l'occasione di filmare l'evento. Oltre al concerto vero e proprio, qualche chicca nel pre- e post-stage: riscaldamento con gli strumenti scambiati (una specie di dreamtheateriano Nightmare Cinema ante-litteram!), discussioni sull'ordine di ingresso sul palco... pochi minuti, ci sarebbe voluto più spazio per documentare la storica autoironia dei cinque al di fuori delle circostanze ufficiali (basti ricordare che si facevano scherzosamente chiamare The Jewish Musical Mafia!).
Qualche parola sul quintetto, datato 1819 circa. Il nome è effettivamente curioso, e proviene dal fatto che il quarto movimento è un tema con variazioni basato su un celebre Lied per voce e pianoforte che lo stesso Schubert aveva scritto due anni prima, intitolato Die Forelle ("La trota", per l'appunto), numero di catalogo D 550. L'ultima variazione si configura anche come "pittura musicale" del nuoto della trota, che a tratti emerge dall'acqua per poi ritornare sotto; è questa una ripresa del Lied, in cui l'autore già aveva adoperato un artificio simile. Il quintetto si compone di cinque movimenti, tra cui si può segnalare il tranquillo Andante, il brillante Scherzo che segue e il movimentato finale in tempo Allegro giusto. Per quanto concerne il primo tempo, nonostante la qualità dei temi adoperati e delle soluzioni compositive di tutto riguardo, risente un po', a mio avviso, della tendenza alla prolissità frequentemente rilevabile in Schubert. Solo un'opinione personale, s'intende.
Dall'articolo di Wikipedia a proposito del Trout quintet apprendo una cosa che non sapevo, e cioè la motivazione della particolare formazione richiesta dal compositore: oltre al piano, non un quartetto standard, ma un violino in meno e un contrabbasso in più. Stando alla fonte citata, J. N. Hummel scrisse un quintetto col medesimo organico strumentale (che non conosco e che a questo punto mi piacerebbe ascoltare!) e Schubert avrebbe composto per un gruppo di musicisti che aveva in repertorio proprio la composizione di Hummel.
Bene, dovrei aver detto più o meno tutto quel che volevo. Non ho riletto il (lungo) post e mi spiacerebbe che ci fossero errori, che ovviamente però voi mi segnalerete prontamente! :) Per chiudere sul DVD, un unico suggerimento: accattatevillo!!!

Wednesday, March 22, 2006

Aziende in Italia

Dal terribile BastardiDentro. Tante vignette sono proprio "bastarde"... questa è carina... e malinconicamente ironica! :o

Tuesday, March 21, 2006

Mani da pianista pt. 3

Volendo rispondere ai graditi commenti di soulproudchoppa e fatadellerose ai precedenti post intitolati in maniera similare al presente (graziegraziegrazie! Commentate e fate commentare! :D ), mi sa che è meglio, per motivi di spazio, farlo con un articoletto apposito.
1) Michel Petrucciani era veramente un grande. Un gusto musicale incredibile, unito ad una tecnica invidiabile, solida e versatile. Se si pensa alla sua malattia, tanto di cappello: ecco quel che si dice una persona (e un musicista!) di carattere. E di carisma. Sicuramente devo approfondire la conoscenza dell'artista. La critica lo accosta spesso a Bill Evans, oppure, per certe cose, a Keith Jarrett. Ci può stare, con la precisazione che ha preso il meglio da entrambi e ci ha aggiunto del suo!
2) Eh... queste dimensioni... croce e delizia, si direbbe! Per quanto concerne le mani, ovviamente... : ! Vabbè... :) Comunque, è pur vero che per suonare bene gli strumenti a tastiera in molti casi non è necessario possedere mani da gigante. Bach e Mozart, stando alle loro composizioni, dovevano avere mani di dimensioni non eccessive (bah! Per quanto ne sappiamo, potrebbero anche barare!). Ma passiamo a casi esaminabili. La bravissima pianista canadese Angela Hewitt, di cui credo di aver già parlato qualche tempo fa, ha mani molto eleganti ma non certo grandissime: guardate sul suo sito (qui linkato) all'inizio della pagina del Repertoire. Ha risolto brillantemente adottando una posizione leggermente più elevata:

e specializzandosi in un repertorio più congeniale alle mani non grandi (non diciamo "piccole"!).

