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Saturday, December 31, 2005

Tristan-Akkord

Il Tristan-Akkord o "Accordo del Tristano" è probabilmente una delle combinazioni armoniche più analizzate della storia della musica. Secondo un saggio della Breve storia della musica di Massimo Mila (Einaudi), solo le principali sono ben 32!
Grazie a Wikipedia posso agevolarvi la trascrizione del passaggio incriminato:Eminenti musicisti e musicologi si sono sforzati di trovare una definizione per il primo accordo. Si trova proprio all'inizio del Tristano e Isotta di Richard Wagner, e dal nome dell'opera ecco la denominazione. Il tempo è langsam und schmachtend (lento e languoroso), e questo è per molti un argomento contro coloro che pensano che il sol# sia semplice appoggiatura del la: l'armonia dura sufficientemente a lungo per considerare l'accordo come unità a sè stante.
Volendosi avventurare dunque in un'analisi di fa-si-re#-sol# ci sono moltissime possibili spiegazioni: ne riporto qualcuna (dal libro citato; le principali sono anche ricordate qui, e del resto l'articolo sembra stilato sulla falsariga del già citato saggio).
1) D'Indy (1903) considera l'accordo un IV grado di la minore, e dunque la progressione sarebbe una classica I (sottinteso dalla prima battuta) - IV - V. Quindi, accordo alterato di sesta.
2) Ergo (1912) lo definisce come accordo alterato di quinta e sesta (primo rivolto della settima) e lo considera dominante della dominante in la minore. Secondo me è solo perché ha visto il si....
3) Erpf (1927) dice che è un semplice V grado di la minore in cui coesistono due sensibili: re# e fa al posto del mi. Bella fantasia.
4) Karg-Elert (1931), compositore, pensa ad una mescolanza di due settime, una del II e una del V grado di la minore.
5) Hindemith (1937) dice: sol# minore con sesta aggiunta, considerando fa enarmonico di mi#. Mi permetto di dissentire dal grande Paul: anche ammesso che Wagner non l'abbia fatto apposta, non era mica l'ultimo co****ne apparso nel firmamento musicale, e se avesse voluto scrivere mi# l'avrebbe fatto. Ma NON l'ha fatto. Tanto più che in la minore fa risolve a mi, ma mi# va a mi solo in risoluzione evitata, per quanto ne so.
6) Ward (1970... ma qualcosa mi dice che non era il batterista dei Black Sabbath...) vede il re# risolvere a re (in la m. risoluz. evitata) e dice: se ci fosse re naturale anche prima, sarebbe una tranquillissima settima diminuita. Quindi re# è appoggiatura del re. Ci può stare perché i valori, è vero, son lunghi e in tempo lento, ma sono commensurabili tra di loro (ammettendo di riempire le pause della IIIa battuta con mi7). Tutto sommato è l'analisi più convincente, secondo me.
Concludendo, ma Wagner avrà pensato a tutte 'ste menate nel mentre della composizione? Ma va', si sarà messo al piano avendo magari in mente il motivo e avrà sperimentato un po' di armonizzazioni, questa gli piaceva (e ne aveva di ben d'onde!) e via andare.
Se finalmente volete ascoltare questo benedetto Tristan-Akkord, sulla citata pagina di Wikipedia ci sono anche il midi e l'ogg del frammento considerato. È una sonorità inusitata, molto interessante. Qualunque cosa essa sia.
Dimenticavo che ci sono anche dei LIBRI MONOGRAFICI (!!!) sull'argomento: Vogel M., L'accordo del "Tristano" e la crisi della teoria armonica moderna, per esempio. No comment! Però il titolo ha un suo fondo di verità: sotto sotto, si spiega quasi meglio con il basso numerato che con l'armonia funzionale... Mah, secondo me se volete leggere qualcosa su crisi e affini, beccatevi Abraham G. e Cooper M. (a cura di), La grande crisi della musica moderna, Universale Economica Feltrinelli, Milano, 1990. Non c'è da spaventarsi per il titolo. È bello soprattutto perché si parla di tante cose con la giusta profondità di dettagli. Il paragrafo sull'evoluzione dello stile di Debussy è molto interessante, l'ho riletto per l'occasione e tante cose mi erano sfuggite. Sono un po' complesse, per cui mi sfuggiranno di nuovo!

