Walk straight down the middle

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Location: Borgosesia, Vercelli, Italy

Tuesday, January 31, 2006

Curricula ridicula

Se non l'avete ancora visionato...
Selezione di frasi da curricula di aspiranti dipendenti. Voglio sperare che aspiranti siano rimasti... C'è da ridere (o da piangere... ma è meglio ridere!). Sono tratti da un libro che vorrei avere: chissà quanti altri ce ne sono là dentro! Non vi anticipo nulla: già questa selezione la dice lunga.
Buona lettura e segnalatemi i vostri preferiti. Se vi occorrono potete sempre usarli (NOOOOOO!!!!!), sono già stati sperimentati. Ribadisco: spero con il PEGGIOR risultato possibile.

Per andare in Kenya bisogna sapere dov'è

Scusate la citazione di Jannacci, è la prima che mi è venuta in mente a proposito di questa notizia. So che il contrasto è un po' stridente. Vabbè. La ragione del presente post è che vorrei additare alla pubblica gogna l'azienda protagonista della nota Adnkronos che ho letto stamattina. Rendetevi conto che questi "responsabili" sono ancora convinti di aver ragione loro! Qui c'è qualcuno che ha completamente perso il senso della realtà, e ho qualche dubbio di essere io! Cose da pazzi... e poi dicono di mangiarsela pure loro quella roba lì. Seeeeee...
Ma io dico, non sarebbe meglio a monte non mettere tutte queste risorse nel cibo per ANIMALI ma destinarle a cibo per le PERSONE? Con tutto il bene che voglio a cani, gatti ecc., non mi capacito che PRIMA per dare a mangiare a loro si tolgono risorse alimentari agli uomini e POI si riconvertono gli scarti della lavorazione (perché dai, sarà quella roba lì, un'azienda mica regala così gratis et amore) e si tenta di farsi belli facendo i benefattori del Terzo Mondo.
La cosa si risolve solo considerando, a livello di pubblica opinione, riprovevoli e disdicevoli questi tentativi. Quindi, logicamente, se ogni individuo nel suo piccolo rifiuta questa cosa, la cosa diventa poi condivisa e qualcuno ci penserà due volte prima di riprovarci, sulla pelle delle persone.
In tutto il loro autoconvincimento di fare del bene, non si sono neppure accorti, implicitamente, di far sì che qualcuno (come me!) possa pensare che ci sia in giro qualcun altro che considera i poveri del mondo alla stregua delle bestie. Non so se rendo l'idea.

Monday, January 30, 2006

Nuvole

Questa l'ho sentita per radio or ora ed essendo al computer ho potuto verificare in tempo reale (battevo l'URL praticamente sotto dettatura). Nel contest Finds of the year 2005 di Yahoo, alla categoria "Best weird and wonderful website" il vincitore è un sito dedicato alle NUVOLE! E cioè quello della Cloud Appreciation Society. La prima dichiarazione programmatica è nella pagina iniziale:

"At The Cloud Appreciation Society we love clouds, we're not ashamed to say it and we've had enough of people moaning about them."

E si dichiarano determinati a contrastare «the banality of 'blue sky thinking'».
Chissà poi quanto sul serio si sono presi... comunque le immagini, al di là di tutto, sono veramente belle! Beccatevi il motore di ricerca delle immagini, ottimizzato per categoria. E le categorie sono molto dettagliate: cumuli, stratocumuli, nimbostrati, cirri...!!! Per alcune immagini selezionate ci sono ampi e dettagliati saggi critici ad ampio raggio.
Award meritato, direi.

Sunday, January 29, 2006

Angela Hewitt

Lei è una pianista canadese, classe 1958. Ho fatto incetta delle sue registrazioni dopo aver letto una sua intervista a Classic Voice o Amadeus, non ricordo. Specializzata nel repertorio bachiano, mi ha impressionato MOLTO favorevolmente con la sua interpretazione della BWV 988 (Aria con variazioni dette "Goldberg"). Ma anche le sei partite non sono niente male, anzi! Probabilmente prenderò anche il caro vecchio Wohltemperierte Klavier (uhm, l'avrò scritto giusto?), di cui ho la magistrale integrale fatta da Richter.
Per le "Goldberg" le registrazioni di riferimento rimangono sempre le due di Glenn Gould (quella dell'82 è sempre la migliore su pianoforte, secondo me!). Sempre in Canada siamo, comunque! La Hewitt però è proprio brava, pur tenendo conto dell'illustre esempio di vicino casa - e come si potrebbe prescinderne! - ha realizzato una lettura molto personale e precisa, con timbriche ottimali, precisione ed uguaglianza invidiabili, tecnica da vendere, velocità generalmente appropriate (tranne per l'Aria: alla lettera delle revisioni, Andante, mentre io continuo a preferire Gould che lo legge praticamente come un Largo). Tutti i ritornelli, quindi anche la lettera è salvaguardata, per amore dei filologi a tutti i costi!
Angela Hewitt sembra davvero una pianista interessante. Anche la scelta di repertorio non è niente male, si trova sul suo sito (che, assicura, aggiorna in prima persona non appena ha qualche informazione e un momento di tempo da dedicarvi!). Oltre a Bach, un ampia e non ovvia selezione di Beethoven (di cui però mancano ancora le durissime Hammerklavier e op. 111, ma questa donna se vuole se le lavora tranquillamente!), un bel gruppo di sonate mozartiane, e con molto piacere noto l'interesse per i compositori francesi: Chabrier, Debussy, Franck, tanto Ravel, di cui ha in repertorio il fantastico Gaspard de la nuit. Vorrei troppo sentirlo fatto da lei! Unico appunto: poco Haydn!!! Solo la sonata n. 52 in Mib maggiore e le variazioni in fa minore. Guardate comunque che belle mani nella foto in cima alla pagina del repertorio! Tutto sommato non grandi, ma l'efficacia c'è tutta. Altre foto molto belle nella sezione "Gallery".
La pianista in questione, mi par di capire, è alquanto legata all'Italia: dalle foto mi sembra di capire che abbia una casa nel nostro paese, e, cosa più rilevante, è direttore artistico del neonato Trasimeno Music Festival, che quest'anno sarà a luglio. Bene! Voglio dire, ci sono quindi più possibilità di vederla senza dover volare oltreoceano o chissà dove!
Da ultimo, posso riscontrare che il sito è alquanto ben curato. Assolutamente non incasinato (cosa molto importante), intuitivo, con informazioni magari non estensive ma comunque più che esaustive. Tra l'altro con delle funzioni di ricerca interna mica male: per esempio, si possono cercare le date dei suoi concerti per intervallo di data e per paese. I risultati vengono restituiti, stranamente, in PDF, comunque si riesce a ottenere con precisione dove e quando la Hewitt ha un concerto in programma. Utilissimo! Oltre al Trasimeno Music Festival, dove sarà protagonista di diversi eventi, ha in calendario altri due concerti italiani: il 29 marzo a Sacile (un po' distante... comunque, programma tutto bachiano) e il 23 maggio al festival Arturo Benedetti Michelangeli. Questa mi potrebbe interessare! Oltre alle "Goldberg", uno dei suoi cavalli di battaglia, eseguirà brani di Jean-Philippe Rameau e la sonata KV 332 di Mozart. A Brescia, come da programma preliminare. Siccome un conto è sentire i dischi e un altro è dal vivo, mi sa tanto che ci sono buone possibilità di mettere nel mio calendario-concerti-da-vedere, oltre ai Jethro Tull due settimane prima, anche questa data!

Saturday, January 28, 2006

Ian Anderson e soci in Italia

I Jethro Tull in Italia a maggio.
Confermato anche dal sito ufficiale.
Hm. Ci si potrebbe fare un pensiero! Per la data del 10 maggio a Milano, Teatro Nazionale, mi sa che è la più comoda per la mia zona.
Nota di colore: chi scrive su www.j-tull.com ha troppa dimestichezza col settore gastronomico del nostro paese, a discapito evidente di quello, diciamo così, urbanistico. Leggendo l'elenco delle date sulla pagina che vi ho indicato, il teatro si troverebbe in Pizza Piemonte (sic!). Vabbè!
Sono per me un gruppo di riferimento, non li ho mai visti dal vivo e tutti quelli che invece hanno avuto la fortuna di presenziare a un loro concerto mi hanno confermato che sono una bella forza, primi fra tutti Anderson e Martin Barre, a cui i 60 anni a quanto pare non fanno altro che bene!
Ci farò un pensiero. Magari vedrò di chiedere in giro, quando sarò sicuro di volerci andare (l'ho saputo adesso e c'è ancora un po' di tempo... e a dire il vero i prezzi non sono dei più abbordabili!); voi, miei amatissimi conoscenti, tenete presente che potrei sempre chiedervi se volete partecipare! ;)

Forza Daniel!


L'avevo già letto ieri sera, oggi ho visto la nota Adnkronos. Daniel Barenboim, pianista e direttore d'orchestra, è stato ricoverato in ospedale ieri sera, dopo essersi sentito male mezz'ora prima del concerto che doveva dirigere a Berlino in occasione del 250° anniversario mozartiano. A quanto dice la nota, non si conosce il motivo del ricovero. Spero vivamente che non sia nulla di troppo serio e che possa ritornare al più presto al lavoro. In attesa di notizie più rassicuranti, auguri di pronta guarigione! A Barenboim e al suo gruppo di amici musicisti (tutte prime linee: Perlman, Zuckerman...) dedicherò magari un post tra qualche giorno, se riesco a reperire un DVD del quale poi vi parlerò...!

Friday, January 27, 2006

Un obiettivo preciso

Anche troppo!
Circuito Marconi, importante network radiofonico del nord Italia, ha ben in mente a chi si rivolge.
In questa pagina si legge:

"Fortemente radicata nel territorio, si rivolge ad un pubblico tra i 35 e i 54 anni, con una programmazione dallo stile decisamente commerciale, pur salvaguardando pienamente le proprie radici culturali."

