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Tuesday, February 28, 2006

La tua macchina è coreana

Questo pensiero gira su internet. Io l'ho trovato sul fotolog di una mia amica, mi è piaciuto e quindi ve lo riporto. Rifletteteci, magari.

La tua macchina è coreana,
la tua pizza italiana
e il tuo couscous è algerino.
La tua democrazia è greca,
il tuo caffè è brasiliano,
il tuo orologio è svizzero,
la tua camicia è indiana,
le tue vacanze sono turche, tunisine e marocchine.
Le tue cifre sono arabe e la tua scrittura è latina.
E ti lamenti perché il tuo vicino di casa è straniero?

Monday, February 27, 2006

Plagi (veri o presunti) seri

Codice Da Vinci contestato.
Come saprete, il libro di Dan Brown è stato accusato di aver copiato le idee di un libro uscito vent'anni prima. L'autore dovrà rispondere a un tribunale di un'accusa piuttosto pesante, specie considerando l'esorbitante successo del Codice a livello mondiale.
Non c'è da scherzare con processi di questo tipo. Ricordo sempre, in questi casi, il caso di Per un pugno di dollari, primo e storico capolavoro di Sergio Leone: Akira Kurosawa portò causa al regista per avergli, a suo dire, copiato la trama di La sfida del samurai. Si tratta in realtà, a mio avviso, certamente di una riscrittura e riambientazione della medesima trama, ma il risultato artistico è certamente tutt'altra cosa, che nulla toglie al grande regista giapponese e al suo lavoro. Le riscritture e i rifacimenti artistici, in molte arti, sono all'ordine del giorno. Ma in base alle leggi sul diritto d'autore, all'epoca (1964) riconobbero ragione all'accusa e conferirono a loro i proventi dei diritti di distribuzione del film in alcuni paesi dell'Estremo Oriente. La cosa curiosa è che Kurosawa stesso diresse alcuni film che erano riscritture di trame shakespeariane: il famosissimo e meritatamente apprezzato capolavoro Trono di sangue altro non è che un riuscitissimo adattamento del Macbeth. Ma Shakespeare, mi pare ovvio, non poté più fargli causa! :) Se la legge è uguale per tutti, l'avrebbe vinta sicuramente.

Friday, February 24, 2006

Citazione, plagio o pura casualità?

Allora, mi è capitato stamani di ascoltare un ormai ventennale disco di Grazia Di Michele, Le ragazze di Gaugain, da cui tra l'altro è tratto il famosissimo singolo omonimo. Carino, interessante, alquanto originale musicalmente; testi un po' troppo mielosi per i miei gusti, ma tant'è. L'inserimento di elementi diversi nella tradizione della canzone italiana talora dà buoni frutti, come in questo caso. La produzione è ovviamente molto anni '80 (ovvio...), ma non sgradevole. Quello che però mi ha colpito è l'incipit della quarta traccia, Rosa.
Quando l'ho sentito mi son detto: io questa l'ho già sentita. Sicuro. Allora mi son messo lì 5 minuti, finché non son riuscito a tirar fuori donde veniva il motivo. Sulle prime la testa del tema mi ricordava nientemeno che Peaches en regalia di Zappa (da Hot rats); ritmicamente ci stava tutto, ma la coda, seppur simile, differiva. Me la son cantata e ricantata fin quando non mi sono illuminato: Money for nothing dei Dire Straits!!! Lo stesso tema c'è all'inizio del brano e alla fine, quando il coro canta "I want my MTV!", o qualcosa del genere. Quella melodia, sia ritmicamente che melodicamente. La stessa identica.
Chissà. Non penso alla citazione perché i due brani non hanno molto a che spartire tematicamente. Un plagio? Mi sembra strano. A una prima ricerca, molto veloce e superficiale, non ho trovato su internet nulla in merito. Neanche la casualità mi sembra completamente soddisfacente: è una combinazione che è perfettamente identica, lo ripeto, sia ritmicamente che negli intervalli melodici. Penso invece a un condizionamento inconscio, e lo penso perché Brothers in arms, da cui Money for nothing è tratta, è del 1985, cioè dell'anno precedente all'uscita del disco della Di Michele. Ritengo dunque che, sentito questo tema tutto sommato secondario rispetto allo sviluppo del brano, ma molto orecchiabile, inconsciamente abbia scritto il brano in questione. Cose che capitano.

Wednesday, February 22, 2006

La mia musica (gioco!)

Ho bellamente fregato questo giochino scacciapensieri e passatempo ad Aislinn, perché diverse domande mi sembravano intriganti. Spero che la suddetta non me ne voglia...! ;)
Andiamo a incominciare con il

REGOLAMENTO DEL GIOCO:
Il primo partecipante pubblica un post nel proprio blog titolandolo "LA MIA MUSICA" e compilando di seguito questo test. I bloggers che risultano invitati a partecipare a tale test riporteranno il medesimo regolamento fedelmente oltre che nominare altri 5 bloggers tra i propri preferiti ai quali passare il testimone. E’ importante non dimenticare di far visita ai suddetti nominati lasciando loro un commento pubblico nel quale deve obbligatoriamente comparire la frase: "Vieni a leggermi……e a raccontarmi la tua musica".

E qui di seguito le mie risposte. Da prendere con le molle, ovviamente: sempre work in progress musicalmente parlando!
Passo il gioco a tutti quelli che vorranno farlo, perché non voglio far preferenze verso nessuno. La regola dei 5 la eludo coscientemente.