Caso ancora più eclatante quello della mitica Alicia De Larrocha. Questa signora classe 1923 possiede mani che, a rigore, a tutto dovrebbero servire fuorché a suonare il piano. Scorrete la galleria fotografica costruita col solito Google Images: piccole, tozze e decisamente non aggraziate, mi son sempre sembrate vere e proprie mani da massaia!!! All'inizio dei suoi studi a stento prendeva l'ottava, ed essendo le dimensioni rimaste sempre quelle non ha potuto migliorare di moltissimo. Per dare l'idea, ecco una foto in cui suona a 4 mani con un altro pianista, in cui la differenza è abbastanza evidente:


'nzomma!

Ma da sentir suonare... strabiliante! E comunque, se ben ricordo, aveva in repertorio anche qualcosa di Chopin (con i famosi accordoni), pur essendo specializzata negli spagnoli Albéniz e Granados (interessanti e spesso sottovalutati, IMHO). Ah, suonava anche l'Allegro in si minore di Schumann, ho la registrazione: davvero eccellente.

Monday, March 20, 2006

Politiche culturali? Pessime!

Vorrei riportare sul mio blog alcuni passi di un articolo apparso su Classic Voice, nota rivista di "Musica, Teatro & Arte" (così il suo sottotitolo), nel numero di Marzo 2006. Si parla delle disastrose conseguenze dei tagli sui finanziamenti pubblici alle fondazioni musicali italiane operate dalla presente amministrazione governativa. Mi è sembrato, purtroppo, che le cose lì scritte meritassero un'amara riflessione sullo stato di cose che attualmente impera in Italia a proposito dei fatti culturali. Di qualunque tipo, in realtà, ma quelli attinenti alla musica sono ovviamente di mio particolare interesse.

Il canto sospeso
di Silvia Luraghi

Bilanci delle fondazioni lirico-sinfoniche in caduta libera: il taglio al Fondo unico per lo spettacolo del Ministero dei beni culturali (dai 516 milioni di euro della finanziaria per il 2001 ai 385 milioni di quelli per il 2006) ha colpito duramente un settore, quello delle Fondazioni lirico-concertistiche, già penalizzato, che corre il rischio di non riuscire a risollevarsi. Con questi numeri il buco si aggira sui 4-5 milioni di euro per fondazione, sommandosi per alcune ad una situazione già precaria. Risultato: in alcuni teatri saltano titoli della stagione in corso, mentre si profilano riduzioni drastiche per la prossima.

CARTELLONI DA RIFARE
Si paventa l'appiattimento dei cartelloni, con la cancellazione dei titoli più rari e il mantenimento di quelli di cassetta (a Genova salta l'attesa Katia Kabanova di Janàcek con la regia di David Pountney, al Maggio Fiorentino su tre titoli è conservato solo Falstaff, Il naso del centenario Shostakovic e una promettente Salome, diretta da Gatti con la regia di Robert Carsen, si perdono per strada). I tagli arrivano in un momento in cui, a detta dell'Anfols (Associazione Nazionale delle Fondazioni Lirico-Sinfoniche), il sistema operistico italiano scoppia di salute: "Dal 2002 il pubblico della lirica, compresi gli abbonati, è in costante crescita", dice Gennaro Di Benedetto, sovrintendente del Carlo Felice. Perché allora questo taglio? "Non sono un politico e non so quali siano gli scopi del governo, se per esempio quello di ridurre il numero delle fondazioni", continua Di Benedetto, "certo però che se si voleva dimostrare che il sistema non è capace di assorbire una crisi di questo genere lo si è fatto". Walter Vergnano, sovrintendente del Regio di Torino e presidente dell'Anfols, parla di un "attacco alla cultura da parte di un governo privo di una politica culturale". [...]