My God!
Ne deduco che questi hanno condotto uno studio preliminare dettagliato e circostanziato, per poi definire con precisione il target di età a cui rivolgersi.
Ma tranquillizzatevi, è ascoltabile con profitto anche da ventenni e ultrasessantenni.
Apprezzabile anche il fatto che si dichiari lo stile "commerciale" che ispira la programmazione. Anche se la scelta dei brani è davvero attenta e c'è una ricerca niente male. Che forse intendessero dire: "da intrattenimento"? Per come la vedo io, commerciale è una linea editoriale che punta tutto sulle hit del momento, che a livello economico sono quelle dal maggior rendimento istantaneo. Circuito Marconi, per quello che ascolto io, è ben fuori da questo schema.
Insomma, mica si può ascoltare tutto il giorno la Filodiffusione Rai (grande Filodiffusione!!!); se ci si vuole svagare senza per forza puntare sui grandi network, questi sì decisamente commerciali, CM potrebbe essere una buona scelta.
Per chi volesse, sul sito c'è anche il link per lo streaming; peccato che la qualità sia un po' scarsina (56 kbit / 22 kHz). Da migliorare, ma credo che sia una novità abbastanza recente.
Vi assicuro che finché non ho visitato il sito, qualche mese fa, non avrei mai sospettato che fosse patrocinata dalla Società di San Paolo e dalla Diocesi di Milano. È un piacere vedere che detto patrocinio non intacchi minimamente (veramente, credetemi!) l'autonomia editoriale. Non ho mai sentito, neppure negli appuntamenti di approfondimento, neanche una venatura ideologica da parte dei conduttori, e neppure una censura di qualche tipo, mai. Per esempio, adesso stanno facendo sentire Should I stay or should I go? dei Clash. Dìobono. Prima mi sono beccato Donna Summer (la classica Hot stuff) e poco dopo Dust in the wind dei Kansas. Semmai la programmazione se ne giova: non ci sono trivialità, volgarità o inutilities gratuite tipiche di tante altre radio private.
Boh. Spero solo che almeno loro rispettino le norme sulle emissioni di onde radio (mica come QUALCUNO giù a Roma leggi Radio Vaticana). Ma non mi sembra di ricordare notizie in questo senso.
Tear down Radio Maria; support Circuito Marconi.

Eurispes

Continuano i pacati e sereni commenti del ministro Calderoli su vari temi di attualità italiana. A quest'uomo qualcuno ha mai spiegato che *forse* non è proprio buona educazione insultare gli altri in pubblico? Evidentemente no, ma lui è andato OLTRE: utilizzo delle note ufficiali al suddetto scopo. Quando non si hanno argomenti da opporre, a lui sembrerà logico, si inveisce e si offende l'altrui lavoro.
Questa è la notizia. Questo è il commento.
Mah. Calderoli - lo ricordo per chi si fosse distratto - è ministro di questa Repubblica, la quale è fondata sul lavoro, di tutti, anche di quelli dell'Eurispes. Fate voi due righe di conti.

250° (ma anche 100°...)

Oggi ricorre, come tutti saprete, il 250° anniversario della nascita di Wolfgang Amadeus Mozart, compositore austriaco. Io non ho nulla da aggiungere al riconoscimento di valore universalmente condiviso a riguardo della sua musica. Mi associo pienamente all'apprezzamento per la statura artistica, scientifica e tecnica dei suoi lavori, che ascolto sempre con immutato piacere e interesse.
Però... non è per fare sempre i pignoli... giusto celebrare Mozart con tutti i crismi del caso, ed è per questo che tutto l'anno sarà ricolmo di appuntamenti in questo senso, a rischio peraltro di overdose di periodo classico in una sola direzione (leggasi: un solo autore)! Comunque, una buona cosa.
Ma quest'anno ricorre almeno un altro anniversario importante: nel 1906 nasceva Dmitri Shostakovich, uno dei massimi compositori russi di tutti i tempi e uno dei più rilevanti anche a livello mondiale. Di lui, tuttavia, sembra non ricordarsi quasi nessuno. Forse perché meno "commerciale" (anche la musica cosiddetta "classica" può esserlo, sapete?), più ostico e sicuramente assai meno orecchiabile per il gusto comune se confrontato con il suo collega salisburghese di due secoli prima. Ma questa è una ragione banale: ciascuno si è semplicemente espresso secondo gli stilemi della propria epoca, riassumendo la tradizione che era loro arrivata e inventando un nuovo, personalissimo modo compositivo. Non si poteva mica chiedere a Shostakovich di scrivere come Mozart; pur con tutta la competenza, nè lui nè nessun altro ci sarebbe riuscito. Ciascun compositore, come ciascun individuo, è unica e irripetibile ed è proprio questo che permette di esaltare la genialità e il talento di ciascuno, nella musica come in mille altre cose.
Per cui: tanti auguri a Mozart ma anche a Shostakovich, con la speranza che anche le istituzioni si ricordino di lui (almeno il giorno del suo compleanno, 25 settembre!).

Sparo libero

Ecco uno dei primi risultati a) dell'approvazione delle nuove norme in fatto di legittima difesa e b) dell'ignoranza in cui il pubblico viene tenuto rispetto ai meccanismi legislativi. Delle due cose, la prima è enormemente più grave perché provoca dei morti.
Guardate che tra poco questi fatti saranno considerati legalmente normali. La vergogna è che, stando alla nota Ansa, l'interpretazione della legge può arrivare a giustificare casi anche come questo, in cui la sperequazione tra offesa e difesa è abissale. Se il morto è stato trovato molto distante dalla casa, vuol dire che stava scappando. Eppure ci sono buone possibiltà che l'assassino (scusatemi, per me è tale) sia convinto di essere nel giusto, dal momento che ha ucciso un ladro (dico "un ladro" per evitare di passare da innocentista per partito preso... dato che bisogna stare attenti a come si parla a riguardo di entrambe le parti) che provava a scassinargli il domicilio. Fortunatamente sarà processato. Ma dopo di lui ben pochi sconteranno per aver ucciso in situazioni simili.
Spero che a ciascuno vengano spontanee delle riflessioni su questa riforma. Io ho fatto le mie ma non ve le espongo; dico solo che lo stato delle cose si misura anche dall'approvazione di leggi di questo tipo, inclini al giustizialismo vendicativo e ferino piuttosto che alla giustizia razionale (Lega docet), irrispettose e non garantiste verso la vita umana, seppure di un "delinquente".

Thursday, January 26, 2006

Se ti promettessi luna e stelle...

Games people play è una di quelle canzoni che posseggono per me un significato speciale. Non ho una canzone preferita in senso assoluto, una di cui dire: questa è la MIA canzone. Apprezzo molte cose, musicalmente, e poi ce ne sono alcune che mi coinvolgono particolarmente. Ho già detto di Walk straight down the middle non molto tempo fa. Ecco, ogni tanto potrei postare qualche testo; anche questo, a quanto vedo, è un classico dei blog!
Ma veniamo al brano.
Games people play è la seconda traccia di un disco oggi non più molto conosciuto, ma molto interessante: The turn of a friendly card, ad opera degli Alan Parsons Project. Il Progetto di A. P. ha suscitato il mio interesse perché è uno dei pochi casi in cui si può verificare cosa succede quando strumentisti di professione, attivi come turnisti nelle produzioni più rinomate della propria epoca, si mettono assieme per comporre e suonare per proprio conto. Nel 1980, anno d'uscita della carta da gioco in copertina (questo l'artwork del disco), il gruppo era al suo apice creativo e la formazione era di tutto rispetto. Questi i principali componenti.
1) Alan Parsons fu lo storico tecnico del suono di Dark side of the moon dei Pink Floyd, di cui si parlava qualche giorno fa! In precedenza era stato assunto agli Abbey Road Studios (ri-! Anche perché era giovanissimo... 19 anni! E lavorò come assistente tecnico a Let it be!) e con Paul McCartney. Per i Floyd aveva già curato il mixaggio di Atom heart mother, il che era già un bel banco di prova, data la complessità delle parti. Poi il lato oscuro della luna... un bel po' di trademarks dell'album sembra proprio che siano stati concepiti da Alan Parsons; tanto per dirne uno, gli orologi all'inizio di Time! Dopodiché, siccome sapeva anche suonare, decise di iniziare un progetto musicale con alcuni musicisti di sua conoscenza. E che musicisti! Si legga qui di seguito, please.
2) Eric Woolfson, il compositore del gruppo, aveva lavorato con John Paul Jones e Jimmy Page quando facevano i turnisti, nonché con Marianne Faithfull. Anche lui lavorò ad Abbey Road, dove tra l'altro produsse Carl Douglas. I successi commerciali non furono molti numericamente, ma la produzione di Kung fu fighting di Douglas e, poco prima, la composizione della celebre Out of time per Chris Farlowe lo fecero conoscere al grande pubblico.
3) Giù il cappello davanti a Ian Bairnson! Il chitarrista più preciso e pulito che io conosca, probabilmente. Seppur non dotato di chops tecnici tremendi, le sue ritmiche sono quanto di meglio e di più fantasioso si possa desiderare, per non parlare della grande sensibilità da solista, espressa con gran gusto e molta attenzione al "respiro" di ogni frase musicale. Tutte qualità affinate col tempo e col lavoro, che lo portarono ad essere apprezzato compartecipe di molte produzioni di enorme successo: Sting, Stanley Clarke, i primi due album - e qualcosa anche nei successivi - di Kate Bush (eh eh eh...), Tom Jones, Kenny Rogers, David Sylvian, Art Garfunkel, Joe Cocker, Chris Rainbow e chi più ne ha più ne metta. Sta meglio coi capelli corti, comunque!
4) On the drums Stuart Elliott. Ha suonato con McCartney, Chris Rea, Al Stewart, Cockney Rebel e (...) pure su un paio di dischi anni '80 di Eros Ramazzotti. Io ce l'ho però sempre presente su TUTTI i dischi della consueta e amatissima (da me!) Kate di cui sopra.
Vabbè, adesso penserete che la storia della canzone era tutta per parlare del gruppo...! Anche sì, volendo. Se non li conoscevate, adesso non potrete più ignorarli. No, beh, potete benissimo! Come preferite, insomma.
E comunque la canzone è la seguente. Ditemi se non è una meraviglia! (... hm, forse sono troppo emotivo!)
Avete anche una sample qui.

Games people play

Where do we go from here
now that all other children are growin' up?
And how do we spend our lives
if there's no one to lend us a hand?

I don't wanna live here no more, I don't wanna stay.
Ain't gonna spend the rest of my life
quietly fading away.

Games people play, you take it or you leave it.
Things that they say, honor bright.
If I promise you the moon and the stars,
would you believe it?
Games people play in the middle of the night.

Where do we go from here
now that all of the children have grown up?
And how do we spend our time
knowin' nobody gives us a damn?

I don't wanna live here no more, I don't wanna stay.
Ain't gonna spend the rest of my life
quietly fading away.

Games people play, you take it or you leave it.
Things that they say, just don't make it right.
If I'm telling you the truth right now,
do you believe it?
Games people play in the middle of the night.

Games people play, you take it or you leave it.
Things that they say, honor bright.
If I promise you the moon and the stars,
would you believe it?
Games people play in the middle of the night.

Games people play, you take it or you leave it.
Things that they say, just don't make it right.
If I'm telling you the truth right now,
do you believe it?
Games people play in the middle of the night.


OK, era un po' tristanzuola. Però poeticamente molto rilevante. Per me almeno.
E con ciò vi saluto e vi auguro felice notte!