1° Quella che vorresti fosse stata scritta per te: non saprei... forse When a blind man cries dei Deep Purple
2° Quella che ti ricorda la tua infanzia: La leggenda della Grigna, ballatina popolare. Tra l'altro da questo link vengo a sapere che esisteva un'ultima strofa, diciamo così, esplicativa del senso allegorico del testo, che del tutto ignoravo! :o
3° Un gruppo che ascolti spesso: uno solo? Dream Theater
4° Quella con cui vorresti svegliarti: nessuna perché per ascoltare musica devo prima carburare un tantino, altrimenti è controproducente.
5° Quella che ascolti spesso in questo periodo: Tarkus degli Emerson Lake & Palmer
6° Quella che ti fa pensare al sesso: (oddìo...) The sensual world di Kate Bush
7° Quella per viaggiare: Highway star dei Deep Purple
8° Quella che ti fa pensare alla solitudine: Dogs dei Pink Floyd. Ma un po' tutto Animals mi ci fa pensare, a ben vedere.
9° Quella per quando sei incazzato: se sono veramente incazzato tiro fuori il live dei Nirvana
10° Quella con il migliore inizio: parecchie. La cosa è proprio indecidibile.
11° Quella che ti estrania dalla realtà: (devo aggiungere anche cose di classica, ovviamente) Molte cose di Debussy
12° Quella triste: Space-dye vest dei Dream Theater
13° Quella che quando la senti ti fa scatenare: Rock and roll degli Zeppelin!!!
14° La migliore canzone come colonna sonora: Speak softly love dal Padrino, Nino Rota sale in cattedra. Ma anche il tema d'amore da Nuovo Cinema Paradiso, del maestro Morricone.
15° Quella per la tua città: Piccola città di Guccini
16° Quella su cui fare l'amore: niente musica in certi momenti... mi distrarrei! :)
17° Quella che ti fa divertire: gli Amici di Roland
18° Quella con un bel titolo: una fra le tante, Snowblind, Black Sabbath
19° Quella che ti fa ricordare una persona: ... lasciamo perdere
20° Quella brutta: per esempio, praticamente tutte quelle che ho sentito degli Stratovarius. Ma è un esempio un po' ricercato: sulle brutture-musicali-secondo-me dovrei scrivere un trattato.
21° Quella sull'amore vero: ne prendo una un po' sdolcinata, ma dài, passatemela: Billy Joel, Just the way you are
22° Quella che ti fa ricordare bei momenti: eh... tutto Buon compleanno, Elvis! di Ligabue. Avevo 15 anni. Vabbè, non vi racconto tutta la storia. Comunque, è stato per me l'ultimo (e forse, per dirla tutta, l'unico) album veramente bello e significativo di Ligabue. Ma riconosco di non essere imparziale nel dirlo.
23° Quella che ti fa ricordare brutti momenti: non ricordo.
24° Quella che ti fa riflettere: come musica o come testo? Nel secondo caso, tutta la discografia di Kate Bush
25° Quella con il miglior testo: indecidibile a memoria.
26° Quella che non ti piaceva ma adesso ami: tutto Falling into infinity dei Dream Theater. Uno dei più gravi errori di valutazione che ho mai fatto.
27° Quella che vorresti al tuo funerale (facendo corna): non una canzone ma qualche corale per organo di Bach
28° Quella che descrive perfettamente un momento della tua vita: boh
29° Quella che ti piace nella collezione dei tuoi genitori: mio padre ha il vinile di Clic di Battiato. Inascoltabile per certi versi, però mi piace.
30° Quella che non conosceresti se non fosse per un tuo amico: tutta la musica che ascolto ora, probabilmente. Grazie ad Alessandro, Simone, Thomas e Gianluigi.
31° Quella che ti fa venire in mente la prima cotta: probabilmente qualcuna di Vasco Rossi
32° Quella che hai dedicato: uhm... non ci tengo a divulgarla!
33° Quella su cui non riesci a non ballare: non sono capace di ballare. Purtroppo.
34° Quella che ti dona serenità: tutte le cose che ho di Franz Joseph Haydn. Ecco uno che veramente sapeva e sa regalare serenità e felicità pura alle persone.

Passo il gioco a tutti quelli che vorranno farlo, perché non voglio far preferenze verso nessuno. Di conseguenza, la regola dei 5 la eludo coscientemente.

Tuesday, February 21, 2006

Cinquantamila elettori

Leggendo il manuale L'impiegato comunale (Edizioni Simone, novembre 2005) per preparare un concorso pubblico (sperando almeno di entrare in graduatoria!) ho scoperto una cosa che mi è sempre sfuggita. Capitolo secondo, "Gli istituti di democrazia diretta". A un certo punto (p. 41) c'è questo paragrafo:

2. IL DIRITTO DI INIZIATIVA LEGISLATIVA POPOLARE

Il popolo può esercitare direttamente l'iniziativa legislativa proponendo al Parlamento, a mezzo di almeno 50.000 elettori, un progetto di legge redatto per articoli.
Il Parlamento è tenuto a prendere in considerazione tale progetto.

E in effetti, andando a vedere il riferimento normativo, che non è altro che la Costituzione, si legge all'art. 71 comma 2:

"Il popolo esercita l'iniziativa delle leggi, mediante la proposta, da parte di almeno cinquantamila elettori, di un progetto redatto in articoli."
(testo courtesy Quirinale.it)

Se ci si pensa, non è male!
Peccato che, a parte prendere in considerazione, sono persuaso che il Parlamento non farebbe molto altro.

Sunday, February 19, 2006

Bottone rosso

Questo a dimostrazione che l'uomo è disubbidiente e ostinato per natura.
Divertente!

E siamo a quota due

Neanche un mese e già due vittime della nuova normativa in tema di legittima difesa. Pessimo record. In questo caso siamo all'ammissione diretta da parte del colpevole. Non ripeto quello che ho già detto sulla pericolosità e sullo sfregio del diritto che questa legge ha portato. Aggiungo solo che quanto in tempi non sospetti era stato previsto si sta puntualmente verificando: pistola facile, giustificazione di qualsivoglia sproporzione tra difesa e offesa, deresponsabilizzazione, disprezzo della vita. Finalmente c'è (facciamo che dire "ci sarebbe") motivo oggettivo per ritornare su questa inopinata scelta.

