Tristan-Akkord
Il Tristan-Akkord o "Accordo del Tristano" è probabilmente una delle combinazioni armoniche più analizzate della storia della musica. Secondo un saggio della Breve storia della musica di Massimo Mila (Einaudi), solo le principali sono ben 32!
Grazie a Wikipedia posso agevolarvi la trascrizione del passaggio incriminato:
Eminenti musicisti e musicologi si sono sforzati di trovare una definizione per il primo accordo. Si trova proprio all'inizio del Tristano e Isotta di Richard Wagner, e dal nome dell'opera ecco la denominazione. Il tempo è langsam und schmachtend (lento e languoroso), e questo è per molti un argomento contro coloro che pensano che il sol# sia semplice appoggiatura del la: l'armonia dura sufficientemente a lungo per considerare l'accordo come unità a sè stante.
Volendosi avventurare dunque in un'analisi di fa-si-re#-sol# ci sono moltissime possibili spiegazioni: ne riporto qualcuna (dal libro citato; le principali sono anche ricordate qui, e del resto l'articolo sembra stilato sulla falsariga del già citato saggio).
1) D'Indy (1903) considera l'accordo un IV grado di la minore, e dunque la progressione sarebbe una classica I (sottinteso dalla prima battuta) - IV - V. Quindi, accordo alterato di sesta.
2) Ergo (1912) lo definisce come accordo alterato di quinta e sesta (primo rivolto della settima) e lo considera dominante della dominante in la minore. Secondo me è solo perché ha visto il si....
3) Erpf (1927) dice che è un semplice V grado di la minore in cui coesistono due sensibili: re# e fa al posto del mi. Bella fantasia.
4) Karg-Elert (1931), compositore, pensa ad una mescolanza di due settime, una del II e una del V grado di la minore.
5) Hindemith (1937) dice: sol# minore con sesta aggiunta, considerando fa enarmonico di mi#. Mi permetto di dissentire dal grande Paul: anche ammesso che Wagner non l'abbia fatto apposta, non era mica l'ultimo co****ne apparso nel firmamento musicale, e se avesse voluto scrivere mi# l'avrebbe fatto. Ma NON l'ha fatto. Tanto più che in la minore fa risolve a mi, ma mi# va a mi solo in risoluzione evitata, per quanto ne so.
6) Ward (1970... ma qualcosa mi dice che non era il batterista dei Black Sabbath...) vede il re# risolvere a re (in la m. risoluz. evitata) e dice: se ci fosse re naturale anche prima, sarebbe una tranquillissima settima diminuita. Quindi re# è appoggiatura del re. Ci può stare perché i valori, è vero, son lunghi e in tempo lento, ma sono commensurabili tra di loro (ammettendo di riempire le pause della IIIa battuta con mi7). Tutto sommato è l'analisi più convincente, secondo me.
Concludendo, ma Wagner avrà pensato a tutte 'ste menate nel mentre della composizione? Ma va', si sarà messo al piano avendo magari in mente il motivo e avrà sperimentato un po' di armonizzazioni, questa gli piaceva (e ne aveva di ben d'onde!) e via andare.
Se finalmente volete ascoltare questo benedetto Tristan-Akkord, sulla citata pagina di Wikipedia ci sono anche il midi e l'ogg del frammento considerato. È una sonorità inusitata, molto interessante. Qualunque cosa essa sia.
Dimenticavo che ci sono anche dei LIBRI MONOGRAFICI (!!!) sull'argomento: Vogel M., L'accordo del "Tristano" e la crisi della teoria armonica moderna, per esempio. No comment! Però il titolo ha un suo fondo di verità: sotto sotto, si spiega quasi meglio con il basso numerato che con l'armonia funzionale... Mah, secondo me se volete leggere qualcosa su crisi e affini, beccatevi Abraham G. e Cooper M. (a cura di), La grande crisi della musica moderna, Universale Economica Feltrinelli, Milano, 1990. Non c'è da spaventarsi per il titolo. È bello soprattutto perché si parla di tante cose con la giusta profondità di dettagli. Il paragrafo sull'evoluzione dello stile di Debussy è molto interessante, l'ho riletto per l'occasione e tante cose mi erano sfuggite. Sono un po' complesse, per cui mi sfuggiranno di nuovo!