PAGATI PER NON LAVORARE
[...] nel dicembre scorso [...] pareva che il ministro Buttiglione sarebbe riuscito a convincere Tremonti a ripristinare la quasi totalità del Fus. Non è andata così e Buttiglione non ha trovato di meglio da dire ai sovrintendenti che ridurre le produzioni per far fronte ai costi fissi. In sostanza i dipendenti delle fondazioni andrebbero pagati per non lavorare: suggerimento surreale da parte di un rappresentante dello Stato. [...]

RISCHIO DEBITO
Adesso comunque il problema è ridurre le spese nell'immediato. [Il sovrintendente dell'Opera di Roma Francesco] Ernani dice di aver suggerito al ministro "che si autorizzino i sovrintendenti a fare debiti nel limite del taglio, finché non saranno ripristinati i fondi previsti: era già capitato negli anni '70, poi lo Stato aveva ripianato i disavanzi dei teatri". E se lo Stato non ripianasse? [...]

LO SPONSOR CHE NON C'È
Quanto ai fondi privati, restano al palo, perché la normativa sulle sponsorizzazioni è macchinosa e poco conveniente e, osserva Di Benedetto, "per le aziende, anche quelle che investono in cultura, è più comodo contabilizzare le sponsorizzazioni in altro modo". In sostanza la legge sulla defiscalizzazione non funziona: durante il primo anno della sua istituzione si raccolsero fondi per solo il 17% circa del tetto stabilito e le cose non sono andate meglio in seguito. [...]

NON CI RESTA CHE IL TAGLIO
Resta la possibilità di intervenire a breve sui costi di produzione. La legge Urbani del 2005, per la quale ancora si attende un regolamento, prevedeva il contenimento dei cachet e il riutilizzo delle produzioni che ingombrano i magazzini dei teatri. Si tratta di misure che porterebbero qualche risparmio? Ascoltando gli agenti degli artisti si direbbe che qualche effetto lo potrebbero avere: "Per lo meno per i grandi nomi i cachet in Italia sono più alti che altrove" è il parere di molti addetti ai lavori (e d'altro canto Zubin Mehta ha rilasciato la sconcertante dichiarazione che "in Italia il mio cachet è di 25.000 euro, ma a Vienna per dirigere i Wiener mi accontento di 5000, dato che lì quella è la tariffa"). [...] Quanto al riutilizzo di produzioni già viste o la circuitazione, da questo inizio di stagione pare che molto rimanga da fare. Forse in epoca di vacche magre il Regio di Torino avrebbe potuto evitare di produrre una nuova Aida faraonica. Difficile sostenere che nei primi tre mesi della stagione ci fosse bisogno di tre nuove produzioni di Manon Lescaut (Parma, circuito toscano, Torino). Senza arrivare agli estremi della Staatsoper di Vienna o del Metropolitan, dove le produzioni durano trenta o quarant'anni (lì però si va in scena ogni sera...), qualche riflessione in tema di riutilizzo e coproduzione forse andrebbe fatta.

2006: STAGIONI DIMEZZATE?
Per la stagione prossima la tendenza è quella di presentare cartelloni dimezzati: il clima in alcuni teatri è da ultima spiaggia e molti artisti si sono visti cancellare i contratti, anche se qualche sovrintendente nega minacciando istericamente querele nel caso che le notizie trapelino. Molti sperano che le prossime elezioni politiche portino una svolta. "Voglio vivere in un paese che crede nella cultura" dice Vergnano. "Si tratta solo di aspettare il 9 aprile: ne sono convinto, se no me ne andrei subito". Un'ostilità assai diffusa nei piani alti delle Fondazioni, al di là delle
appartenenze di area.