Saturday, February 18, 2006

Doppia linea di tradizione

Sui rapporti tra cultura cosiddetta alta e cultura cosiddetta bassa (o popolare) ci sono tonnellate di studi. Vorrei fare un paio di considerazioni che mi sono venute in mente di recente, tanto per cambiare a proposito di musica.
Spesse volte capita di sentire discorsi da parte di melomani che per darsi un tono si danno all'ascolto dei capolavori di musica classica, magari anche con cognizione di causa; tuttavia, quando si va a toccare l'argomento della seconda tradizione, quella semplice e popolare, c'è una sorta di chiusura a riccio, di non considerazione della possibile importanza. Dico questo perché talora capita anche di leggere eminenti studiosi che però arrivano finanche a disprezzare esplicitamente qualcosa di cui, probabilmente, quasi nulla conoscono. Così chi oggi vuole con intelligenza nobilitare un genere nato in maniera ingenua e spontanea viene talvolta accantonato per semplice partito preso. Capita per esempio con la musica moderna, che per moltissimi aficionados delle sale da concerto e dei loggioni è porcheria degenerata tout court. Invece, come in qualsiasi cosa, c'è sì la porcheria, ma ci sono delle perle di importanza e rilevanza notevolissima ai fini dello sviluppo e della ricerca musicale. E, come per altri generi, sarebbe indispensabile arrivare a dei criteri di discernimento. Di questo si parlava qualche tempo fa con Aislinn; mi pare che si convenisse sul fatto che fissare dei criteri assoluti non è così semplice. Quantomeno però bisogna avere delle direttive, sennò tutto diventa accettabile, il che è contrario all'obiettivo di partenza.
Però, ad esempio, il jazz è stato a più riprese bollato dall'accusa di degenerazione. Anche lì, tutto nel calderone e via a invettive rabbiose contro la "musica dei negri" (sic!). Vorrei vedere, tuttavia, un certo numero di persone improvvisare su Giant steps di Coltrane con una misura artistica ed estetica non dico la metà, non dico un terzo, ma un decimo di quanto faceva Coltrane stesso. Oppure non so, mi rifiuto di credere che un musicista non possa apprezzare l'Ouverture di A passion play dei Jethro Tull: non ci sarà tutta la precisione e il rigore del contrappunto severo, però il tema del flauto è rivoltabile e difatti nella frase successiva passa al basso. La scrittura è di chi non ha solo orecchiato il concetto, ma quantomeno, seppur forse solo intuitivamente, ha cercato un'applicazione seria del medesimo.
Ah, dimenticavo: spesso i musicisti quelli veri si sono dimostrati molto più tranquillamente interessati, con intelligenza e sincerità, alla tradizione popolare. Devo agevolare qualche esempio? Dico i primi che mi vengono in mente.
1) Bach, proprio alla fine delle sue Variazioni Goldberg BWV 988, mette come trentesima variazione prima dell'Aria da capo un Quodlibet. Il genere del Quodlibet consisteva nell'inserire una o più melodie popolari all'interno di una composizione; quando i musicisti barocchi si trovavano in compagnia, spesso usavano eseguire e cantare Quodlibet improvvisati, su temi di ballate popolari, canzonette, canzoni da osteria (!). Nella fattispecie delle Goldberg, la variazione conclusiva contiene due temi popolari: Ich bin so lang nicht bei dir g'west ("Sono stato così a lungo distante da te") e Kraut und Ruben ("Crauti e biete"). Leggetevi l'ampio e dettagliatissimo saggio di Thomas Braatz.
2) Liszt nelle Rapsodie ungheresi riprende temi popolari del proprio paese d'origine, li trascrive per pianoforte, aggiunge la propria maestria compositiva e una dose non indifferente di difficoltà tecniche, e il gioco è fatto.
3) Mozart scrisse variazioni su temi popolari: famosissime quelle sulla canzoncina francese del XVIII° secolo Ah! Vous dirai-je, maman! K 265, ma ci sono anche cicli sui temi Wilhelm van Nassau (K 25), La belle francoise (K 353) o Ein Weib ist das herrlichste Ding (K 613).
4) Brahms nelle Danze ungheresi fece un lavoro simile a quello di Liszt. Si vede che i temi ungheresi erano particolarmente interessanti per i musicisti ottocenteschi! E, a sentire le realizzazioni, probabilmente ne avevano anche di ben d'onde.
5) Questa mi è particolarmente cara: Handel in una delle sue Suites per tastiera (la n. 5, in Mi maggiore) dopo un preludio, un'allemanda e una corrente inserisce un'Aria con variazioni il cui tema, secondo un aneddoto, avrebbe un'origine singolare. Si racconta infatti che Handel, passeggiando per una via, abbia udito un fabbro che, mentre batteva il ferro, canticchiava (o fischiettava) questa melodia. Favorevolmente colpito dal tema, lo memorizzò e se lo annotò, scrisse l'armonizzazione dandogli veste, per l'appunto, di aria, aggiunse cinque double di difficoltà crescente e sempre più movimentati e ottenne il finale per la suddetta suite. L'aneddoto è apocrifo e non si sa quanto attendibile; sta di fatto che l'aria è tradizionalmente chiamata Il fabbro armonioso! Vero o non vero, Handel con questo movimento scrisse una delle pagine più interessanti del repertorio barocco per tastiera.