Nolente

Ho un contenzioso aperto con l'espressione volente o nolente. Per la cronaca, quella che ho appena scritto è la forma esatta. Volente è abbastanza semplice: part. pres. di volere. Nolente è un po' meno trasparente perché è un latinismo: per chi non conosce il latino, fa parte della serie di composti di volo (volere, per l'appunto) , ricordati assieme come volo, nolo e malo. Voce dunque del verbo nolo (non vis, nolui, nolle, scusate se non scrivo lunghe e brevi), non volere.
Nell'ordine conosco le seguenti storpiature:
1) la più celebre è ad opera di Giovanni Trapattoni: "È un derby che, dolenti o nolenti, conta il risultato". Notare tra l'altro il che cosiddetto "polivalente", stavolta col senso di "in cui". Quello che impressiona è che Trapattoni dimostra di conoscere il latino, ma non l'italiano. Ci sarebbe ampia letteratura a riguardo... BIBLIOGRAFIA: Travaglio M., Stupidario del calcio e di altri sport, Mondadori, Milano, 1993 (p. 54 per la frase di Trapattoni);
2) a Radio City Vercelli la conduttrice di un programma (non so il nome della signorina, non ascolto R. C. V., stavo mangiando un boccone in una focacceria di Vercelli e c'era la radio accesa), dopo aver citato una notizia abbastanza inutile e molto di colore a proposito delle persone cui il sesso non interessa (...), concluse, per così dire, citando con variatio Trapattoni: "volenti o dolenti";
3) questa è di ieri: tornavo in pullman da Novara e vicino a me c'era una ragazza che è stata mezz'oretta buona al telefono col moroso (non è che mi faccio gli affari altrui, tranne quando manca poco che me li gridino nelle orecchie...). Parlavano di capodanno e a un certo punto è spuntata un'invenzione linguistica, per così dire, inusitata: "o nolente o nolente". Forse la tipa pensava, per analogia, che fosse espressione analoga a quelle cose del tipo "a mano a mano", "a poco a poco" eccetera. Poi ci ho riflettuto: forse era da intendersi come doppio vocativo: "Oh nolente, oh nolente" (... perché sei tu nolente???).
A proposito di "a mano a mano" ecc.: le forme senza la prima "a", a rigore, non sono ancora considerate corrette, e quindi anche (udite udite!) nei casi con "faccia", "gomito", "spalla", A MENO CHE non ci sia uso sostantivato (caso raro). Questa è la regola, ma l'uso più spesso tende a omettere, forse per analogia con il francese tete a tete e simili; non dubito che la regola si modifichi in futuro. Ah, si ammette invece "man mano". Cfr. Serianni L., Italiano. Grammatica, sintassi, dubbi, Garzanti, Milano, 1997, XII.16b, XII.26b, XII.33d.
Non vedo l'ora di reperire altri casi di malcomprensione di detto costrutto. Si accettano, come sempre, segnalazioni.