Che dire... sconfortante, davvero. Se penso che, invece, per le operazioni demagogiche i soldi ci sono sempre... :(
Ricordo a chi si fosse distratto che, quando certi politici pontificano a proposito della capitale importanza dell'Italia come paese di nobile cultura, comunque non si vive nel mondo dei sogni, né tantomeno nel paese di Bengodi, e questo è sotto gli occhi di tutti (anche della Confindustria, fate voi!). Se davvero credono in quanto affermano, ebbene, non vedo perché continuare a sottrarre i meritati fondi pubblici a chi la cultura cerca veramente, sul campo, di proporla; e questo vale specialmente per la musica, in cui è innegabile che l'Italia ha una tradizione del massimo spessore. Altrimenti, son tutte parole per riempirsi la bocca e per riempire le orecchie degli ascoltatori, nulla più.

Sunday, March 19, 2006

Mani da pianista pt. 2

Qualche giorno fa si parlava di mani da pianista, con i casi di Liszt e Chopin. In una delle mie giornaliere visite al forum di Musica-Classica.it ho visto il post di un utente che segnalava questo articolo, a proposito dei problemi di salute che Liszt accusò, specialmente in età avanzata. Ne aveva parecchi, a quanto pare: cuore e polmoni, occhi e anche sistema scheletrico. Le mani furono colpite da una forma di artrite che si può immaginare abbastanza dolorosa, che sicuramente lo preoccupò; tuttavia sembra che fino alla fine non abbia mai perduto le sue straordinarie capacità esecutive.
Siccome fu il cuore a tradirlo, si sarebbe sicuramente preso male con discreto anticipo se avesse letto questo.
Comunque nel primo articolo che ho linkato si dice che nel suo miglior periodo d'oro raggiungesse un'estensione di dodicesima. Un'ottava più una quinta! Penso che oltre, fisicamente parlando, nessuno possa andare, per quanto grandi abbia le mani.
Un po' avvilente per chi, come me, prende se va bene una 10a minore (da tasto bianco a tasto nero). Ma non importa. Talora sembra possano essere addirittura d'impaccio. Ricordo sempre con piacere un bell'aneddoto su Vladimir Horowitz: dopo un concerto una signora del pubblico andò a complimentarsi e lodò la grandezza delle sue mani, e lui, ironico: "Lasci stare! Pensi che son talmente grosse che alle volte, mentre suono, non riesco neppure a vedere la tastiera!".
Spiritoso... :| :)

Wednesday, March 15, 2006

Che ne pensano i serbi di Milosevic

Siccome se ne fa un gran parlare, vediamo cosa ne pensano i diretti interessati, grazie ai mini-contributi con fotografia raccolti dalla BBC.
Pur con tutta la limitazione di 8 soli interventi, mi pare di intravvedere che il dibattito sia ancora ben aperto e che alcuni problemi post-bellici attendano ancora una soluzione.
Se posso dare un mio parere, mi piacerebbe davvero, ora che ci sono un po' di anni di distanza dai fatti, vedere uno studio storico su di essi che sia di ampio respiro e che da un lato comprenda contributi strettamente specialistici, ma d'altro canto contempli anche una prospettiva seriamente divulgativa. Nonostante anche noi abbiamo vissuto in prima persona quel periodo, oggi ce ne ricordiamo veramente poco. Per questo ritengo che un'operazione del genere, volta a farci ricordare di che cosa si trattava, sarebbe molto utile.
Dico questo perché i morti (e. g. Slobodan Milosevic) prima di essere tali hanno avuto una vita e fatto delle cose che hanno agito sulla realtà; è in questo senso che la loro azione storica dovrebbe essere valutata. Ecco perché attorno ai funerali dei grandi personaggi, e anche dei non-grandi che in vario modo si sono distinti, c'è quasi sempre tutto questo dibattito: non per il morto in sé, che a rigor di logica dovrebbe essere compianto come tale solo dai familiari e dai conoscenti, ma per quello che eventualmente in vita abbiano fatto, sia esso valutato con le categorie massimizzanti "buono" o "cattivo" dai vari "sensi comuni". Per uscire da questa mitologia personalista, che volentieri aggiungerei a quelle categorizzate da Q. Skinner, mi sa che non ci sono tante altre soluzioni oltre a quella dello studio sopra prospettato. Ma potrei sbagliarmi. Probabilmente la penso così perché continuo ad avere una discreta fiducia nella storia come disciplina scientifica, per quanto, ahimé, non qualificabile come esatta.