Thursday, February 16, 2006

Squadra d'oro

Bella oggi la gara dell'inseguimento a squadre, vinta dall'Italia. Dare quasi 3 secondi al Canada in questa specialità non è impresa da poco. Del resto, si attendeva in qualche modo una conferma dopo la botta di culo nella semifinale con l'Olanda (caduta di due atleti in tuta arancione e conseguente ritiro). Secondo oro dopo quello dello slittino di Zoeggler: quest'ultimo bravo a ben gareggiare pur con la pressione del pronostico favorevole, la squadra sulle lame assai meritevole nel battere una nazionale quotatissima e con un palmarès invidiabile.
(Mi ero ripromesso di non fare post di argomento sportivo... spero mi concediate qualche piccola deroga ogni tanto! Solo che son già due in due giorni... hmmmm, tenetemi a freno!)
L'articolo sul sito delle Olimpiadi.

Wael Zuaiter e la Nona Sinfonia di Beethoven

Wael Zuaiter era un intellettuale palestinese esule a Roma e rappresentante di al-Fatah negli anni '70. A quanto mi risulta il suo personaggio è anche citato in Munich di Spielberg in quanto ucciso dal Mossad, pare per ordine diretto di Golda Meir, in rappresaglia per la strage degli atleti israeliani alle Olimpiadi di Monaco '72; non ho (ancora) visto il film e quindi non posso confermare.
L'interessante libro dedicato alla sua figura, Per un palestinese. Dediche a più voci a Wael Zuaiter (Prospettiva Edizioni, Roma, 2002... ma uscì la prima volta nel '77), contiene scritti di molti suoi illustri conoscenti: Arafat, Rafael Alberti, Jean Genet, Moravia, Elio Petri, Giorgio La Pira e altri ancora. Mi è particolarmente piaciuto il ricordo di Bruno Cagli, musicologo e storico della musica, che rievoca uno scambio di opinioni tra lui e Zuaiter a proposito del messaggio musicale di pace troppo spesso eluso dai pur entusiasti melomani. Zuaiter era anche appassionato di musica, prima in ambito tradizionale arabo, successivamente con l'approfondimento delle sue conoscenze in fatto di musica occidentale. Ne trascrivo qualche spezzone qui di seguito (tutto sarebbe molto lungo da trascrivere); ci sono delle considerazioni interessanti e, per quanto mi riguarda, condivisibili.


La Nona Sinfonia: utilizzazione e destino
(di Bruno Cagli)