Suono e verbo

Mioddìo... è da lunedì che non scrivo alcunché qui sopra... perdòno perdòno perdòno!
Vabbè, qualità NON quantità... ammesso che la qualità ci sia! Faccio quello che posso, ovviamente.
Ieri ho trovato in Biblioteca Civica a Vercelli: BOULEZ Pierre, Note di apprendistato, a cura di Paule Thévenin, Einaudi, Torino, 1968. Non l'ho ancora letto tutto, certe parti sono davvero difficili (le analisi di composizioni all'interno del saggio Stravinsky rimane sono un vero rompicapo!), ma il saggio Suono e verbo, pur non esprimendo magari concetti rivoluzionari, si pone come interessante sintesi riflessiva sul significato dell'opera musicale come opera poetica. Boulez poi è una figura di spicco della musica d'avanguardia, anche solo per la sua statura sarebbe interessante interessarsi alla sua produzione.
Ne riporto i primi paragrafi e, prima di lasciare la parola al Maestro, vi saluto con affetto! ;-)

"Si ammette in generale che l'evoluzione della musica presenti un serio ritardo sullo sviluppo degli altri mezzi d'espressione; si giunge persino a stabilire delle corrispondenze precise tendenti a provare che questo ritardo è localizzabile in un intervallo di tempo definito. Se con la pittura le corrispondenze sono necessariamente piuttosto lontane, con la poesia è diverso poiché quest'ultima è legata in parte alla musica o per lo meno a un campo della musica che poggia sulla messa in gioco dell'elemento vocale. Senza contare la permanenza del fatto teatrale, la musica si è sempre misurata con la parola. Per prendere esempi soltanto nella nostra tradizione occidentale più vicina, citiamo il canto gregoriano, la musica polifonica del Medioevo o del Rinascimento, la musica d'opera e la musica di chiesa, e infine la letteratura abbondante del Lied. Si è osservato più volte che i musicisti nella scelta dei loro testi consideravano maggiormente il tenore poetico che la qualità del poema. Non si è mancato di attribuire questo disconoscimento della qualità poetica alla mancanza di cultura, talvolta evidente; si è però anche spiegato che le ragioni del musicista nell'eleggere tale testo o tal altro non coincidevano necessariamente con il valore letterario più o meno grande del testo stesso.
Non è mio proposito analizzare i rapporti complessi che intercorrono fra valori musicali e valori poetici; volevo semplicemente ricordare a quale grado certe forme di espressione legano intrinsecamente questi due fenomeni: suono e verbo. Sarebbe come dire che all'evoluzione del linguaggio corrisponde un'evoluzione similare della musica? Non mi sembra possibile affermare che il problema vada posto in termini di un semplice parallelismo. È quasi superfluo ricordare che l'evoluzione musicale vincola innanzi tutto delle concezioni tecniche e comporta rilevanti modifiche del vocabolario e della sintassi, mutazioni molto più radicali di quante non ne potrà mai subire la lingua; è innegabile però, soprattutto dalla fine del secolo scorso, che le grandi correnti poetiche hanno una forte risonanza sullo sviluppo estetico della musica - la tecnica musicale è talmente specifica da scartare automaticamente ogni influenza diretta. Si può notare che i poeti più attivi rispetto al linguaggio stesso lasciano sul musicista l'impronta più visibile; ci vengono subito in mente, s'intende, i nomi di Mallarmé più che di Rimbaud, di Joyce più che di Kafka. E similmente si arriverebbe a una classificazione - abbastanza vaga, per il vero - che separa le influenze precise, dirette, e le influenze più diffuse, per osmosi. Non si vuol dire che la prima di queste due categorie sia più importante od operi più in profondità della seconda; soltanto il modo di agire differisce. In un caso, certe acquisizioni passano da una forma di linguaggio all'altra subendo una necessaria traslazione; nell'altro caso, la relazione è infinitamente più complessa e non sarebbe possibile stabilirla se non partendo da considerazioni strutturali molto generiche o in una stessa direzione estetica.
Struttura, una parola della nostra epoca. Mi pare che se ci deve essee connessione fra poesia e musica, si dovrà ricorrere con la maggior efficacia possibile a questa nozione di struttura; e voglio dire dalle strutture morfologiche di base fino alle strutture di definizione più vaste. Se scelgo un poema per farne non soltanto il punto di partenza di un'ornamentazione che tesserà questi arabeschi intorno ad essa, se scelgo il poema per inserirlo come fonte d irrigazione della mia musica e creare con questo fatto un amalgama tale che il poema si trovi «centro e assenza» del corpo sonoro, allora non posso limitarmi ai soli rapporti affettivi intercorrenti fra queste due entità; allora un tessuto di congiunzioni si impone e comporterà fra l'altro i rapporti affettivi includendo però tutti i meccanismi del poema, dalla sonorità pura al suo ordinamento intelligente."

Monday, January 23, 2006

Pacco teatrale

Il signor Teatro Civico di Vercelli ci ha belli che paccato ieri sera... ma dìobono, che manica di... fatemi stare zitto, và!
Allora, per il corso di Letteratura Inglese III A, che come potete vedere è incentrato sul teatro di regia tra Ottocento e Novecento, il docente ha assegnato a ciascuno dei partecipanti due spettacoli teatrali da vedere e recensire. A me toccano: uno spettacolo di Gabriele Vacis con Enrico Bertolino a Biella, nel mese di marzo (se a qualcuno dei miei conoscenti interessa ci si può organizzare) e, per l'appunto, lo spettacolo che avrebbe dovuto tenersi ieri sera a Vercelli: "Ciò che vide il maggiordomo" di Joe Orton.
Allora, dopo aver constatato che il Civico: 1) sembra che non renda possibile effettuare prenotazioni per gli spettacoli teatrali; 2) non possiede un sito internet dove apporre avvisi sugli spettacoli, e nessun'altra pagina ospitata da qualche altro sito allo scopo di svolgere la medesima funzione informativa; 3) è praticamente SEMPRE chiuso se non c'è uno spettacolo in corso; 4) ha esposto (almeno quello!) fuori dalla porta la locandina dello spettacolo, in cui c'era scritto a chiare lettere: DOMENICA 22 - ore 21:00...
... insomma, eravamo io e due mie compagne di corso, di cui una di Vercelli. Arriviamo lì ed è tutto chiuso. Oddìo, e che è successo? Non ci volevamo credere: la locandina di cui sopra era stata modificata e, A PENNARELLO (!!! ... pasticciato, come i bambini), la dicitura "21:00" era stata annerita e sostituita da "16:30". Erano le otto e dieci minuti... perché tra l'altro, non potendo prenotare, dovevamo andare lì un'ora prima per prendere i biglietti!
Tirati giù, molto bonariamente e senza rancore, cristi e madonne, senza peraltro affibbiare titoli sconvenienti a detti soggetti (e siamo stati quindi ancora controllati!), per non buttare via la serata siamo andati a bere qualcosa in un pub.
Però scusate: uno legge tre giorni prima una locandina affissa davanti al teatro e c'è scritta una cosa; poi abita a 50 km di distanza, non può certo andare giù apposta a controllare. Ma perché non lo fa? Perché non lo sospetterebbe mai! Nessuno lo farebbe! Così come, se non c'è il sospetto della cosa, nessuno pensa a telefonare per chiedere conferma. Quando e per quale motivo lo dovrebbe fare, di grazia? Oltretutto una delle due ragazze che era con me giovedì o venerdì sera (non ricordo) era andata a vedere un altro spettacolo teatrale e, per pura premura, aveva controllato la locandina, ed essa portava ancora l'indicazione iniziale. Pur essendo di Vercelli, mica uno passa tutti i giorni davanti al Civico, a meno che non ci abiti davanti. Vedete voi...!
Adesso sono nella condizione di dover sostituire uno spettacolo. C'era l'idea, per esempio, di andare a Torino al Carignano a vedere un adattamento di The tempest da Shakespeare con le musiche di Henry Purcell. Siccome però per spettacoli singoli per gli studenti ci sono riduzioni irrilevanti, l'unico modo è organizzare un gruppo di almeno 10 persone per un classico sconto comitiva. Forse col professore si organizzerà, ma bisogna vedere quanti sono interessati. Sempre per i miei conoscenti: se a qualcuno interessa, si faccia vivo. Poi ve ne parlo anche di persona, comunque. Le informazioni sul sito dello Stabile di Torino, a questa pagina.

Sunday, January 22, 2006

Gianni Agus

Quanti di voi ieri sera, al pari del sottoscritto, non sono usciti di casa? Se qualcuno di voi era sveglio dopo l'una di notte, su Rai Due c'era un documentario-ricordo di Gianni Agus, attore il cui nome oggi forse dice poco o niente, ma che all'epoca era conosciuto come impareggiabile "spalla" di attori comici di varie generazioni. Sono stati riproposti degli spezzoni di filmati di repertorio, in cui Agus sostiene in maniera magistrale il ruolo di comprimario nel brillante gioco comico di, tra gli altri: Totò, Macario, Peppino De Filippo, Walter Chiari, Paolo Villaggio (era il terribile capufficio di Fracchia... ora forse ve lo ricordate!), Raimondo Vianello, Gino Bramieri...!
E non era certo un attore poco abile o inesperto: io ne capisco poco di tecnica teatrale, ma la sua formazione drammatica lo rendeva professionalmente qualificatissimo. Dotato di una notevole espressività di volto e di un sorriso solare e coinvolgente, sapeva d'altra parte prodursi in memorabili "arrabbiature" verso il personaggio principale, come il clichè della coppia comica primo attore + spalla prevede. E non disdegnò l'impegno teatrale, in cui si distinse in produzioni di Ruggero Ruggeri nella prima parte della sua carriera, poi nell'ultimo periodo di attività con Strehler e Giancarlo Sepe, sfonderando un carattere drammatico genuino e attendibile, insospettabile per chi lo conosceva come esponente della "rivista" o degli sketch televisivi.
Non avevo mai fatto caso a quest'ometto, che pure era presente in diversi film che ho visto; è stato bello vedere questa trasmissione che mi ha fatto capire la sua importanza: indubbiamente tra i (cosiddetti!) "minori", ma è stata una figura di notevole rilievo, come hanno ricordato, nelle interviste inframmezzate ai filmati, la moglie e alcuni amici e "colleghi" (Garinei, per esempio). Ho riso di vero gusto nel vedere l'ultimo contributo proposto: le prove di uno sketch di Vianello e Agus. La bravura e l'affiatamento dei due (Agus, stando a documenti filmati e testimonianze, riusciva a mettersi in sintonia praticamente con qualunque attore) si vedeva anche nelle prove! Su Vianello niente da aggiungere a quanto è ben noto: come sempre, instancabile trascinatore anche senza il pubblico. Per quanto riguarda Agus: tensione zero, libera improvvisazione, perenne sorriso e, nel contempo, voce stentorea, importante ed esperta, espressione perfetta, innata spontaneità d'interazione. Insomma: ecco uno di quelli che, come mi capita di osservare a volte, sapeva il fatto suo!
Qualche foto? Tutte pescate grazie a Google Images, ovviamente.
Ecco Agus (il medico) alle prese con De Filippo - Pappagone:
Questa è storica! Agus in terzetto con due mostri sacri del cinema: Vittorio de Sica e Totò! Fotogramma dal film I due marescialli:
Una foto degli ultimi anni (da Caratteristi.it, sito con una marea di foto di personaggi che "io-da-qualche-parte-l'ho-già-visto..."):

Copyright papali

Nota Ansa.
Però. Complimentoni.
Alla faccia del messaggio universale della Chiesa cattolica. E della gratuità del servizio alla Parola (quella del Grande Capo, non dei suoi vicari).