Tuesday, March 14, 2006

Mani da pianista

A Franz Liszt, prima che fosse sepolto, fecero il calco delle mani.
Sono sconvolto!
Ora comincio a spiegarmi la richiesta, spesso e volentieri, nelle sue composizioni di aperture impossibili materialmente per chi ha le mani dalle dimensioni LEGGERMENTE più umane! :| :O
Esiste anche il calco del volto (si usava farlo all'epoca) e della mano di Chopin. Nella presente sede interessa la mano, che è la seguente:
Mamma mia.

Ipse dixit

Da una sezione del sito Homo Laicus, le cui pagine, per quanto MOLTO miscellanee, hanno qualche spunto interessante; talora ci sono anche delle volute provocazioni che fanno riflettere.
Siccome al momento non sono dell'umore per la serietà, e siccome tutto il sito non l'ho ancora navigato, andiamo con questa serie di strafalcioni di docenti di scuola superiore. Sono un bel po' di pagine, ne cito qualcuno particolarmente riuscito. I commenti tra parentesi, manco a dirlo, sono un classico e sono miei.

- Sei un deficiente sceso dalla montagna, con la piena nel fiume, in un giorno di nebbia. (Evocativo!!!)
- Hai sfiorato il fuori tema.
- A Chernobyl c'è stata l'esplosione della bomba atomica. (Eh la madonna! E a Hiroshima cazzo è successo?)
- Il plurale di "uno" è "dei" o "degli". (Grammatica a grampate)
- La finanziaria, se la fate leggere a un vitello, piange fino a quando non è diventato un bue. (Eh?)
- Vi affogate in un dito d'acqua orizzontale.
- Stanno forse a smorosare?
- Queste caramelle sono per uomini duri e donne virili. (Non vorrei mai trovarmi nella situazione di dover conoscere queste ultime...)
- Napoleone era un ladro, punto e amen.
- Scriviamolo a voce.
- Tenete un tenore di voce basso. (Richiesta per soli uomini, dunque... :| )
- Scrivete Luca 1,1-4, che non è una linea erotica, ma il prologo di uno dei Vangeli.
- The most bester.
- L'oro è un gas nobile.
- L'Inghilterra era una monarchia asolana. (Bembo ringrazia. A proposito, secondo voi esiste l'aggettivo "bembesco"?)

Buona notte. A me soprattutto, si sta facendo sempre più tardi (che era anche il titolo di un libro di... non mi ricordo). Saluti.

Wednesday, March 08, 2006

Mille!

Come si può evincere dal contatore ShinyStat nella barra laterale, sono arrivato a 1000 visite dall'apertura del blog!
Cosa dire... sono contento, lo considero un piccolo successo personale. Visto che ritengo di non averne poi molti (eh vabbè...), ben venga. Ora il prossimo obiettivo è di far sì che il progettino del blog non sia un "mille e non più mille", ma che vada possibilmente il più avanti possibile. Il supporto delle vostre gentili e graditissime visite e i vostri commenti (ma sono ancora pochi, nel complesso!!! ;) ) sicuramente sono uno stimolo per andare avanti e, se possibile migliorare. Si spera, logicamente, di non finire gli argomenti! :o :D
Troppi emoticons stasera. :|
Colgo quindi l'occasione per ringraziare tutti i visitatori, assidui oppure occasionali, amici, conoscenti, sconosciuti e via dicendo, con la speranza che presto si possa arrivare a quota 2000... e oltre!
Per l'occasione, vorrei dedicare a tutti voi un bel brano semiacustico degli Emerson Lake & Palmer, datato 1973 e tratto da Brain salad surgery; non il loro disco migliore, probabilmente, e tuttavia un caposaldo del progressive rock. Hats off to Greg Lake, in uno dei suoi sporadici casi di buona ispirazione poetica per il testo!!!