Durante la Guerra dei Sei giorni Wael Zuaiter un giorno mi disse: «questa società che è stata in grado di dare al mondo la Nona Sinfonia di Beethoven non è in grado di impedire tutto questo?».
Era una domanda? O piuttosto una constatazione? O l'una e l'altra cosa insieme? Mi ricordo perfettamente la sua riflessione, tanto più amara in quanto espressa da una persona che, provenendo da un'altra cultura, aveva compiuto senza sforzo apparente una pressoché totale assimilazione del gusto estetico occidentale, come potremo forse definirlo. Intendo dire che Wael Zuiter era perfettamente in grado non soltanto di parlare le più importanti lingue europee, ma anche di discutere di qualunque argomento, di musica, letteratura e arte al pari di qualsivoglia europeo profondamente «acculturato». Difficilmente, dato il suo carattere, del tutto alieno da quegli esibizionismi che affliggono tanti intellettuali, faceva sfoggio della sua cultura, e poteva capitare, anche a chi come me lo conosceva da anni, di non sapere per esempio che era in grado di leggere una partitura d'orchestra.
Di questo mi avvidi soltanto qualche tempo dopo. Erano anni in cui attraversavo una fase di entusiasmi mahleriani e mi capitò un giorno di acquistare la partitura dell'Ottava. Zuaiter me la chiese in prestito e, in cambio, mi prestò un disco della Nona di Mahler in una particolare edizione che comprende anche la registrazione di un breve discorso di Bruno Walter, che ne è il direttore, e di parte delle prove. Come succede spesso con i prestiti, passarono parecchi mesi senza che nessuno dei due pensasse alle restituzioni. Fu così che, dopo il suo assassinio, la partitura dell'Ottava Sinfonia fu trovata dalla polizia nella sua casa e sequestrata come «reperto sospetto». Sospetto certo perché incomprensibile ai nostri zelanti poliziotti. Immagino che tale reperto sia stato analizzato, forse schedato (e sarebbe ben curioso sapere come), infine messo da parte come del tutto irrilevante e riconsegnato a me. [...]
Non so se quell'«allegro impetuoso» e quel «poco adagio» abbiano anch'essi dato da pensare a qualche zelante funzionario di questa bella società che ha riversato sul mondo diverse None Sinfonie e altrettante e più ancora Ottave e Settime. È certo che la partitura dell'Ottava risultava in prima linea tra il materiale interessante trovato dalla polizia nei giorni in cui si mirava ad accreditare la tesi dell'uccisione da parte degli stessi arabi. [...]
Quando Wael, che viveva, se così posso dire, «di cultura» e viveva tra persone che «praticano la cultura» continuamente, diceva che la Nona Sinfonia non era bastata a impedire una guerra, commentava senza saperlo i due episodi successivi. Da un lato constatiamo l'incapacità del mondo culturale di realizzare qualcosa di pratico, dall'altro tuttavia rileviamo il sospetto che circonda una cultura che rimane estranea all'esercizio del potere. [...] Dunque Wael, prima di essere ucciso, aveva in qualche modo messo in discussione il ruolo che la nostra società ha assegnato agli artisti, agli intellettuali e alla cultura in genere. E che ha aspetti tali che, mettendosi nelle vesti di una persona proveniente da un'altra civiltà e da una società diversa, non possono non sembrare del tutto eccezionali. Infatti, confrontando il culto che si ha da noi dell'arte e dell'artista, si potrà agevolmente vedere che esso non trova riscontro altrove. In certo senso nemmeno nell'antichità il nome degli artisti è stato oggetto di venerazione come da noi. [...]
«Quando si cesserà di bruciare incensi all'opera d'arte?» si chiedeva Hegel. Certo si bruciano ancora. Ma la domanda di Wael è anch'essa fin troppo scottante: la venerazione che circonda il nome di Beethoven, il fatto che siano stati scritti centinaia di volumi per illustrare il suo messaggio di fratellanza, il fatto che ogni sera, in varie sale da concerto, davanti a centinaia di apparecchi radio e di riproduzione, siedano milioni di persone culturalmente «avvertite» per bearsi dell'ascolto delle opere di Beethoven e di tanti altri musicisti, non può non farci pensare con sgomento che quella stessa società ha prodotto guerre a ripetizione, ha allestito campi di concentramento, ha perpetuato una politica di oppressione, ha coltivato, insieme con i concetti umanitari, miti razzisti, colonialisti, nazionalisti e si è ispirata a essi piuttosto che ai messaggi dei suoi artisti per compiere innumerevoli nefandezze, quando addirittura non ha asservito l'arte e gli artisti stessi a quei miti, piegandoli al compito di diffondere idee di segno opposto a quello della fratellanza e ottenendo, a quanto pare, quel seguito che è invece mancato all'appello contenuto nella Nona Sinfonia di Beethoven.
Cosa è dunque avvenuto in questa società che intitola le proprie strade agli artisti, che li onora con monumenti, con edizioni critiche, con convegni e saggi e che assegna loro connotati divini circondandoli con provvide - ai propri fini - nuvole d'incenso? Apparentemente questo culto sembra del tutto innocuo e privo di macchia. Quanti ascoltano la Nona siedono compunti nelle sale da concerto e si lasciano andare alla beatitudine dell'ascolto. Tuttavia, in questo stesso mondo, una partitura che per qualche caso fortuito esce dallo scaffale e invece di posarsi sulle ginocchia di un ascoltatore o sul leggio di un esecutore finisce sul tavolo di un commissariato riceve un trattamento diverso, ispirato a quanto pare al terrore. Quel terrore della cultura che, ben evidente nelle dittature, è pur sempre retaggio di quegli strumenti dell'oppressione o della repressione civile che dovrebbero vigilare sulla conservazione dei modelli della società e salvaguardare lo Stato e le sue strutture. Ovviamente il sospetto che circonda un libro stampato con caratteri diversi da quelli delle circolari ministeriali non è che la manifestazione elementare di quel sospetto che circonda chi in definitiva fa l'artista in modo da cercar di diffondere un messaggio che induca all'azione invece che alla contemplazione. Al di fuori dell'altare, l'opera d'arte e l'artista non possono stare se non nel cestino della spazzatura o in carcere. Se non si accetta la venerazione, bisogna affrontare il ludibrio e la condanna. Che l'opera d'arte possa compiere qualcosa di diverso dall'intrattenere e possa agire in modo da trasformare la società sappiamo bene che non è accettato. Già nella sua Repubblica Platone aveva fissato i compiti e il posto che dovevano occupare gli artisti, ma aveva anche accuratamente distinto l'arte ammessa e quella non ammessa. La civiltà che ha fatto proprio l'idealismo platonico non ha cessato di scegliere e fissare rigidi confini, anche se non proprio nel senso platonico. Il concetto che sia ammessa un'arte per lo Stato va di pari passo con il rifiuto e la condanna dell'arte contro lo Stato e lo Stato sarà poi il concetto di nazione, di supremazia religiosa e civile, sarà il concetto di espansione e di conquista e sarà anche il mito dell'efficienza pratica contro l'inefficienza contemplativa (un mito che agì così pericolosamente nella pubblica opinione occidentale all'epoca della Guerra dei Sei giorni).
Dell'arte questa società si serve al suo interno per il rito sociale e all'esterno per rafforzare la sua immagine e contornarla di un'aureola di superiorità. Certamente non si esportano solo le armi, le merci, le malattie e le ideologie, ma si esportano anche quei magnifici prodotti che sono i classici e si può avere buon gioco mostrando agli altri, che dell'arte fanno un uso del tutto diverso, che da noi essa ha il compito di esprimere il desiderio di fratellanza e di diffondere il messaggio della pace tra gli uomini. [...]
Nel messaggio contenuto nella Nona di Beethoven sembra implicito il fatto che esso è inviato dall'artista avvertito a un pubblico non avvertito (questo compito gli artisti del romanticismo lo sentirono in modo del tutto particolare). Ma l'ascoltatore non diventa Beethoven non solo perché non è in grado di scrivere una Nona Sinfonia, ma perché la sua accettazione del messaggio non va al di là di un'adesione del tutto sentimentale che non è in grado di cambiare né il suo modo di vivere né la società che lo circonda. Tale verità si può dimostrare paradossalmente con il fatto che la nostra società accetta che un artista sia eccentrico e in qualche modo rivoluzionario. Ma non concepisce che si sia rivoluzionari per aver ascoltato musica o letto libri di poesia.
La musica di Mahler denunciava l'alienazione dell'individuo e sentiva tragicamente questo problema. Per questo è stata ed è tuttora odiata, mentre se ne è finalmente accettato il senso nostalgico di richiamo a una lontana felicità perduta. [...]
In definitiva la nostra società non ha paura della Nona Sinfonia, ma ha ancora paura del messaggio contenuto nella Nona Sinfonia e, nel momento in cui si leva una qualunque persona per la quale questo messaggio, in luogo di essere un ozioso strumento di conversazione, diventa un'esigenza di vita, mette in moto un meccanismo spietato di repressione. Quando Wael mi chiedeva come fosse possibile che il messaggio contenuto nella Nona non agisse per riformare il mondo era diventato egli stesso il portatore vivente di questo messaggio. Ed essere il portatore di questo pericolosissimo principio di libertà e di fratellanza lo ha esposto all'assassinio. Ma la mano che ha armato i sicari era spinta dal terrore, e quando si è mossi dal terrore si rischia di sbagliare i calcoli. In effetti, del tutto inconsapevolmente, ma come conseguenza diretta del meccanismo cieco del potere, ciò che Wael aveva tentato invano di ottenere in vita lo ha ottenuto in morte. Il cambiamento radicale che si è verificato negli intellettuali e nell'opinione pubblica nei confronti dei mandanti di questo assassinio lo testimonia in modo, credo, clamoroso. Per assurdo, dunque, la cultura sembra ancora essere in grado di agire per riformare il mondo. Anche se il prezzo che viene pagato per questa utopia diventa sempre più alto.