Saturday, January 21, 2006

L'inferno non è così caldo come si dice

Non ci volevo credere, quando sull'interessante e consigliatissimo sito del C. S. M. (tranquilli, non è il Consiglio Superiore della Magistratura, bensì il Club Seghe Mentali) ho scorto questo articoletto. Non è lungo, dunque copia e incolla vi agevolerà ulteriormente. Chi l'ha postato dichiara di non esserne l'autore, e non avevo voglia di fare una ricerca ulteriore per capire da dove venisse 'sta roba. Ad ogni modo, l'argomento è stabilire finalmente quanto è caldo l'inferno e, per soddisfare il requisito par condicio, anche a che temperatura si situa il paradiso. L'articolo, se così si può definire ("la minchiata" sarebbe molto più appropriato) è in inglese.

Temperatura di inferno e paradiso - Calcoli

The temperature of Heaven can be rather accurately computed from available data.
Our authority is Isaiah 30:26, "Moreover, the light of the Moon shall be as the light of the Sun and the light of the Sun shall be sevenfold, as the light of seven days." Thus Heaven receives from the Moon as much radiation as we do from the Sun, and in addition seven times seven (49) times as much as the Earth does from the Sun, or fifty times in all.
The light we receive from the Moon is one ten-thousandth of the light we receive from the Sun, so we can ignore that. With these data we can compute the temperature of Heaven. The radiation falling on Heaven will heat it to the point where the heat lost by radiation is just equal to the heat received by radiation, i.e., Heaven loses fifty times as much heat as the Earth by radiation. Using the Stefan-Boltzmann law for radiation, (H/E)^4 = 50, where E is the absolute
temperature of the earth (-300K), gives H as 798K (525C). The exact temperature of Hell cannot be computed, but it must be less than 444.6C, the temperature at which brimstone or sulphur changes from a liquid to a gas. Revelations 21:8 says "But the fearful, and unbelieving ... shall have their part in the lake which burneth with fire and brimstone." A lake of molten
brimstone means that its temperature must be at or below the boiling point, or 444.6C (Above this point it would be a vapor, not a lake.) We have, then, that Heaven, at 525C is hotter than Hell at 445C.
-- "Applied Optics", vol. 11, A14, 1972

Spero VIVAMENTE che l'ultima riga, quella del rif. bibliografico sia una FUFFA!
Comunque il C. S. M. vale davvero una visita. L'archivio è consultabile in varie modalità; consiglio quella per argomenti, accessibile tramite l'apposito link della barra a sinistra. Imperdibili: 2 di picche per tutte le esigenze, Quando la cronaca diventa poesia, tutta la categoria Formula della bellezza (questi son veramente folli!), l'interessante contributo sia teorico che sperimentale sull'Ontologia nel tunnel delle multe, le Avvertenze per prodotti commercializzabili, poi direi anche Teologia periodica e la barzelletta Il regalo del vescovo.
ATTENZIONE! Una parte non trascurabile dei contributi non sono esattamente quel che si direbbe... come potrei esprimermi... politically correct? Ma rilassatevi: sono più che convinto che quel poco di: maschilismo, lieve blasfemia, porcate ecc... ivi contenute non sono nulla di serio. Ho scritto "Attenzione" solo perché non siate portati a dire cose tipo: "Non mi avevi avvertito!". Insomma, non ho resistito alla classica tentazione di pararmi il c**o.
Riuscirò a tornare a fare post seri? :|
Credo di sì. Mi sarebbe molto necessario.

Vendesi Fiat Duna

Non so se avete già visto la seguente perla... nel caso, vi aggiorno io.

Non male. Ma sarà vera? Boh. Mediamente divertente, comunque.
See ya.

Se uno proprio se le cerca

Avete presente Mehmet Ali Agca? Quello che ha sparato al Papa (non questo, quello prima...). È stato in galera una prima volta, rischiando peraltro la pena capitale, per aver ucciso un giornalista, poi è evaso, poco più tardi è andato a fare l'attentato a Giovanni Paolo II ed è stato condannato all'ergastolo in Italia, ha fatto un bel po' di anni in gattabuia e poi è stato graziato da Ciampi (anno 2000). Estradato in Turchia, si doveva fare ancora i 10 anni in cui era stata commutata la sua pena nel frattempo. Infine, pochi giorni fa, in seguito a una serie di circostanze giuridiche, è stato scarcerato con l'obbligo di firma.
Uno dice: beh, insomma, ne ho fatte già un bel po' e mi è andata fin troppo bene, adesso ho quasi cinquant'anni, ma chi me lo fa fare di piantar casino, me ne sbatto e spero che si parli di me il meno possibile. Logico, no? Proprio volendo farsi sempre riconoscere, uno con un minimo di raziocinio direbbe: stai lì tranquillo un tantino, diciamo un decennio, poi al limite ti fai risentire. Proprio volendo.
Oh, niente da fare: questo qui già il primo giorno non si è presentato al controllo e ha cominciato a mandare avanti i suoi legali a dire quattro cazzate ("c'era troppa confusione e lui preferiva non farsi notare"). E, soprattutto, quando la polizia è andato a prenderlo perché la cassazione aveva annullato la sua scarcerazione come illegittima, si è subito fatto riconoscere, dicendo di NON ESSERE Dio ma di ESSERE Cristo; scortato dagli agenti fino in questura, ha detto di esserci andato da solo. Roba che se io fossi il questore mi metterei le mani nei capelli e gli direi: figlio mio...! Voglio dire, già ti blindavano lo stesso, ma così ti seghi le gambe da solo, mio caro Agca!
Ho letto l'articolo qui.
Passiamo alle cose serie. Come mai tutti sono interessati a 'sto uomo? Ci sono dei sospetti secondo cui si continua a far pressione su di lui per riuscire finalmente a capire se c'era qualcuno dietro di lui a pilotarlo verso lo sparo in piazza S. Pietro e, nel caso, chi questo qualcuno fosse (i russi? Fidel? la Cina comunista? qualche gruppo estremista musulmano? mah...). Così lui ha potuto, in passato e adesso, fare mediamente i suoi comodi e dire ciò che voleva, tanto chi ha interesse nella cosa cerca di tenerselo buono e di estorcergli qualcosa di scottante.
Questi sono i sospetti, dicevo.
Alla fin fine, ho come il sospetto che ci vorrà ancora un bel po' per capire com'era andata nell'81. Secondo me, lui non ce lo dice mica e quello che eventualmente sa se lo porta nella tomba. I documenti qualcuno ce li ha ma non li tira fuori perché non gli conviene. Sapremo tutto occhio e croce tra un 50-60 anni, quando questi fatti li guarderemo con più distacco e con la serenità di valutazione che ne dovrebbe conseguire. Il che - ci tengo a precisarlo, a scanso di equivoci - non intacca minimamente la gravità o meno del giudizio storico che ne scaturirebbe.

Friday, January 20, 2006

Breathe in the Time

Sarò un sentimentalista, ma ci son dei momenti di certe canzoni che mi coinvolgono veramente all'impossibile. Eccone un caso: il finale di Time dei Pink Floyd (da Dark side of the moon), con la ripresa di Breathe che serve anche da collegamento con la stupenda The great gig in the sky.
Il testo è il seguente, per chi non lo ricordasse:

Home, home again.
I like to be here when I can.
When I come home cold and tired
It's good to warm my bones beside the fire.
Far away across the field
The tolling of the iron bell
Calls the faithful to their knees
To hear the softly spoken magic spells.

Per la musica, SPERO VIVAMENTE che a nessuno manchi questo disco: indipendentemente dal genere che si preferisce, DSOTM dovrebbe essere in qualsiasi raccolta di dischi. Una delle ragioni principali, oltre a quella strettamente musicale-compositiva, è la qualità sonora che fu raggiunta in sede di realizzazione e produzione del disco: è del 1973 (!!!) ma credo di non aver mai sentito nulla di qualitativamente comparabile, neppure in tempi successivi. Dischi belli ce ne sono, e anche prodotti bene e con personalità, ma DSOTM ha secondo me un posto speciale.
Se volete suonarlo along with the record, le armonie sono le seguenti (grrr... detesto scrivere gli accordi per sigle...):

MIm9 | LA (x 6)
DOmaj7 | SIm | FA | SOL | RE7/9+ | RE#dim/7 | SIm

(spero di ricordarmele giuste)
Bello, no?

Wednesday, January 18, 2006

Frasi

Andiamo con un classico dei blog: le citazioni!
Però non mi va di fare un post per ogni frase e diluirle giusto per scrivere qualcosa ogni giorno.
Secondariamente, lasciamo stare le frasi troppo serie, le ammiro ma non fanno per questo diario. Perciò il repertorio minimo qui riportato è stato artificialmente limitato nel range che va da "minchiate" a "semiserie".
Adesso però devo precisare che le frasi qui sotto riportate le avevo desunte da non so più quale sito. E qui ne approfitto per ricordare a tutti voi una delle regole fondamentali della ricerca in qualunque campo: CITARE SEMPRE LA FONTE! Che tradotto vuol dire: se fotocopiate, scrivetevi gli estremi del libro da cui estrapolate le copie; se scaricate da internet, segnatevi il sito, eccetera. Basta non ricordarsi una volta e la stampa che ho sotto gli occhi attualmente, contenente le frasi che mo' vado a citare, risulta del tutto adespota. Me ne scuso con i legittimi curatori della silloge.