Still... you turn me on (Emerson Lake & Palmer)

Do you want to be an angel,
Do you wanna be an angel
Do you wanna be a star
Do you wanna play some magic
On my guitar
Do you wanna be a poet
Do you wanna be my string
You could be anything

Do you wanna be the lover of another undercover
You could even be the
Man on the moon

Do you wanna be the player
Do you wanna be the string
Let me tell you something
It just don’t mean a thing

You see it really doesn’t matter
When you’re buried in disguise
By the dark glass on your eyes
Though your flesh has crystallised
Still...you turn me on

Do you wanna be the pillow
Where I lay my head
Do you wanna be the feathers
Lying on my bed
Do you wanna be the cover
Of a magazine
Create a scene

Every day a little sadder
A little madder
Someone get me a ladder

Do you wanna be the singer
Do you wanna be the song
Let me tell you something
You just couldn’t be more wrong

You see I really have to tell you
That it all gets so intense
From my experience
It just doesn’t seem to make sense
Still...you turn me on

(bellobellobellobellobello!!! Ma perché, cari ELP, avete aggiunto quell'orrenda traccia di chitarra elettrica col wah? :( eddài con 'ste faccine!)

Festa della donna

A proposito di questa importante festa, ecco una cosa che ho scoperto di recente: la vicenda che si dice avere originato questa ricorrenza non si svolse esattamente come, almeno in Italia, si pensa. Ma andiamo con ordine.
Dunque, la storia che penso tutti noi abbiam sentito raccontare parla di una protesta da parte delle lavoratrici di una fabbrica newyorkese nel 1909, in risposta alla quale il padrone chiuse dentro lo stabilimento coloro che scioperavano. Poi, non si sa bene se per dolo o per disgrazia, si sviluppò un incendio nel quale persero la vita quante erano rimaste imprigionate nella fabbrica. Si dice che la data fosse l'8 marzo di quell'anno.
INVECE, sembra che la cosa non sia andata esattamente così. Cioè: esiste un reale episodio, ma non con queste connotazioni. La data è il 1911, la fabbrica non era la stessa della versione precedente, le lavoratrici non stavano scioperando ma due anni prima (ecco il collegamento con l'anno 1909) erano state promotrici di un'importante e lunga campagna di protesta contro le condizioni di sfruttamento cui erano sottoposte. L'incendio fu accidentale, per quanto le condizioni di sicurezza assolutamente insufficienti resero le conseguenze davvero drammatiche. Anche se la cosa non è ben chiara e le fonti discordano su questo, forse non vi morirono unicamente donne, ma anche parte del personale maschile rimasto intrappolato nei locali.
Cos'è successo, dunque? Pare che l'episodio sia stato, purtroppo, "mitizzato" e preso erroneamente come fondamento della festa della donna, mentre in realtà sarebbe unicamente (si fa per dire... 140 morti!) uno dei molti episodi di colposa sottovalutazione dei requisiti di sicurezza sul lavoro da parte della classe padronale. Cose del genere, deprecabilmente, succedono ancora oggi in altre parti del mondo: basti pensare a quanto accaduto il mese scorso in Bangladesh. Probabilmente ciò è accaduto per la portata emotiva del fatto, che obiettivamente colpisce parecchio. Suppongo che il movimento femminista, per esempio, abbia male interpretato la successione storica degli eventi. Però non posso sapere quando e come si è sviluppata questa erronea credenza condivisa. Ho potuto riscontrare che varie fonti su Internet ritengono che i fatti si siano veramente svolti così, cioè che la data sia stata scelta per questo motivo.
Con riferimento alla pagina dedicata all'International Women's Day dalle Nazioni Unite, descrivo per sommi capi la reale origine della festa. La prima ricorrenza è del famoso 1909, il 28 febbraio: negli Stati Uniti, su iniziativa del Partito Socialista americano, si ebbe la prima Giornata nazionale della donna, che fino al 1913 si celebrò l'ultima domenica di febbraio. L'Internazionale Socialista del 1910 stabilì l'internazionalità della festa, ma non fissò una specifica data. Il 1911 è l'anno dell'incendio di New York; la data, a scanso di equivoci, non è l'8 bensì il 25 marzo.