Friday, December 30, 2005

Black out

Per un guasto ieri sera il mio condominio e altre due palazzine sono rimaste senza luce, una prima volta dalle 20:10 alle 20:50 circa, poi dalle 22:15 all'1:30 di notte per la riparazione. Hanno sistemato con un cavo volante tra uno stabile e l'altro, che però credo dovranno sistemare un po' meglio perchè la campata è troppo lunga e c'è un albero molto vicino. Vedremo nei prossimi giorni, dopo le feste suppongo.
Comunque ho pensato a quante cose richiedono elettricità per funzionare, e di conseguenza quante attività sono precluse o fortemente limitate dalla mancanza di corrente:
- luce da rete elettrica (ovvio!), ci vogliono le torce elettriche e le pile cariche;
- non si può vedere la tele (ovvio 2!) e soprattutto NON SI PUÒ ASCOLTARE MUSICA! Gravissimo...;
- non si può usare il computer, a meno che questo non sia portatile (come quello da cui vi scrivo) e con le batterie cariche, fino a esaurimento delle medesime;
- non si può usare internet, a meno che non si adoperi un modem USB... e io ho il router alimentato a parte, quindi neanche quello ho potuto fare;
- non posso suonare il piano elettrico (se avessi l'acustico lo potrei fare, ma dubito che la cosa sarebbe gradita alle dieci e mezza di sera...);
- se voglio accendere il fornello, devo fare coi fiammiferi perché i piezoelettrici sono collegati alla rete;
- non posso ricaricare cellulare, lettore CD, batterie ricaricabili...;
- non posso telefonare col cordless e devo adoperare l'altro telefono;
- non funziona la caldaia (siamo passati a cose più serie...);
- non funziona il frigorifero (cose serie 2, ma io avevo già la soluzione: portare tutto fuori sul balcone, tanto è sotto zero);
- non funzionano gli orologi attaccati a una presa e di conseguenza si crea un disorientamento temporale niente male, complice il buio (mio padre credeva fossero le dieci e mezza, ho dovuto dirgli io che erano le undici e un quarto!), e quando la luce torna te li devi risistemare tutti;
Eccetera.
Esperienza interessante, comunque, quella di finire di mangiare senza luce. Ci riuscivo anche al buio, ma non avrei ripulito il piatto senza torcia elettrica, così come non sarei riuscito a sbucciare la frutta.
L'altra cosa che ho pensato è stata: poniamo il caso in cui dovessimo stare senza corrente per un tempo più lungo, diciamo una settimana. Lì si creerebbero dei problemi non indifferenti: difatti mi son messo in testa di cercare notizie dal passato per scoprire come essi venivano affrontati e risolti. Su internet molte informazioni si dovrebbero trovare. Se riesco, faccio un bel file (sul portatile!) e una bella stampa. Per ogni evenienza... insomma, non si sa mai, metti che un fulmine bruci l'elettrodotto e tutta Borgosesia resti al buio e ci voglia un certo tempo per ripristinare... la Protezione Civile mica può fare tutto, anche ammesso di volersi fidare di Bertolaso & C. Ma, conoscendomi, può pure essere che faccia ricerche per un quarto d'ora e poi mi stufi e la pianti lì.

Wednesday, December 28, 2005

Hélène de Montgeroult

Chi era costei? Partiamo da un po' più lontano. Nel 2005 è stato celebrato il 250° anniversario della nascita di Giovanni Battista Viotti, violinista e compositore nativo di Fontanetto Po (VC) e attivo in buona parte d'Europa tra la fine del XVIII e l'inizio del XIX secolo. Ha la sua importanza nella storia della musica, pur non raggiungendo forse i livelli dei maestri considerati più rilevanti. A mio parere, tuttavia, compositivamente sopravanzava spesso Paganini, che invece nel virtuosismo e nell'innovativa carica tecnica era probabilmente imbattibile anche da un esperto come Viotti. A lui è intitolato l'annuale concorso pianistico e di canto che dal 1950 si tiene a Vercelli.
I presìdi del libro di Vercelli editano una pubblicazione (non ricordo se mensile, e non riesco a trovare dove è scritto!) dal titolo Kurtz, contenente articoli e informazioni su arte e cultura, con ampia prevalenza di ambito o di base locale. Per il sopra citato anniversario, fu pubblicato un numero speciale tutto dedicato a Viotti. Cronologia, articoli vari, brevi commenti alle opere, interviste a Uto Ughi e Salvatore Accardo (che vennero a suonare in due concerti gratuiti a cui io ovviamente presenziai - furono organizzati piuttosto bene, e un'altra volta vennero pure Claudio Scimone e i Solisti Veneti!). E poi alcune curiosità. Riporto qui l'articolo (non firmato... ahiahiahi.... vabbè, lo attribuiamo alla redazione) che parla della suddetta Hélène.

La favola di Hélène de Montgeroult
Quasi un thrilling viottiano. Una storia vera? Forse...