Inflazione significa essere povero con tanti soldi in tasca.
(Ugo Tognazzi)

Mio padre quando ero giovane aveva paura che non mi piacessero le donne. È stata l'unica cosa in cui non l'ho deluso.
(Diego Parassole)

L'unica cosa che detesto del mio passato è che è lunghissimo. Se dovessi vivere un'altra volta rifarei gli stessi errori, però prima.
(Tallulah Bankhead)

La banca ha fiducia in te, dicono gli slogan. Ma poi ti chiedono i documenti per accettare i tuoi soldi e ti prestano una biro legata a una catenella.
(Beppe Grillo)

Al terzo figlio Al Bano e Romina smisero di farne perché qualcuno aveva detto loro che, nel mondo, ogni 4 bambini che nascono uno è cinese.
(Gianni Palladino)

Difficile capire un paese, scrisse un libellista, dove la stessa cosa è chiamata al nord "uccello" e al sud "pesce".
(Enzo Biagi)

La mezza età è quando uno ha conosciuto tante persone che ogni nuova persona che conosce gli ricorda qualcun altro.
(Ogden Nash)

Le statistiche dicono che una donna dà alla luce un bambino ogni 4 secondi.
Il nostro problema è trovare quella donna e fermarla.
(Henny Youngman)

Tra un giorno da leone e cento da pecora, non se ne potrebbero fare cinquanta da orsacchiotto?
(Massimo Troisi)

Cocciolone sulla luna

Per testare la conoscenza degli studenti di scuola superiore a proposito di personaggi della storia contemporanea, è stato fatto un sondaggio. Mah, credo che il problema non sia tanto nei programmi scolastici, che comunque restano obiettivamente molto deficitari in materia; ritengo invece che non si faccia abbastanza per motivare le persone (non solo i "ragazzi" o i "giovani", etichette che mi piacciono poco) a interessarsi, anche solo per cultura personale, ed eventualmente a cercare notizie per documentarsi. Cioè: oltre a cercare di portare all'attenzione degli studenti fatti e personaggi della storia più recente mediante una VERA riforma dei programmi, pensata e attuata con tutto il tempo che serve, sarebbe interessante adoperarsi per la diffusione di una sensibilità condivisa verso determinate problematiche. Si può obiettare: a parole è tutto semplice, ma una realizzazione pratica sembra complicatissima, e di certo non si può imporre alle persone la conoscenza. E io ribatterei: è vero, ma come si adoperano i mezzi di comunicazione per i più svariati scopi (puramente commerciali, d'intrattenimento più o meno ambiguo, d'informazione o di manipolazione delle informazioni...), chissà mai che non si possa trovare un modo per far passare anche qualcos'altro. Ma ne dubito, perché nella logica del profitto tutto questo è poco redditizio.
Cocciolone, ad esempio, sarebbe per un quarto abbondante del campione interpellato il primo italiano nello spazio (era Malerba...). Cocciolone, per chi non lo ricordasse, era uno dei piloti italiani fatti prigionieri durante la guerra del Golfo (1991). Vedi apposito articolo.

Monday, January 16, 2006

Sanguineti

Mi è capitato quest'oggi di avere una conversazione a proposito di Edoardo Sanguineti, uno dei miei poeti preferiti, a mio personalissimo giudizio uno dei più originali poeti sperimentali in ambito perlomeno europeo. Dotato di una cultura amplissima e multiforme, ha inventato uno stile poetico formalmente originalissimo, in cui contenuti classici/tradizionali e moderni si esprimono in maniera partecipata, innovativa e dove anche la lettera, lo spazio, il ritorno a capo, la punteggiatura - insomma, i "segni" - sono adoperati con funzione compartecipe alla resa del messaggio e, in qualche modo, sono determinanti nel guidare il lettore verso una possibile interpretazione.
Per tutti questi motivi, cui aggiungerei la varietà degli argomenti trattati con eguale abilità e, per così dire, competenza, sarebbe secondo me l'ottimo candidato italiano per il premio Nobel per la letteratura.
Nella pagina che ho linkato qui sopra, sotto Il testo poetico, c'è qualche esempio. Devo dire che la stampa rende ancora meglio l'idea, poiché carattere, impaginazione, scarti orizzontali e verticali eccetera sono stati anch'essi concordati con l'autore stesso. Ad ogni modo, per un'impressione sul modo di poetare può essere quantomeno indicativo. Vorrei aggiungere un esempio per illustrare l'approccio assolutamente anticonvenzionale, demistificatorio e vagamente ironico che Sanguineti tenta con un tema topico della poesia di tutti i tempi. Null'altro aggiungo, se non il testo, che ho tratto dalla raccolta Il gatto lupesco. Poesie (1982-2001), Feltrinelli, 2002; essendo una silloge di varie raccolte èdite separatamente, devo anche specificare il titolo della specifica raccolta: Corollario (1992-1996). Le poesie non hanno titolo, ma sono numerate (!); questa è la 27. Scusate se ve la faccio leggere in font molto piccolo, ma ho visto che col normal size mi va a capo spezzando l'ultima parte di ogni verso. Stesso dicasi, per poco, anche con il carattere small. Mi rendo conto solo adesso che il template che ho scelto ha i margini molto stretti. Come dicevo, anche l'impaginazione ha la sua importanza nella poesia di Sanguineti.

avrei speso un tesoro, per quella minitarjeta esaurita (per quella numero 16,
nell'apposita vetrinetta della drogheria), che diceva, cifrato, questo enigma:
T.Q.M.P.T.L.V.: (sarebbe stato uno spreco insensato): (perché ho imparato,
poco dopo, al primo piano di quel Gran Hotel, dal coro delle care muchachitas
(diretto, certo, da Isabel Amalia): (l'ultima notte le scrissi un biglietto:
nero su bianco, le ho detto: sei la niña màs linda di Medellin, la màs hermosa
della Colombia, la màs magnifica dell'universo mondo) che quella sigla è nota
a tutte (e a tutti): (la soluzione, ad ogni modo, è tale, per chi non la sapesse,
proprio, ancora: te quiero mucho): e il resto, lo nascondo):
mi hanno spiegato
anche il significato di mamado (agg.), di chiste (s.m.), in quella stessa occasione,
e tutto procedeva secondo che girava il mio discorso, a caso, in cerchio, andando
in folle, a vuoto:
(adesso ci ripenso, e ti ripenso: e mi ripenso, e mi ripento):
(non ti nascondo il pieno risultato, ti rivelo il mistero inesistente: sarà,
infatti, per quel poco, quel niente che mi resta, para toda la vida, che te quiero):

15/16

Time signature molto affascinante! Tendo a leggere come 4/4 meno un sedicesimo, perché mi piace la vita comoda! Sapete perché mi è venuta in mente? Perché, suonando un po' di mp3 questa sera durante il cazzeggio su internet, ho riascoltato Luglio, agosto, settembre (nero) degli Area, versione dal vivo. Dopo il primo tema di sapore prevalentemente pentatonico ("Giocare col mondo...") con Demetrio Stratos sugli scudi, ecco il tema strumentale principale suonato da non so bene cosa (credo un synth, comunque), per l'appunto in 15/16. In questo caso la scansione è 4/16 + 4/16 + 4/16 + 3/16, fatte salve le sincopi; un po' la più immediata, ma non per questo meno efficace.
Siccome non è così diffuso un tempo del genere, ho postato quest'oggi anche per chiedere se qualcuno di voi, così sull'unghia, ricorda qualche altro esempio più o meno celebre di utilizzo. Voglio dire, esempi di 5/4 o 7/4 (o 7/8) se ne trovano parecchi anche andando semplicemente a memoria. Mi era venuta la curiosità e da solo non sono riuscito a rispondere su due piedi. La questione è secondo me non del tutto priva di interesse, perché la ricerca ritmica di alcuni gruppi e musicisti attuali rivela in svariati casi particolari molto innovativi e originali.

Sunday, January 15, 2006

Dream Theater quiz

Ho scritto quiz perché non appena ho scoperto la curiosità che mo' vado a illustrare ho sentito l'irrefrenabile impulso di proporla in forma interrogativa a Sammy. Udite udite, pur sapendo sui Dream Theater forse più di quanto loro stessi sanno (eh vabbeh...), l'ho preso in castagna su questo particolare. C'è da dire però che si tratta davvero di una minuzia. Comunque, la domanda incriminata è:

"Che collegamento c'è tra i Dream Theater e i Renaissance?"

I Dream Theater sono noti e arcinoti, quindi nulla da specificare. I Renaissance, gruppo attivo negli anni '70 e fino all'inizio degli anni '80 (più propaggini sparse in tempi più recenti) non sono molto conosciuti, ma i loro lavori erano secondo me assai interessanti e denotati da una certa originalità.
Allora, la domanda è adatta a coloro che hanno alta conoscenza delle discografie dei singoli componenti dei suddetti gruppi (primo suggerimento!). A scanso di equivoci, io NON lo sono, non ho granché memoria e quella limitata dose che mi ritrovo cerco di conservarla per altre cose. L'ho scoperto per caso! Comunque sia, può servirvi per fare bella figura e tirarvela un po' con gli amici, oppure per smascherare i fan più vanagloriosi che credono di sapere tutto dei propri eroi musicali, i DT, in questo caso... dubito che ci siano accaniti fan dei Renaissance nelle vicinanze!
Stavo scrivendo qualcosa in più del dovuto solo per non farvi leggere subito la soluzione, ovviamente.
Ecco la risposta, desunta da questa pagina e, al fine del controllo incrociato, da quest'altra.
Scorrendo la discografia di Jordan Rudess, attuale tastierista dei Dream Theater, ho scoperto che nel 1994 ha collaborato con Annie Haslam, storica e splendida voce solista dei Renaissance, in un disco solista di quest'ultima, Blessing in disguise. E difatti nella seconda pagina sopra linkata vi sono i crediti e i testi dei brani ivi contenuti. Rudess è accreditato come co-autore in Raindrops and leaves e I light this candle, nonché come esecutore di alcune parti di tastiera. Sono quasi del tutto sicuro (99%!) che il synth solo in mezzo a What he seeks è opera sua, sia per il suono scelto che per lo stile.
Questo è tutto, per quanto riguarda la domanda da 100 milioni di dollari. Potrei solo aggiungere che anche Annie Haslam, nella sua pagina dei link musicali, ha messo il sito dei Magenta, band misconosciuta ma interessante, in pieno processo di maturazione artistica. PF aveva fatto una mini-recensione di Seven, che ho recuperato. Se andate sul loro sito troverete che attualmente è in restauro, con ogni probabilità in vista dell'uscita del nuovo album Home. Ad ogni modo la pagina dei sample in mp3 è ancora disponibile. Fatevi un giro, se vi piace il prog rock melodico potrebbe fare al caso vostro.