E veniamo finalmente alla vera ragione di scelta dell'8 marzo come data ufficiale. Nel 1917, in pieno conflitto mondiale, a Pietroburgo vi fu una grande protesta femminile contro la guerra, per i diritti e per il lavoro. Nonostante l'opposizione del mondo politico, lo sciopero si fece ugualmente. Tale evento è considerato una delle principali cause immediate della Rivoluzione russa; pochi giorni dopo, difatti, lo zar fu costretto ad abdicare.
La scelta di questa data, simbolicamente, dovrebbe dunque ricordare, prima di ogni altra cosa, la tensione verso valori di pace, di diritti civili, di partecipazione politica e sociale e di rivendicazione di tutto questo. Il rifarsi a un fatto di sangue, per quanto emotivamente coinvolgente e storicamente condannabile senza appello, non è sufficiente, a mio avviso, a dare giustificazione morale a tale ricorrenza. Va recuperato, dunque, il senso "sindacale" della festa, che fu in origine espressione efficace e attiva del movimento operaio internazionale; anche oggi un buon modo di viverla potrebbe essere questo. Non approvo invece né la modalità "commerciale", per ovvi motivi (è un ribaltamento completo del quadro che ho appena descritto!), ma neppure la modalità "femminista", per la quale c'è necessità di lottare contro la prepotenza del maschio, contro la posizione subalterna vera o presunta della donna nella società contemporanea, eccetera.
Voglio dire... il ruolo dei due sessi nelle varie società è determinato da molti fattori: storici, antropologici, politici.... Premesso che la salvaguardia della vita umana sta sempre al primo posto, ne consegue che ogni altra forma di rispetto e valutazione discende da questo assunto principale, parimenti per uomini e donne. Molto è stato fatto, fortunatamente, e oggi una donna ha molte più possibilità di far emergere la propria personalità rispetto a cent'anni fa. Si può fare ancora molto, ma i problemi più grossi sono, come psicanaliticamente si direbbe, "atavici", e quindi difficilmente risolvibili. Quello principale è quello della violenza, ad ogni livello, sulle donne: violenza fisica, violenza sessuale, violenza psicologica, violenza professionale, quello che volete. Una soluzione, ahimé, non è stata ancora trovata. Ma qualcosa si potrebbe fare, e cioè adoperarsi per eliminare la mercificazione della figura femminile, e sotto sotto anche di quella maschile, perché le due cose sono collegate; ovverosia, in generale, cominciare a far capire che l'essere umano non è semplicemente un oggetto o un valore di scambio, ma è una personalità che come tale va rispettata. Da parte di tutti, uomini (nell'evitare lo sfruttamento, in tutti i sensi) e donne (nel combattere, "sindacalmente", per NON FARSI sfruttare!), sarebbe utile avviare un movimento attivo in questo senso. Poi magari la società non cambia lo stesso, però non vedo perché non tentare.
Auguri a tutte le donne che leggeranno questo post! Vorrei conoscere le vs. gentili opinioni. Non ho riletto e magari ho scritto qualcosa di non chiaro. Siccome l'argomento è delicato e importante, corrections and suggestion are welcome.

Monday, March 06, 2006

Chuck Norris?

Uhm... ieri sera ero al bar (anzi, all'osteria :o ) con amici, e due di loro mi hanno suggerito un curioso sito dedicato (diciamo così) a Chuck Norris. Avete presente, Walker Texas Ranger, i calci rotanti, cose del genere. Un gruppetto di tizi ha messo su il blog We love Chuck Norris, in cui han cominciato a scrivere MINCHIATE sul duro più duro e più trash della televisione di tutti i tempi. Ok, alcune sono proprio tali, ma altre son forti. Vediamo qualche esempio.