Curling?



Boh.
Però...
Articolo abbastanza ampio su questo sport olimpico sulla solita Wikipedia.
Ha catturato l'attenzione di moltissimi spettatori delle Olimpiadi Invernali in corso di svolgimento questo curioso gioco-sport. Il principio fondante è simile a quello delle bocce: avvicinarsi il più possibile con i propri oggetti di gioco a un punto stabilito (nel curling fisso e nelle bocce variabile, essendo il pallino). Il metodo di accostamento al punto, stante la superficie ghiacciata e preparata e considerata la mole delle stones, vere e proprie pietre da 20 kg l'una, non può essere il medesimo. I componenti la squadra possono tentare di modificare velocità e traiettoria della stone mediante uno scopino col quale sciolgono in varia misura il ghiaccio davanti alla pietra in movimento.
La prima volta che l'ho visto giocare è stato, suppongo come per molti, alle Olimpiadi due giorni fa. Il primo pensiero è stato: adesso le ho proprio viste tutte. E invece lo guardi cinque minuti e cominci a interessarti, lo guardi dieci e comincia a prenderti, dopo mezz'ora diventi già commentatore, in virtù delle semplicissime e intuitive regole. Insomma, se sulle prime sembra una caxxata, sotto sotto ha il suo perché.
L'immagine sopra (courtesy Wikipedia, of course) è un po' inquietante...
Nota di colore: l'Italia non va male, oggi la squadra maschile ha battuto gli Stati Uniti. Classifica qui. Tra due giorni match con la Norvegia, attualmente a pari punti con noi.
L'unica obiezione mia sarebbe una richiesta di complemento: introdurre le bocce come sport olimpico; finora, a quanto ho capito, sono state solo disciplina ospite in qualche occasione. Quello che è giusto è giusto!

Wednesday, February 15, 2006

Approcci originali

Notizia.
Quantomeno non ha peccato di ovvietà!
Si potrebbe anche studiare qualche variazione sul tema. Ma francamente conosco sistemi migliori per impiegare il tempo in maniera più redditizia!

Informazioni di prima mano

Uff... quant'è che non scrivo? Abbastanza!
Eh, quando mancano le idee... :o
Ad ogni modo, vediamo di ripigliarci con un argomento di attualità. Ultimamente, con l'approssimarsi delle elezioni, di qua e di là inogniddove si parla e si discute di sondaggi. Ciascuno àvoca a sé il primato nelle percentuali stimate dai sondaggisti; c'è anche chi prima offende il lavoro dei sondaggisti dicendo che sono dei venduti in quanto "comunisti" e poi fa fare a non si sa bene chi un sondaggio ad hoc per dimostrare che tutti gli altri sbagliano. Mi avete capito benissimo, quindi non è necessario precisare chi sia. "Tutti gli altri" sarebbero comunque letteralmente "tutti".
Per evitare di rimanere presi nei morsetti della propaganda, suggerisco la consultazione del sito istituzionale dei sondaggi politico-elettorali. Per legge vi devono venir pubblicati tutti i sondaggi di carattere politico-elettorale effettuati. Leggetevi i dati grezzi, è molto più istruttivo di qualsiasi commento.
Breve nota di colore: un sondaggio di ISPO Ltd commissionato dal Corriere della Sera (non vi dico balle, è quello intitolato: "Cdl, mezzo punto in più alla settimana...", ed è fatto, lo ripeto, su richiesta del CORRIERE DELLA SERA, non dell'Unità) vediamo che il centro-sinistra avrebbe guadagnato mezzo punto percentuale rispetto a gennaio, ma il centro-destra ne ha guadagnati 2 e mezzo. Come può essere? Niente di più semplice: sono i voti delle "Altre liste" che sono state acquisite da Berlusconi & C., a riprova che forse non è proprio sicurissimo di andare molto vicino alla vittoria, nonostante la sicurezza dei propri sondaggi privati. Le altre liste sono il Movimento per le Autonomie, ma soprattutto le squadr(acc)e di Rauti, Alessandra Mussolini, Tilgher e Fiore. Per cui state attenti se per caso desiderate votare a destra alle prossime consultazioni: vi tirate in parlamento i fascisti, e non quelli che magari lo erano o sotto sotto lo sono ma si nascondono bene (vedete voi) tipo An, proprio quelli duri con saluto romano e striscioni razzisti negli stadi.
Scusate la durezza, è solo che si vede già abbastanza revisionismo in giro in questo periodo, mi sento un pochino in dovere di far presente i dati oggettivi che un po' troppo spesso vengono dimenticati e/o non presi in considerazione in maniera sufficiente.

Friday, February 10, 2006

Bonhoeffer

Si sta svolgendo in questi giorni a Torino e Vercelli un convegno di studi su Dietrich Bonhoeffer, teologo e filosofo tedesco, nonché attivo oppositore del nazismo e di Hitler, martire dei campi di concentramento. È importantissimo per il suo pensiero riguardo alle discipline di cui si è occupato, nonché per la sua ricordata testimonianza di vita e di libertà. Il convegno è anche l'occasione per celebrare il centenario della sua nascita (4 febbraio 1906). Mi è piaciuto leggere questo articolo (da Il manifesto di ieri), di Oreste Bossini, uno dei conduttori di Radio Tre Suite; si parla dell'interesse musicale di Bonhoeffer e di una possibile lettura "della polifonia come possibile modello musicale della vita christiana". Buona lettura... anche se per caso non foste appassionati di teologia & affini!