Friday, January 13, 2006

Letture illuminanti

Dal titolo sembra un librettino di tecnica strumentale e poco più, e invece è stata per me una lettura davvero illuminante su molti aspetti della musica studiata, ascoltata, eseguita e interpretata. Si tratta di L'arte del pianoforte. Tecnica, cultura, estetica, spiritualità: note di un professore, di Heinrich Neuhaus; in Italia era èdito da Rusconi, ora è difficilmente reperibile. Prima di tutto, a dispetto del titolo, è una lettura utile non solo per i pianisti ma per qualsiasi musicista e, secondo me, per estensione anche per ciascuna persona che si interessi di musica. L'autore fu davvero un personaggio eccezionale; la sua sincera modestia, dovuta all'attenta e vigile coscienza critica di sé e dei propri limiti (posti comunque molto in là!!!), non fa altro che accrescere la sua statura di Maestro con meritatissima maiuscola.
Neuhaus fu allievo del pianista e compositore Leopold Godowsky, dotato a quanto si dice e a quanto si può eccepire dalle sue partiture e registrazioni di una tecnica praticamente perfetta, nonchè di una sensibilità musicale fuori dall'ordinario. Neuhaus aveva una stima incredibile del suo maestro e cercò di non tradire mai gli insegnamenti che ebbe ricevuto da lui, ma piuttosto si sforzò di migliorarli ulteriormente. Insegnò prima a Kiev e poi nel prestigiosissimo Conservatorio di Mosca, diventando in breve il didatta più insigne della scuola pianistica russa, scuola di alta tradizione e che ancora oggi gode giustamente del massimo credito e riscontro in ogni sede. I suoi allievi più illustri furono Radu Lupu, Emil Gilels e soprattutto il prediletto Sviatoslav Richter, uno dei più grandi pianisti novecenteschi, cui prima o poi dedicherò un post perché sento un particolare feeling con il personaggio in questione.
Ma torniamo al libro. Perché lo considero così interessante? Perché Neuhaus non era solo un pianista, e neanche solo (insomma, "solo"... si fa per dire!) un musicista a tutto tondo, ma anche un uomo di grande cultura e attenzione a molteplici problematiche dell'arte e della vita più in generale. Il tutto non disgiunto da una bonaria ironia e auto-ironia, volta spesso a stemperare questioni che rischiano di essere prese troppo di punta, col rischio di farsi male! Era, infine, una persona con le idee molto ben chiare e con un'eccellente capacità di comunicarle. Non posso dimostrarlo in altro modo se non riportando qualche citazione dal testo. Ci sarebbero moltissimi passi di interesse notevole, ma devo giocoforza fare una selezione; in questo modo, chissà che qualcuno dei miei lettori non si incuriosisca e tenti, con difficoltà di procurarsi il volumetto! Sarebbe una lettura davvero formativa, nel suo complesso.

"È interessante l'analisi ritmica fatta da Sergej Sergeevic Skebrov dell'incisione del Poema op. 32 di Skrjabin eseguita dall'autore: nonostante le grandi variazioni di tempo (RUBATO), la media aritmetica di un quarto resta uguale all'indicazione iniziale del metronomo. Spesso, quando si incontra un passo che richiede un RUBATO devo spiegarlo agli studenti: rubare vuol dire che se ruberete del tempo e non lo restituirete in fretta, sarete un ladro; se inizialmente accelerate, in seguito dovrete rallentare; allora rimarrete una persona onesta e sarete in grado di ristabilire l'equilibrio e l'armonia. [...] Ricordate il modo di suonare di Rachmaninov, di Cortot e di alcuni altri. Penso che nel ritmo, come in tutta l'arte in genere, deve predominare l'armonia, l'accordo, la subordinazione e la correlazione, la corrispondenza suprema di tutte le parti. Ma che cos'è l'armonia? È soprattutto il senso dell'intero. È armonioso il Partenone, è armonioso il tempio dell'Ascensione di Kolomenskoe, è armoniosa la chiesa di san Basilio, nella sua fantasmagoria, è armonioso il "pazzesco" palazzo dei Dogi a Venezia, disarmonica la casa al n. 14/16 di via Ckalov, nella quale abito."

"La diversità, la varietà della sonorità in numerosi notevoli interpreti è infinita secondo le loro diverse personalità, proprio nello stesso modo in cui sono diversi le tinte, il colore e la luce nei grandi pittori: paragonate, ad esempio, Tiziano e Van Dyck, Velasquez ed El Greco, Vrubel' e Serov, e così via. E parallelamente considerate le sonorità di Busoni e di Hoffmann, di Petri e di Cortot, di Richter e di Gilels, di Sofronickij e di Oborin e così via."

"Bisogna ammettere che proprio le più alte vette dell'arte interpretativa (per esempio le esecuzioni di Mozart e di Bach, di Anton Rubinstein o di Rachmaninov, di Paganini o di Liszt) vengono e vanno, vanno per sempre. Ma non bisogna addolorarsene; al loro posto ne nascono di nuove. La vita dell'arte in questo senso è assolutamente simile alla natura stessa."

"Voglio [...] concludere queste note sul suono con le parole che talvolta dico ai miei allievi: il suono deve essere avvolto nel silenzio, il suono deve riposare nel silenzio, come una pietra preziosa nello scrigno di velluto."

"A questo punto, per amore della verità, devo osservare che non sempre ho lavorato così; spesso sono stato fiacco e ottuso, perché non avevo voglia di applicarmi ed ero attratto interamente da altri interessi; in questi casi i risultati ne risentivano. Ci sono stati anche periodi della mia vita in cui lavoravo in modo sciocco e svogliato e, ahimè, questo capitava proprio quando rinunciavo coscientemente e premeditatamente alla musica e al fare musica, oppure - per fortuna accadeva abbastanza di rado - quando mi ponevo dei traguardi tecnico-virtuosistici, mentre la testa era occupata da pensieri completamente diversi, più interessanti. Trasformare con premeditazione se stesso in uno stupido, senza esserlo per natura, ha sempre delle conseguenze. Questo, a proposito, dimostra una verità che, del resto, non ha bisogno di prove, cioè che io non sono un pianista-virtuoso, ma semplicemente un musicista che conosce il pianoforte e che sa esprimersi con esso."

"Se dovessi tentare di dire nel modo più sintetico possibile perché mi sono tanto cari la polifonia e Bach il suo maggior creatore nella storia, direi: la polifonia riflette con mezzi musicali la straordinaria unità del particolare e del generale, dell'individuo e della massa, dell'uomo e dell'universo; la polifonia esprime per mezzo dei suoni la filosofia, l'etica e l'estetica contenute n questa unità. Questo rafforza il cuore e la mente. Mentre suono Bach, mi sento in accordo col mondo e lo benedico."

"Ritengo che uno dei compiti principali dell'insegnante sia quello di rendersi inutile all'allievo il più presto possibile e nel modo più definitivo; l'insegnante deve farsi da parte, uscire a tempo dalla scena, ispirando all'allievo autonomia di ragionamento e di studio, coscienza di sé e capacità di raggiungere lo scopo [...] Aspirare a ciò non significa, tuttavia, che io voglia annientare la mia personalità: non voglio solo essere un poliziotto, un istruttore, un allenatore, e voglio restare uno dei molti stimoli vitali dell'allievo, una delle suggestioni di questa esistenza pari ad altre più forti o più deboli. Questa convinzione precisa mi deriva dall'aver conosciuto il lavoro di alcuni miei colleghi per lo più insegnanti "puri" e non esecutori, che non riuscivano ad ammettere che uno studente, magari dotato di poco cervello, potesse un giorno smettere di avere bisogno di loro; gli allievi restano per loro eterni bambini. Questo è un sentimento molto toccante, «materno», ma sbagliato. Mi viene in mente che la madre di Aleksandr Konstantinovic Glazunov, quando il compositore aveva ormai quasi cinquant'anni, diceva alla lavandaia, dandole da lavare la sua biancheria: «Lavami per benino la biancheria del bambino». La cosa più divertente è che Glazunov, già a diciassette anni, aveva scritto una sinfonia assolutamente non infantile."

"A volte mi stupisce, e probabilmente stupisce gli allievi presenti in classe, che il lavoro analitico e preparatorio con uno di loro della Barcarola di Chopin, che ho letto centinaia di volte, tanto per fare un esempio, provochi ancora in me un entusiasmo infantile e che a stento riesca a trattenere lacrime di gioia all'idea che esista al mondo un miracolo simile. [...] La mia commozione non deve sorprendere. Non ci si può «abituare» alla bellezza dell'arte: come non ci si può abituare o restare indifferenti alla bellezza di un mattino di maggio, di una notte estiva senza luna con miriadi di stelle e tanto meno si può restare indifferenti alla bellezza spirituale dell'uomo, che è la causa prima e l'origine dei grandi capolavori."

"[...] i criteri di «semplicità» e di «complessità» [...] non sono assoluti e dipendono, come tutto a questo mondo, dalle leggi della dialettica materialista. Chiarirò questa dialettica con un esempio tratto dalla mia vita. Amo nella musica la semplicità lirica, come è stata espressa, diciamo, dalle mazurke di Chopin, dalle melodie di Tchaikovsky, dai Lieder di Schubert, ecc. A volte mi sembrava che avrei dato metà di tutta la musica per il solo secondo tema dell'ouverture di Romeo e Giulietta di Tchaikovsky (un particolare divertente: a sentirlo, scoppiai in lacrime quando avevo sei anni, e ancora oggi non riesco ad ascoltarlo senza piangere). Oltre a questa musica, alla quale si adatta in particolar modo la parola «semplicità», mi procura un particolare piacere, non paragonabile a niente, la musica degli ultimi quartetti di Beethoven, la fuga dalla Sonata op. 106, ecc., cioè la musica meno semplice, più complessa, più intellettuale, più «inaccessibile»; una musica quasi del tutto priva di quello che chiamiamo «lirismo». Mi domando se non sia contraddittorio provare la stessa attrazione per una mazurka di Chopin e per la più rigorosa fuga di Bach, per l'Eugenio Onegin e per il Quartetto op. 133, ecc. Sì, se volete esiste una contraddizione, ma di un genere che investe tutta una vita, tutta l'esistenza e alla quale noi, uomini, non possiamo sottrarci; al contrario, ci troviamo al centro di queste contraddizioni. In sostanza il discorso verte su diversi aspetti di un unico, complesso fenomeno, che si chiama vita."

Felice notte a tutti!

Thursday, January 12, 2006

Leggera somiglianza?

Vabbè, prima ho parlato di De Andrè seriamente, perché era giusto farlo. Permettetemi di ritornare sul leggermente scherzoso, e nel contempo di unire gli argomenti di due post. Mi spiego: ho parlato qualche giorno addietro del mio amico autista (ATAP forever) e della sua trota di colesterolo (sic), e oggi ho fatto il mio dovere di buon appassionato della musica del nominato Fabrizio. E se le due cose non fossero così estranee l'una con l'altra, come invece apparentemente sembrerebbe?
L'autista di cui sopra è stato fotografato in occasione dell'inaugurazione del carnevale di Varallo. Ho fregato la locandina, fatto una scansione e ritagliato il particolare:
Ed ecco qualche immagine di De Andrè:


Notato niente?

Beh, certo, non ho mai detto uguali uguali, il che è quasi impossibile. Ad ogni modo, non c'è male.