Tutta la vita di Viotti è, dal punto di vista dei rapporti sentimentali, estremamente misteriosa. Ma sicuramente una simpatia porta il nome di Hélène de Montgerault, di nobili origini e famosa pianista conosciuta soprattutto per la sua facilità all'improvvisazione. Essa trascorse parte della sua vita a Parigi, studiando prima con Hulmandel e perfezionandosi in seguito con Dussek; conobbe sicuramente Viotti nel novembre del 1785 a Parigi.
Alcuni scritti tratti da lettere e testimonianze dell'epoca ci fanno conoscere questo curioso aneddoto...
Siamo nel luglio del 1792. Viotti lascia Parigi, sfuggendo al terrore. Egli stesso non sa precisare la data: o il 21 o il 22. Venti giorni dopo, come si sa, i sovrani di Francia venivano rinchiusi nelle prigioni del tempo. Hélène, inserita nella nobiltà parigina, viene arrestata verso la metà di ottobre e cacciata nelle segrete di quel tragico carcere. Da una lettera del Viotti datata 1793 e indirizzata alla signora Maret, sposa del Presidente del Distretto di Digione (dipartimento della Cote d'Or) veniamo a conoscenza di una raccomandazione di Viotti a favore di Hélène. Il tono dello scritto, la veste e il contenuto ci mostrano Viotti decisamente uniformatosi al costume rivoluzionario e, al tempo stesso, estremamente preoccupato delle sorti della "disgraziata amica". Infatti proprio in quei giorni Hélène sta subendo il processo dinanzi a Sarrette. Fu grande fortuna per lei che fosse incaricato Sarrette, il direttore d'allora del Conservatorio, di sopraintendere allo svolgimento degli interrogatori. Egli era considerato come un obiettivo osservatore specializzato nei casi degli intellettuali e degli artisti sospetti. Sarrette era stato grande amico di Hélène, e quando vide nella lista delle persone da interrogare il nome della Montgeroult, fu preso da panico per lei. Sapeva che sarebbe stato difficile adoperarsi in suo favore, ma decise di osare.
Si avvicinò al Presidente e gli sussurrò il nome della pianista, indicandolo come quello della più grande pianista di Francia. Il Presidente, ascoltando il breve discorso di Sarrette, diede due ordini; dopo poco Hélène compariva nell'aula rigurgitante di pubblico, di commissari e di forze armate. Era disfatta in volto, irriconoscibile. Tuttavia il nobile portamento significava tutta l'altera dignità dei suoi sentimenti. La donna era da pochi minuti nella sala, quando, da un corridoio laterale, ecco, portato da quattro soldati, entrava un vecchio fortepiano. Il Presidente dell'Assemblea Rivoluzionaria così apostrofò la cittadina Montgeroult: "Cittadina, mi è stato detto che sei davvero la più grande pianista dei Francesi. Sentiamo allora se sai suonare la Marsigliese!"
Il pubblico scoppiò in un applauso frenetico, Sarrette tremò; avrebbe saputo Hélène far muovere le mani sulla tastiera? Più di nove mesi erano passati dal giorno che era stata portata in prigione. Era sì, la più brillante improvvisatrice che si conoscesse allora, ma la Marsigliese poteva essere arabo per lei... Ma Hélène, calma e dignitosa, senza aprire bocca, si sedette allo strumento. Fu un'esecuzione strabiliante e impeccabile, continue variazioni legate fra loro con continui cambi di tempo e modulazioni.
Così fu salvata Hélène de Montgeroult. Essa si ritirò nella bella sua campagna di Montmorency, là dove tante volte si era incontrata con Viotti.

(Tra l'altro, due pagine prima, si accennava al fatto che Viotti ha composto a sua volta delle variazioni sul tema della Marsigliese... ma che pare siano antecedenti alla data "ufficiale" di nascita dell'inno! Così c'è chi attribuisce al violinista vercellese la paternità, oltre che delle variazioni, anche del tema)

Mi piaceva riferire questo aneddoto perché mi ha fatto riflettere, per ovvi motivi! È solo uno dei numerosi casi in cui si può riscontrare l'universalità del linguaggio musicale e le sue enormi potenzialità.