Thursday, February 09, 2006

"Unser dummer Pobel meint"

Ancora non ho capito cosa significa la frase di cui al titolo... qualcuno mi può aiutare? :|
Ad ogni modo, è il titolo di un aria che diede a Mozart lo spunto per dieci variazioni per pianoforte solo. Ho ascoltato per la prima volta le Variazioni su "Unser dummer Pobel meint" K 455 (in Sol maggiore) ad un concerto di Bruno Canino, di cui non so se avevo già parlato qui sopra. So di averlo fatto in un'occasione sul forum di MusicaClassica.it, e non ricordo se ho scritto qualcosa anche sul blog. Ad ogni modo... beh, mi avevano favorevolmente impressionato. Il semplice tema, per la cronaca, è di illustre autore: Christoph Willibald Gluck, da La rencontre imprévue.
Cosa si può dire di questo ciclo di variazioni? Svariate cose, secondo me. Cominciamo dal tema. Ah, vi posto i link dove ho uploadato le scansioni degli esempi musicali, non posso mettere le immagini qui perché Blogger me le ridimensiona automaticamente e suppongo che sarebbero ben poco leggibili. RIFERIMENTO BIBLIOGRAFICO d'obbligo: W. A. Mozart, Variations, Rondos and Other Works for Piano, Dover Publications Inc., New York, 1991 (che è praticamente la riedizione tratta dall'integrale Breitkopf & Hartel); le variazioni sono a pp. 84-93.
Il tema, dicevamo. Lineare, bipartito con ripresa e ritornelli sempre. Una sola modulazione MOLTO temporanea a la minore (due battute) e subitaneo ritorno al tono di impianto. Alternazione di frasi monofoniche (ottave... vabbè), pre-cadenza a 3 e cadenza vera e propria a 4. Armonie semplicissime: l'unica grazia è probabilmente l'appoggiatura 6-5 (si-la) sul V cadenzale. Punto.
Le variazioni. Dopo una prima in quartine di sedicesimi alla mano destra e una seconda con figurazioni simili alla mano sinistra, arriva la splendida variazione III. Tempo identico ma inteso terzinato, come si può vedere. Allora, suonate-cantate la linea melodica e già basterebbe. Ma vediamo più nel dettaglio. Batt. 2: sul basso che scende a mi due accordi: minore del VI grado che, in virtù del si che va a do#, passa sul quarto successivo a dominante della dominante in secondo rivolto, con il si al canto nota di sfuggita su tempo forte (la-sol è 8-7). Batt. 3: breve progressione modulante, in cui si anticipa quella ad inizio del secondo periodo; credo che la funzione sia proprio quella di chiamare il la minore.
Seconda sezione. Batt. da 5 a 8: straordinario il gioco di cromatismi e dissonanze, non tutti ci sarebbero arrivati! Le terzine sono costruite così: appoggiatura superiore - appoggiatura inferiore - nota reale. L'ultima nota di ogni frasetta (mi e poi re) sceglie di finire sulla quinta dell'accordo, omettendo la più ovvia terza e l'ottava sicuramente più vuota. Provare per credere! Ah, la piacevolezza delle quinte pure! Suonare con delicatezza, please: c'è il punto di staccato, ma guai a martellare (la nota, eh...)! La ripresa è identica. Rallentare impercettibilmente sugli arpeggi dell'ultima battuta alla 2a ripetizione e il gioco è fatto. Insomma, una poesia in poco più di mezzo minuto.
Attaccare subitaneamente le pesanti ottave al basso della var. IV, che procede con leggere cascate di sedicesimi e un po' di polifonia in velocità. Più di bravura che altro, IMHO; comunque ragguardevole. Non può mancare la variazione V in minore, con ricercate dissonanze e qualche falsa relazione d'ottava ben addolcita dal moto contrario. La VI è un semplice esercizio per il controllo del trillo alle due mani.
E veniamo all'altra variazione che volevo sottoporre alla vostra attenzione, la var. VII. Due anime: da una parte una scrittura a 4 che prende il tema come cantus firmus e imita lo stile del corale, dall'altra brevi frasette a canone. Vediamo. Si entra curiosamente dal VI grado (mi minore), qui il V del V è subito all'inizio, e poi persiste la volontà di caratterizzare la variazione come a metà strada tra il tono di impianto e il relativo minore. Niente ricorso a sapori modali: alla misura 3 bello il ritorno a mi minore che prepara la cadenza (che sarà, come si può facilmente leggere, IV-V-I), con il primo rivolto (re# al basso) e il ritardo della tonica al canto. Sembrerebbe quasi settima di sensibile, vero? Ma no, è ritardo, c'è tanto di progressione. Il ritornello è riarmonizzato: due diverse settime di sensibile, la prima in stato fondamentale per andare a si minore (con un riuscito raddoppio della terza), la successiva in secondo rivolto per tornare a mi minore. Da batt. 9, cioè dall'inizio della seconda sezione, cominciano i canoni, con mutazioni perché la scrittura è libera e si ha un periodo musicale da rispettare. Così sol#-la diventa al basso fa#-sol. Il successivo canone è più difficile da trovare, è per rivolti. Cioè, per meglio dire, è scritto in contrappunto rivoltabile. I due antecedenti sono soprano e basso da batt. 13 a batt. 15, riproposti scambiati e con qualche cromatismo alle misure 21-23, dopo che è stato riesposto, anch'esso in rivolto, il primo canone che ho descritto. Ah, le notine in salto discendente di quinta sono auto-citazione dalla var. V e stanno un po' dappertutto, a tenere unito il pezzo.
Come concludere se non elencando le rimanenti variazioni? Il modello della VIII c'è un po' dappertutto in Mozart: incrocio sopra della sinistra e moto perpetuo di sedicesimi (meglio: pausa da sedicesimo in corrispondenza dell'attacco della sinistra + 3 sedicesimi) alla destra. Mozart aggiunge una coda per collegarsi senza soluzione di continuità alla IX, in tempo Adagio. Lunga e un po' pallosetta, ma anche al tempo lento, all'epoca, non si sapeva rinunciare.
La decima e ultima variazione è in tempo ternario, saltellante e giocosa. Dopo aver riesposto tutto il materiale tematico, l'autore inserisce una cadenza di velocità e una coda molto lunga e di disegno libero e fantasioso, che riporta al tempo in 4 iniziale e alla riproposta del primo frammento tematico. Da qui, un bel crescendo da fare a velocità ben sostenuta (è di bravura e basta, ma ci può stare... strappa l'applauso e ciò non è male!) concluso da tre ottave di scala maggiore e dall'accordo pieno, da suonarsi comunque non tanto oltre il semplice f!
Uff...!!!
Mi spiace solo di non aver trovato da nessuna parte un mp3 con le K 455 complete. Un conto è parlare (parlare parlare parlare parlare...), ma per la musica, l'avrò già detto ma repetita juvant, non c'è niente da fare: bisogna ascoltare. Spero quantomeno di avervi messo la classica pulce nell'orecchio per la prossima volta che andrete a fare acquisti in un negozio di dischi.
Buonanotte! E ricordatevi... la traduzione (se qualcuno me la può fornire)!