Qualcosa di Paderewski

Era parecchio tempo che cercavo di reperire qualcosa di Ignacy Jan Paderewski (1860-1941), compositore e pianista polacco. La prima foto che c'è sulla pagina di Wikipedia che vi ho linkato mi ha fatto pensare: diamine, il nonno di Frank Zappa. In realtà non era forse così sperimentale, anche rispetto alla sua epoca. La particolarità di questo signore, come si evince dalla breve nota biografica della già citata pagina, è la compresenza in lui del grande interesse per la musica e della passione politica. E fu tutt'altro che un politico di secondo-terzo piano, o un politicante per proprio tornaconto: avvicinatosi agli ambienti di governo, divenne nel primo dopoguerra Primo Ministro e Ministro degli Affari esteri del suo paese. Ricoprì anche la carica di ambasciatore presso la Società delle Nazioni. Eppure non lasciò mai la musica e continuò a dare concerti. Dopo l'occupazione tedesca divenne il Presidente del governo polacco in esilio a Londra e si adoperò per sostenere il suo popolo nelle gravi difficoltà in cui versava a causa dell'oppressione nazista. E, per non smentirsi, nonostante l'età avanzata, organizzò alcune tournée negli Stati Uniti allo scopo di raccogliere fondi per la causa nazionale. Durante una di queste improvvisamente morì.
L'unico problema della sua carriera fu dal punto di vista compositivo: dopo il 1912, con l'ingresso nella vita politica, non riuscì più a trovare tempo, modo e idee per comporre e quindi rinunciò a quest'attività. Col piano invece andò avanti vita natural durante, ed era parecchio apprezzato per il suo stile brillante e per il virtuosismo di altà qualità e buon gusto.
Ho finalmente - dicevo - reperito un CD con la sonata per pianoforte op. 21 e il concerto per piano e orchestra op. 17. Lavori molto interessanti! Della sonata segnalo specialmente l'impatto quasi rachmaninoviano del primo movimento e l'incredibile Andante ma non troppo centrale, dove un magnifico tema lirico di carattere meditativo e vagamente malinconico è sorretto da armonie estese ed elaborate. Il primo tempo del concerto in la minore è maestoso e riflette un po' lo stile di Glinka, con evidenti atmosfere russe nei temi principali, fin dal super unisono iniziale. Certi momenti se li era davvero studiati bene! Segue una poetica Romanza dall'ampio sviluppo. Il classico movimento veloce (Allegro molto vivace) si sposta in maggiore e l'orchestra a tratti accompagna, a tratti compartecipa nervosamente alle svisate del pianoforte. Secondo tema in tempo lento, coi fiati in bell'evidenza. Seguono divertimenti e invenzioni, principalmente su questi due spunti.
Tecnica a tutt'andare in qualsiasi punto delle due composizioni! Era uno che ci sapeva fare, insomma.
Di lui Camille Saint-Saens (porc... non ricordo come si scrive la e con dieresi!) disse: "È un genio, e suona anche il piano"!
Citazione d'obbligo (tradotta da Wikipedia), a proposito dell'importanza di curare costantemente la pratica strumentale: "Se non mi esercito per un giorno, me ne accorgo io; se non mi esercito per due giorni, se ne accorgono i critici; se non mi esercito per tre giorni, se ne accorge il pubblico". Bella lì.
Mi duole moltissimo non poter postare qualche frammento delle sue partiture. Potrei spiegare molte volte meglio che cosa ho notato, a parole è quasi impossibile, specialmente se l'interlocutore non ha in mente la composizione da un disco o per aver letto a sua volta le parti. E mi sa che nel caso di Paderewski, non c'è così grande diffusione della sua musica. Ho qualcosa in pdf, ma dovrei convertirli in immagine e tagliare qualche piccola sezione di eventuale interesse; quando ho un attimo di tempo cerco un metodo per farlo. Se però qualcuno vuole agevolarmi suggerendomi come si potrebbe effettuare l'operazione... una scorciatoia fa sempre comodo, insomma! :)

Faber

Ieri 11 gennaio era il 7° anniversario della scomparsa di Fabrizio De Andrè. Non è necessario qui ricordare gli impareggiabili meriti artistici del Faber nazionale, la molteplicità delle tematiche trattate con originalità e profondità dai suoi dischi, il suo personalissimo stile di composizione dei testi, le atmosfere musicali decisamente inedite e la loro coesione ottimale con le liriche, il background culturale a tutto tondo.
Riporto, come minimo tributo a De Andrè, una delle canzoni più fortemente meta-musicali e programmatiche della sua produzione, dove oltretutto è compresente anche l'aspetto di parafrasi di altre opere (in questo caso l'Antologia di Spoon River, da cui Fabrizio trasse un intero e intensissimo disco). Sarebbe bello poter sottoscrivere questa canzone in tutto e per tutto, anche solo per la rilevanza poetica del testo.

Il suonatore Jones (da Non al denaro, non all'amore nè al cielo)

In un vortice di polvere
gli altri vedevan siccità,
a me ricordava
la gonna di Jenny
in un ballo di tanti anni fa.

Sentivo la mia terra
vibrare di suoni, era il mio cuore
e allora perché coltivarla ancora,
come pensarla migliore.

Libertà l'ho vista dormire
nei campi coltivati
a cielo e denaro,
a cielo ed amore,
protetta da un filo spinato.

Libertà l'ho vista svegliarsi
ogni volta che ho suonato
per un fruscio di ragazze
a un ballo,
per un compagno ubriaco.

E poi se la gente sa,
e la gente lo sa che sai suonare,
suonare ti tocca
per tutta la vita
e ti piace lasciarti ascoltare.

Finì con i campi alle ortiche
finì con un flauto spezzato
e un ridere rauco
ricordi tanti
e nemmeno un rimpianto.

Monday, January 09, 2006

Polistirolo

Oggi mentre tornavo a casa dall'università in pullman facevo due parole col mio amico autista. Era particolarmente in vena di conversazione, però un po' a senso unico: lui parlante, io ascoltatore. Ma lo conosco, è uno che fa spesso così, e però è assai simpatico lo stesso. Oggi l'argomento era: gli scherzi che suo padre e gli amici di suo padre mettevano in atto negli anni '60-'70. Ne è venuto fuori un simpatico quadretto tipo Amici miei, e io ho imparato che all'epoca quelli di detto film non erano semplici espedienti cinematografici: esistevano davvero!
Di storie ne son venute fuori parecchie: il finto incidente con tanto di finta ambulanza e finti barellieri, il passaggio offerto sulle macchine altrui (all'epoca nessuno chiudeva a chiave quando andava al bar...), i litigi simulati tra un finto padre ubriacone e un finto figlio disperato (con tanto di studio analitico della varietà di reazioni da parte degli astanti) e altre piacevolezze del genere. Sai com'è, diceva lui impegnato nella guida, all'epoca non c'era tutto quel che c'è oggi per divertirsi, e anche noi non è che di soldi ne avessimo a camionate.
Ed ecco la perla: "Poi un giorno appena sotto il ponte di Varallo han messo un pesce finto... ma grosso, non so, due metri e mezzo, che si vedeva bene da sopra. Eh sì, han fatto fare un pesce di COLESTEROLO e l'han legato e lasciato lento sul fiume, e la corrente lo faceva muovere come una trota".
Tutto questo per dire che il fenomeno colesterolo < polistirolo può essere decifrato in due maniere: 1) ignoranza ("...nel senso che ignora") del corretto termine per indicare il ben noto materiale; 2) ipercorrettismo: non si conosce bene o non si ricorda il termine esatto e se ne prende uno orecchiato da qualche parte e assonante, per non fare la figura di non sapere il nome delle cose. A proposito del punto 2), ricordo un altro esempio curioso: una vecchietta che voleva dire moncherini per dire che la ragazza con le mani mozze della famosa fiaba non aveva, per l'appunto, nulla dopo i polsi, non sapeva il termine ma aveva adocchiato mozziconi, e disse quello.

Subject vs. Object

Ma guarda tante volte il caso... oggi ho osservato un'altra stranezza linguistica. Anzi, due, ma sulla successiva faccio un altro post.
Allora, aprite il vostro programma di posta elettronica o andate sulla vostra webmail. Premete "Scrivi" o altro tasto equivalente e guardate cosa c'è scritto prima del campo dove di solito va l'intestazione della mail stessa.
1) Se usate un programma in italiano/con i menu italiani selezionati o una webmail italiana: Oggetto.
2) Se usate la stessa cosa di sopra, ma anglofona: Subject.
E allora non c'è altro da fare: controlli incrociati su un dizionario bilingue (Il nuovo Ragazzini-Biagi concise, Zanichelli/Longman, 1986). Bolds miei, chiaramente.
subject [...] n(oun), C(ountable) 1 soggetto; argomento; oggetto; materia (di studio) [...]
object [...] n C 1 (filos., gramm., ecc.) oggetto 2 scopo; intento; fine [...]
Insomma, niente di particolarmente ostico, a dire il vero: tutto nasce dal fatto che in inglese il termine subject può voler dire in alcuni casi "soggetto" (analisi logica) e in altri "oggetto" (di studio, o nel senso di argomento di una comunicazione). Normale, nelle lingue talora succede. Però ammetterete che è abbastanza curioso per un parlante italiano sentir chiamare una cosa con un termine percepito quasi come contrapposto nell'uso comune: è dalle scuole elementari che tutti hanno imparato a distinguere tra soggetto e oggetto e a NON confondersi, pena pessimi voti e convocazioni di genitori!

Effetti collaterali

PALERMO: VIOLENZE SESSUALI SU FIGLIA, NIENTE CONDANNA REATO PRESCRITTO
APPLICATA DAL TRIBUNALE LA EX CIRIELLI APPROVATA DI RECENTE

Palermo, 9 gen. - (Adnkronos) - Sono passati tredici anni dalle violenze sessuali a cui avrebbe sottoposto per mesi la figlia di appena dieci anni, ecco perche' il reato e' stato prescritto, proprio come prevede la legge ex Cirielli approvata di recente dal Parlamento. Niente condanna, quindi, per un padre 43enne di Palermo per il quale questa mattina i giudici della seconda sezione penale del Tribunale hanno dichiarato prescritto il reato. Le violenze sessuali e gli atti di libidine risalirebbero, secondo l'accusa agli anni '92 -'93, ecco perche' il reato e' ormai prescritto.

Eh già... la legge è uguale per tutti... non solo per i rei di falso in bilancio (reato già grave di per sé).
Non vorrei essere caustico a tutti i costi, ma se la notizia non viene smentita, e cioè l'assoluzione è avvenuta in merito alla legge ex Cirielli, c'è forse da pensare che qualcosa non sta funzionando. Ma non tanto per quanto riguarda la magistratura, pur con tutte le problematiche che ad essa possono essere riferite, ma per chi le detta legge. E, nella fattispecie, basta leggere il testo per capire a che cosa si sta di fronte. Scorrete con attenzione l'art. 6 e capirete abbastanza agevolmente.
Anche ammesso che la legge non sia stata fatta per salvare Previti & C. (lo dico perché poi sembra sempre di essere faziosi), come mai può essere che personaggi come il sopracitato signore quarantatreenne con un reato particolarmente infamante venga mandato libero in nome della legge stessa?
Quantomeno, è un caso curioso.