"Le mine delle matite di Chuck Norris sono antiuomo"
"Chuck Norris ha trovato l'ago nel pagliaio e ora lo usa per spaccare in 4 il pelo nell'uovo"
"Quando Chuck Norris vuole giocare a Shangai, gli abitanti lasciano la città terrorizzati"
"Quando Morfeo va a dormire, entra nel mondo di Chuck Norris"
"Chuck Norris ha cancellato il debito dei paesi del terzo mondo. Che adesso sono debitori di Chuck Norris. E non si rendono ancora conto del guaio in cui si sono cacciati"
"Una donna con Chuck Norris non raggiunge l'orgasmo. Lo supera"
"Se un uomo spara a Chuck Norris, il proiettile si ferma a mezz'aria e torna indietro verso chi l'ha sparato, preferendo sfidare le leggi della fisica piuttosto che Chuck Norris"
"Dalla vite si ricava il vino. Chuck Norris ricava la birra dai bulloni"
"Quando hanno consigliato a Chuck Norris di investire in borsa, lui è entrato col pickup a Wall Street"
"Chuck Norris ha le palle mediche"

Eccetera eccetera eccetera.
Credits: grazie a Mao e Isa per la segnalazione!
Tra l'altro Mao mi ha detto che un suo amico ha provato a copiare e incollare tutte le frasi in un documento Word, e son venute fuori 55 pagine! Se contiamo che l'archivio è continuamente in crescita e la fantasia umana è potenzialmente inesauribile... forse potremo arrivare ai limiti estremi di capacità di Microsoft Word! Con un po' d'impegno.
A parte scherzi, questi qui, ridendo e scherzando, attualmente sono a più di 400.000 visite, con una media giornaliera di 13.000 e rotti! W Chuck Norris, che però dovrebbe ragionevolmente pretendere i suoi diritti. Che, con i suoi metodi così compiutamente esposti nel blog medesimo, non avrà difficoltà a farsi riconoscere. :o

Saturday, March 04, 2006

Cortocircuiti linguistici

Oggi tornavamo io e Giacomo V. da Novara, dove siamo andati a fare un giro. Alla stazione di Romagnano (lo dico in modo che quanti eventualmente dovessero transitarvi possano verificare) su una porta a vetri era collocato questo cartello:

ACCESSO VIETATO
ESTRANEI AL LAVORO

Cosa capite? Credo esattamente quello che a prima vista si legge. Praticamente, l'occhio e la mente sottintendono un punto fermo alla fine della prima riga, quando invece la frase dovrebbe leggersi tutta di fila, considerandola ellittica della preposiz. articolata "agli".
Alle volte, capita di trovarsi di fronte a ingenui equivoci linguistici simili a questo. Altre volte si realizzano, non so quanto coscientemente, dei veri e proprio cortocircuiti linguistici che forse la dicono lunga sull'effettivo stato mentale di chi li ha prodotti.
Esempio 1: vi ricordate tutta la storiaccia del digitale terrestre? Qualche cartellone c'è ancora in giro, e la scritta era:

La televisione digitale terrestre è arrivata sulla terra

E la domanda lecita sarebbe: e dove mai doveva stare PRIMA? Se è terrestre... come dire...! Voglio quindi conoscere l'estensore dello slogan, per capire dove si è innescato il cortocircuito.
Esempio 2: cartellone elettorale di Ugo Martinat. Ha anche un sito, ma mi rifiuto di linkarlo. L'ho visitato ieri (ho fatto anche questo...) e questo cartellone non l'ho trovato. Vi agevolo la frase, della quale non sono ancora riuscito a decifrare il senso profondo e politico:

La galera è per quelli che devono stare dentro, non per i cittadini che devono stare fuori

Il signor di Lapalisse, non c'è che dire. Però VI PREGO, se qualcuno ha capito il messaggio programmatico sotteso a questo slogan, me lo comunichi. Vi giuro che, prendetemi pure per pazzo, ci ho pensato anche più tempo di quel che volevo.

Thursday, March 02, 2006

Un paio di cartelloni

Questo è un'elaborazione molto ben riuscita. Il messaggio in sé sarebbe condivisibile, se non fosse per il testimonial con cui, come dire, proprio non riesco ad andare d'accordo!
Questo è della serie cui apparteneva "'Nculo vaffa" che ho postato qualche giorno addietro.