Wednesday, February 08, 2006

LOL!

Il blog The mail of the day raccoglie, come recita il sottotitolo, "tutte le mail che ci intasano quotidianamente la casella di posta". Ce ne sono molte assai ragguardevoli (non poteva mancare per esempio la new entry più ambìta: la pubblicità delle patatine con Rocco Siffredi, e posto il link di Wikipedia per gli sprovveduti/e che non avessero mai sentito parlare di lui), ma QUESTA è davvero fantasiosa. Del resto, a ben pensarci è proprio servita su un piatto d'argento...
Devo ricordarmi di linkare suddetto blog; anzi, provvedo subito dopo il presente post, altrimenti so già che me ne dimentico.

Tuesday, February 07, 2006

Felicità

Studio dell'Ocse: l'Italia sarebbe al 18° posto nella classifica mondiale del "sentimento di soddisfazione o felicità della gente".
La prima cosa che mi chiedo è: ma come avranno fatto a misurare la felicità???
Seconda considerazione: hmmmmmm, vuol dire che il sottoscritto contribuisce ad abbassare la media generale italiana... :( Scusate la tristezza serale.
Su Google Images (che mi verrebbe da leggere alla francese, ma poi mi ricorda troppo Debussy... libro primo e secondo :-o ) ho cercato felicità e tra i primi risultati c'è Der Kuss di Klimt. Fantastico. Quindi abbellisco il post:
Buona serata a tutti.

Sunday, February 05, 2006

Altre frasi meritevoli

Beh, queste sono ironiche, ma volendo un po' più serie delle precedenti. Le ho trovate sul numero di febbraio di Classic voice, al quale tra l'altro sono allegati due bei CD dedicati a Schumann (che magari recensirò qui... è pur vero che son delle ristampe, ma tant'è!) con su la Kreisleriana, Arabeske e Blumenstuck, gli Studi sinfonici op.13 e altro ancora. Al pianoforte Andràs Schiff.
COMUNQUE
le frasi dicevo.
Sono tutte di Albert Einstein, e già il nome è, mettiamola così, garanzia di qualità! Interessanti, non le avevo ancora lette o sentite da nessuna parte. E allora le riportiamo.

È più difficile disintegrare un pregiudizio che un atomo.

La teoria è quando si sa tutto e niente funziona. La pratica è quando tutto funziona e nessuno sa perché.

Tutti sono convinti che una cosa sia impossibile, finché arriva uno sprovveduto che non lo sa e la realizza.

I grandi spiriti hanno sempre incontrato una violenta opposizione dalle menti mediocri.

La mente intuitiva è un dono sacro e la mente razionale è un fedele servo. Noi abbiamo creato una società che onora il servo e ha dimenticato il dono.

(Bello leggere e trascrivere i suddetti aforismi mentre si ascolta il primo movimento della Kreisleriana, specie se ben suonato come nella fattispecie da Schiff. Ma se ne riparlerà.)

Thursday, February 02, 2006

Vai di minchiate

Eh sì... ogni tanto ne trovo qualcuna nuova e non posso esimermi dal rendervene partecipi.
Tutte le seguenti le ho tirate fuori da questo sito, consigliatomi da una che ho conosciuto l'altro in chat (ebbene sì, talora faccio anche questo... piuttosto raramente, ma può essere interessante).
Buona lettura e state allegri alla MIA salute!

I quarant'anni sono quell'età in cui ci si sente finalmente giovani.
Ma è troppo tardi.
(Pablo Picasso)

Era così ignorante che credeva che la Cedrata fosse un'opera minore di Tassoni.
(Enzo Biagi)

Un uomo sulla luna non sarà mai interessante quanto una donna sotto il sole.
(Leopold Fechtner)

Se i presidenti non lo fanno alle loro mogli, lo fanno al loro paese.
(Mel Brooks)

Icaro credeva di essere un uccello, invece era un pirla.
(Autore sconosciuto)

I ricchi non sono mai generosi.
Se fossero generosi, non sarebbero ricchi.
(Paperon de' Paperoni)

L'uomo è nato per soffrire, e ci riesce benissimo.
(Roberto Gervaso)

Il tempo è un grande maestro.
Peccato che uccida tutti i suoi allievi.
(Hector Berlioz)

Mia moglie dice che sono troppo ficcanaso.
Questo, almeno, è quello che scrive nei suoi diari.
(Drake Sather)

La differenza tra un genio e uno stupido è che il genio ha i suoi limiti.
(Autore sconosciuto)