Chi c'era e chi non c'era

Interessante questo articolo sulle presenze e assenze più importanti alla seduta straordinaria di ieri alla Camera dei Deputati. Giusto per sapere un po' più dettagliatamente chi c'era e chi non c'era: giocoforza i telegiornali non possono dare elenchi estesi di presenze e assenze.
Per chi fosse interessato, sul sito della Camera ci sono tutti i documenti relativi alle varie sedute, anche quella di ieri (percorso: La Camera in diretta; Resoconti dell'Assemblea). Ci sono anche gli esiti dettagliati delle votazioni palesi (dalla pagina principale, il link Come hanno votato i Deputati). Alle volte le notizie di prima mano possono essere molto interessanti! C'è ad esempio tutto lo stenografico di seduta.

Tuesday, December 27, 2005

Musiche per il Natale

Il Natale invita solitamente a ricercare musiche adatte al periodo. C'è proprio una specie di corsa ai motivi più gettonati, con tanto di annuali compilation, riletture da parte di molti artisti, e soprattutto i classici dei classici di cui non faccio il nome.
Invece vorrei in questa sede segnalare qualcosa di non così conosciuto, ma che batte molti brani famosissimi che capita di sentire.
Allora, non potendo parlare di tutto l'Oratorio di Natale BWV 248 di Bach (6 cantate per un totale di più di due ore di musica) prenderò uno dei miei numeri preferiti: 4. Aria "Bereite dich, Zion". Si può ascoltare o scaricare qui: http://www.moz.ac.at/collegium/m/weihnachtsorat/bereitedichzion.mp3.
Mi sto rendendo conto che mi viene un po' difficile dire quello che volevo senza poter mostrare la partitura. Allora facciamo in questo modo: è un tipico esempio di aria col da capo, quindi si esegue la prima parte, delimitata da due esposizioni complete del tema principale da parte degli strumenti soli, poi la seconda (che finisce con la modulazione in maggiore), poi di nuovo la prima per intero.
Senza farla troppo lunga, sono davvero affascinato dalla seconda sezione: comincia con il contralto accompagnato solo dal continuo con figurazioni di arpeggi (o poco più) al basso, dopodichè ci si porta sulla tonalità in rapporto di dominante (mi minore) con quella d'impianto (la minore) per una ripresa del tema di oboe e violino resa particolarmente drammatica dal registro grave cui i soli sono costretti. Rientra il contralto con una lunga e bellissima frase, in cui spicca la tiratura di settima utilizzata per modulare.
Ah, giusto, manca il testo! Provvedo subito.

Bereite dich, Zion, mit zärtlichen Trieben
Den Schönsten, den Liebsten bald bei dir zu seh'n.
Deine Wangen müssen heut'viel schöner prangen,
Eile, den Bräutigam sehnlichts zu lieben.

("Preparati, Sion, con tenerezza, a vederti presto accanto l'Amatissimo, il Bellissimo. Le tue guance oggi devono splendere più belle, affrettati ad amare lo Sposo con ardore.")

Potrebbe sembrare un versetto biblico (che so, Cantico dei Cantici), e invece è opera del solito librettista di Bach, Picander. Comunque, la prima parte corrisponde ai primi due versi, la seconda agli altri due. Molto regolare.
Facendo una ricerca, ho scoperto una cosa che non sapevo: l'aria è un riadattamento da una cantata profana dello stesso Bach, e curiosamente il contesto di applicazione della stessa musica è del tutto diverso. Con qualche piccolo ma significativo adattamento si cambia completamente atmosfera. http://www.sistemamusica.it/2004/dicembre/20.htm per l'articolo, lettura molto interessante che mi ha fatto riflettere, anche al di là del caso specifico!
Ci ho messo un po' a scrivere e non ho voglia di rileggere; chissà quante imprecisioni ci saranno! Segnalatemi ogni caso!

Inizio

Chi si trova qui sa che questa non è la prima esperienza in fatto di diari on line. Ci riprovo con uno spirito diverso, sperando di riuscire a portare avanti l'impresa mediante dei contenuti un po' più interessanti! Sarà difficile, ma non vedo perché non provarci.