Grazie a Wikipedia posso agevolarvi la trascrizione del passaggio incriminato:

Volendosi avventurare dunque in un'analisi di fa-si-re#-sol# ci sono moltissime possibili spiegazioni: ne riporto qualcuna (dal libro citato; le principali sono anche ricordate qui, e del resto l'articolo sembra stilato sulla falsariga del già citato saggio).
1) D'Indy (1903) considera l'accordo un IV grado di la minore, e dunque la progressione sarebbe una classica I (sottinteso dalla prima battuta) - IV - V. Quindi, accordo alterato di sesta.
2) Ergo (1912) lo definisce come accordo alterato di quinta e sesta (primo rivolto della settima) e lo considera dominante della dominante in la minore. Secondo me è solo perché ha visto il si....
3) Erpf (1927) dice che è un semplice V grado di la minore in cui coesistono due sensibili: re# e fa al posto del mi. Bella fantasia.
4) Karg-Elert (1931), compositore, pensa ad una mescolanza di due settime, una del II e una del V grado di la minore.
5) Hindemith (1937) dice: sol# minore con sesta aggiunta, considerando fa enarmonico di mi#. Mi permetto di dissentire dal grande Paul: anche ammesso che Wagner non l'abbia fatto apposta, non era mica l'ultimo co****ne apparso nel firmamento musicale, e se avesse voluto scrivere mi# l'avrebbe fatto. Ma NON l'ha fatto. Tanto più che in la minore fa risolve a mi, ma mi# va a mi solo in risoluzione evitata, per quanto ne so.
6) Ward (1970... ma qualcosa mi dice che non era il batterista dei Black Sabbath...) vede il re# risolvere a re (in la m. risoluz. evitata) e dice: se ci fosse re naturale anche prima, sarebbe una tranquillissima settima diminuita. Quindi re# è appoggiatura del re. Ci può stare perché i valori, è vero, son lunghi e in tempo lento, ma sono commensurabili tra di loro (ammettendo di riempire le pause della IIIa battuta con mi7). Tutto sommato è l'analisi più convincente, secondo me.
Concludendo, ma Wagner avrà pensato a tutte 'ste menate nel mentre della composizione? Ma va', si sarà messo al piano avendo magari in mente il motivo e avrà sperimentato un po' di armonizzazioni, questa gli piaceva (e ne aveva di ben d'onde!) e via andare.
Se finalmente volete ascoltare questo benedetto Tristan-Akkord, sulla citata pagina di Wikipedia ci sono anche il midi e l'ogg del frammento considerato. È una sonorità inusitata, molto interessante. Qualunque cosa essa sia.
Dimenticavo che ci sono anche dei LIBRI MONOGRAFICI (!!!) sull'argomento: Vogel M., L'accordo del "Tristano" e la crisi della teoria armonica moderna, per esempio. No comment! Però il titolo ha un suo fondo di verità: sotto sotto, si spiega quasi meglio con il basso numerato che con l'armonia funzionale... Mah, secondo me se volete leggere qualcosa su crisi e affini, beccatevi Abraham G. e Cooper M. (a cura di), La grande crisi della musica moderna, Universale Economica Feltrinelli, Milano, 1990. Non c'è da spaventarsi per il titolo. È bello soprattutto perché si parla di tante cose con la giusta profondità di dettagli. Il paragrafo sull'evoluzione dello stile di Debussy è molto interessante, l'ho riletto per l'occasione e tante cose mi erano sfuggite. Sono un po' complesse, per cui mi sfuggiranno di nuovo!