Saturday, January 07, 2006

Indicizzato

Con vero piacere vedo che sono stato indicizzato da Google. Non metto il link di Google, chi non lo sa a memoria si vergogni leggermente (ma no...! :) ). Piuttosto metto il link della ricerca che porta al sottoscritto; così, evitandovi di battere la query, soddisfo anche il requisito di praticità.
Sfortunatamente non sono in testa alla pagina: mi colloco in 2a e 3a posizione. Davanti a tutti c'è un'altro blog, Fidelio, che aveva un commento ad Aerial. Tra l'altro, nella toolbar laterale c'è un aforisma di un certo spessore: "Talking about music is like dancing about architecture". A dire il vero l'avevo già orecchiata da qualche parte. Non sapendo chi ne fosse l'autore ho fatto una ricerca, sempre con Google... insomma, il cerchio si chiude! Sta di fatto che, secondo questa pagina, non si sa bene chi l'abbia tirata fuori per primo; si ipotizza che sia stato Frank Zappa (sarebbe un po' nel suo stile) o Elvis Costello, o Ch. Mingus, Th. Monk, Miles Davis, addirittura John Cage. Secondo l'estensore della suddetta nota, la candidata più accreditata sarebbe Laurie Anderson, ma l'attribuzione non sarebbe corretta. Ormai l'espressione dev'essere abbastanza proverbiale.

Revisori dei conti

Oggi sul Sole 24 Ore (p. 25) è apparso un curioso articolo che dimostra come, oltre a tante altre grane che affliggono il sistema legislativo italiano, a far casino ci si metta anche la malcomprensione linguistica. E anche questo "vizio", come la massima parte degli altri, non dipende, se non marginalmente, da difetti strutturali delle istituzioni e del meccanismo burocratico, bensì dalle persone preposte agli incarichi. Comunque, riporto l'articolo; domani forse lo metteranno anche on line, ma siccome non è lunghissimo ci metterò poco e potrò agevolare una lettura anticipata da parte del gentile pubblico! Ho evidenziato in bold i punti più interessanti (à la Beppe Grillo...).

Legge sul risparmio
CONTRORDINE: REVISORI FINO A 12 ANNI
Nel progetto originario la durata dell'incarico doveva scendere da 9 a 6
di Riccardo Sabatini

L'italiano dei legislatori a volte fa miracoli, o meglio, pasticci. Nel caso della regolamentazione sulle società di revisione, incastonata nella recente legge sul risparmio, l'obiettivo iniziale del Parlamento era quello di ridurre la durata massima dei controlli contabili (fino a 6 anni in rapporto agli attuali nove) che una società può svolgere prima di passare il testimone ad un'altra accounting firm. In questa scelta si intravedeva la volontà di recidere quei legami di eccessiva familiarità che, ad esempio, nella vicenda Parmalat avevano favorito l'incapacità dei revisori a scoprire gli imbrogli contabili. Il risultato finale è stato invece opposto, quello di allungare fino a 12 anni lo stesso periodo. Più che di un ripensamento del legislatore, che non si è apertamente manifestato, è stata la conseguenza di un'incertezza linguistica. Ecco com'è andata.
Il 3 marzo scorso la Camera approvò in prima lettura il Dl sul risparmio contenente la riduzione della durata degli incarichi in una forma che non lasciava adito a dubbi. L'incarico di revisione - si affermava - dura fino a sei anni «e non può essere rinnovato se non siano trascorsi almento tre anni». La legge passò al Senato dove il testo, il 12 ottobre, venne modificato in modo quasi impercettibile. «L'incarico - stabilì Palazzo Madama - ha durata di sei esercizi, è rinnovabile una volta sola e non può essere rinnovato se non siano trascorsi almeno tre anni dalla data di cessazione del precedente». Precedente a che? Nella lingua italiana il riferimento non può che essere al primo incarico di sei anni. Ma quella formulazione poteva essere fonte di possibili incongruenze di cui i deputati si resero conto quando l'articolato giunse nuovamente a Montecitorio per l'approvazione definitiva. Un tetto "assoluto" ad un unico rinnovo non è infatti praticabile in un contesto in cui le grandi accounting firm sono 4 in tutto il mondo. Si correva il rischio che, dopo poco più di un ventennio, nessuna grande impresa avrebbe trovato qualcuno a cui rivolgersi per controllare i bilanci. D'altra parte - è stato il ragionamento del Governo e della maggioranza - la legge andava approvata rapidamente senza ulteriori ritardi. Ed è così che il testo è rimasto immodificato ma con un ordine del giorno (approvato dalla Camera con l'appoggio del Governo) che ha ribaltato l'iniziale proposta del legislatore. Impegnando l'Esecutivo ad «adottare le necessarie soluzioni interpretative volte a chiarire, in via transitoria, la possibilità del rinnovo del mandato di revisione per due volte consecutive, fatta salva la necessità che ogni ulteriore mandato non possa essere conferito se non siano decorsi almeno tre anni dalla data di cessazione del precedente». Fatti i conti la durata massima dei mandati di revisione è stata così allungata da 9 a 12 anni.
I revisori, che nel corso dell'iter legislativo avevano espresso preoccupazione su una riduzione eccessiva nella durata degli incarichi, sono naturalmente soddisfatti dell'epilogo. A cose fatte evitano toni trionfalistici. «Dopotutto - sottolinea Alberto Giussani, presidente dell'associazione di categoria Assirevi - l'Italia è l'unico grande paese della comunità a imporre la rotazione delle società di revisione. Quasi dappertutto si preferisce stabilire l'obbligo, dopo un certo periodo, di cambiare il singolo professionista che si è occupato dei controlli contabili in una società. La nuova legge italiana si muove in questo contesto imponendo un obbligo analogo dopo sei anni, in caso di rinnovo dell'incarico alla stessa accounting firm».

Friday, January 06, 2006

Da dove viene il titolo del blog?

Qualcuno di voi potrebbe averlo capito, ma non credo molti, in fin dei conti non è una citazione così ovvia. Si tratta del titolo di una delle mie canzoni preferite, written and performed by Kate Bush; tra l'altro la signora (niente a che vedere, lo dico subito per evitare equivoci, con George W. Bush... per sua fortuna e anche per la nostra!) ha pubblicato a fine 2005 un album doppio, Aerial, dopo 12-13 anni che non aveva praticamente più dato alle stampe nulla. Il disco è davvero interessante, anche se continuo a preferire le prime due fasi della sua produzione ('78-'79 e '80-'82... scusate lo schematismo). Però è un piacere vedere che le idee ci sono e i contenuti pure, e il tutto è di alto livello: pertanto, acquisto consigliato un po' a tutti. Poi però fatevi tutto il back catalogue, che merita.
Sono un grande fan di Kate Bush. Non si nota, vero?
Del resto me l'han sempre detto che ho gusti musicali un po' strani. Me lo dico anche da solo. Comunque, per me questa donna non sarà un genio ma dìobono se ci va vicino! ;)
Passiamo alla canzone. Per la cronaca, trattasi della bonus track sul CD di The sensual world, disco del 1989. Disco molto bello ma non straordinario, penalizzato soprattutto dalla produzione tipica di quel periodo, troppo compressa e "artificiale", senza respiro. Tutto il contrario di Aerial, in cui anche l'acustica ha il suo bel perché. Ad ogni modo, ancora non capisco il motivo per cui questa canzone, davvero splendida, non fu inclusa a suo tempo nel LP. Ed è molto sottovalutata, secondo me. E invece ha un testo davvero molto profondo, temi musicali accattivanti, armonie ben studiate... insomma, quasi ogni cosa che mi fa ben valutare un brano musicale. Per me ha significato poi molto in un certo periodo, diciamo fine autunno 2004; mi ha aiutato molto. Per questo ci sono tanto legato, e per questo, forse, ho intitolato il blog così.
La musica non ve la posso far sentire, purtroppo. Il testo lo posso trascrivere (leggi: copiare e incollare da http://gaffa.org, l'enciclopedia di Kate Bush)

Walk straight down the middle

Can't move my arms,
Can't move my legs.
Can't say no,
I can't say yes.
Can't help myself.
I need your help.
(We go)
"Ooh, ooh, what do we do,
Now we just can't move?"
We're calling out for Middle Street.
"Ooh, ooh, what do we do,
Now we just can't move?"
We hang on to every line,
And walk straight down the middle of it.
He thought he was gonna die,
But he didn't.
she thought she just couldn't cope,
But she did.
We thought it would be so hard,
But it wasn't...
It wasn't easy, though!
Can't say yes,
I can't say no.
Can't begin,
Can't let go...
Help me now.
(We go)
"Ooh, ooh, what do we do,
Now we just can't move?"
We're calling out for Middle Street.
"Ooh, ooh, what do we do,
Now we just can't move?"
We hang on to every line,
And walk straight down the middle of it.
He thought he was gonna die,
But he didn't.
She thought she could never cope,
But she did.
We thought it was all over,
But it wasn't...
It hadn't started yet.
And walk straight down the middle of it.
And walk straight down the middle of it.

Il massimo che posso fare per la musica è postarvi il relativo link di Amazon, dove però ci sono solo i sample. Meglio che niente, forse.

Wednesday, January 04, 2006

Vitaliano Brancati

Sul portale Internet Culturale, a cura dell'ICCU (Istituto Centrale per il Catalogo Unico), c'è una bella mostra virtuale su Vitaliano Brancati. Informazioni bio-bibliografiche, passi dei suoi libri, contributi vari, molte foto davvero belle! Un buon spazio è dato a ciascuno dei temi principali dell'opera dell'autore: la Sicilia (Don Giovanni in Sicilia, Intelligenza siciliana...), il rapporto conflittuale col fascismo (la prima fase, col dramma Everest e l'apprezzamento di Mussolini; la fase intermedia, con l'insorgenza di una coscienza critica sublimata nell'atteggiamento satirico; il periodo del ripensamento, ad esempio con I fascisti invecchiano), le sceneggiature per il cinema (il famoso Guardie e ladri di Monicelli-Steno, o il Viaggio in Italia di Rossellini), la critica verso l'atteggiamento censorio dell'autorità, e altri ancora.
Per chi non avesse ancora avuto occasione di utilizzarlo, il portale Internet Culturale è la fonte principale per le ricerche librarie (e non solo) nei cataloghi delle biblioteche italiane iscritte al SBN (Servizio Bibliotecario Nazionale) e a breve andrà a sostituire completamente la vecchia maschera di ricerca dell'OPAC. Le funzionalità mi pare che già ci siano tutte, quindi a breve il precedente front-end di consultazione verrà verosimilmente rimosso. Tra l'altro proprio oggi ho scoperto che tramite il suddetto servizio è possibile richiedere direttamente il prestito interbibliotecario o la riproduzione fotostatica dei volumi. Mi sarà utile per la tesi! Non mi resta che informarmi sulle condizioni d'uso e sui costi. Ad ogni modo, per le ricerche basta seguire i link evidenziati nella pagina principale ("Ricerca bibliografica", "Ricerca contenuti digitali", eccetera).
Per una ricerca delle biblioteche piemontesi, maggiore accuratezza e dettaglio si possono ottenere con l'OPAC del polo regionale, denominato "Librinlinea".